I crediti di carbonio rappresentano uno strumento di primaria importanza per accelerare l’introduzione di tecnologie green e, in generale, il processo di transizione ecologica dell’UE. Il tutto nel quadro di un approccio sinergico che sappia favorire in modo efficace la collaborazione tra pubblico e provato. A tracciare questo è un nuovo studio “The Role of Carbon Credits
in Scaling Up Innovative Clean Energy Technologies” realizzato dalla IEA e da GenZero, secondo cui i maggiori vantaggi sarebbero legati alla decarbonizzazione dei cosiddetti comparti ‘hard to abate’, come l’industria, l’aviazione e i trasporti a lungo raggio. Nello specifico crediti di carbonio di alta qualità potrebbero potenziare la diffusione delle soluzioni che sfruttano idrogeno a basse emissioni, dei carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF) e della cattura e stoccaggio diretto delle emissioni di carbonio dell’aria (DACS).
Il rapporto stima che, entro i primi anni del 2030, saranno necessari investimenti annuali pari a 4,5 trilioni di dollari per accelerare la diffusione di tutte le tecnologie e infrastrutture legate all’energia pulita. Queste soluzioni sono infatti fondamentali per raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni nette, un traguardo che, per concretizzarsi, richiede la disponibilità in tempi rapidi di elevati investimenti.
Nello specifico, si legge nello studio, “per mobilitare il livello di investimenti richiesto, i governi dovrebbero attuare una serie di politiche mirate abbinate a strumenti finanziari innovativi. Un approccio integrato di fondi pubblici e privati potrebbe aiutare a gestire diversi rischi e a ridurre il costo complessivo del capitale per determinate tecnologie”.
I fondi pubblici potrebbero dare un supporto nella gestione dei rischi normativi e nazionali, contribuendo a sbloccare il capitale privato per i primi progetti.
Altrettanto importanti sono le azioni per favorire una maggiore chiarezza possibile sugli investimenti, nonché programmi di ricerca e sviluppo (R&S), sovvenzioni e appalti pubblici mirati. Inoltre, progetti su larga scala che vedono la collaborazione tra più soggetti privati potrebbero contribuire a ridurre i costi tecnologici.
Nelle economie in via di sviluppo in particolare, spiegano i ricercatori che hanno realizzato lo studio, un approccio integrato basato su sovvenzioni o garanzie potrebbe fare la differenza nella proficua realizzazione dei diversi progetti. In questo contesto il contributo dei governi dovrebbe tradursi nell’introduzione di normative chiare e politiche abilitanti per potenziare gli investimenti in energia pulita.
Secondo Tim Gould, economista della IEA, l’idrogeno a basse emissioni, i carburanti green per il settore dell’aviazione e la cattura diretta del carbonio dall’aria sono cruciali nella lotta al cambiamento climatico e a 1,5°C. Per riuscire a promuovere questo percorso virtuoso, però, i crediti di carbonio da soli non bastano, servono anche meccanismi di credito ben progettati e credibili possano far muovere i progetti migliorando i ricavi e la bancabilità.
Ma su questo fronte qual è la situazione? Attualmente, si legge nella nota della IEA, non esistono metodologie di credito per generare crediti di carbonio per carburanti sostenibili per l’aviazione, mentre per l’idrogeno a basse emissioni sono molto poche. A ciò si aggiunge il fatto che alcune metodologie per la cattura e lo stoccaggio di carbonio dall’aria sono state sviluppate solo di recente, e quindi le loro applicazioni devono ancora essere applicate su larga scala.
Tuttavia, sottolinea lo studio, “i programmi di credito del carbonio, gli sviluppatori di progetti e gli esperti stanno lavorando per sviluppare nuove metodologie volte a diffondere queste tecnologie”.
Una delle strade da percorrere è in particolare lo sviluppo di linee guida chiare, che trovino un solido fondamento su un approccio basato sulla quantificazione delle emissioni e la raccolta di dati di maggiore qualità.
“Ciò – spiega lo studio – è particolarmente importante per le emissioni provenienti dalla catena di approvvigionamento di idrogeno a basse emissioni e per i crediti di carbonio legati ai carburanti green per l’aviazione”. Queste due ultime categorie presentano particolari criticità, perché la quantificazione delle emissioni spesso coinvolge diversi Paesi, con criteri e strumenti di individuazione del prezzo del carbonio differenti.
Per questo è necessario favorire un maggiore coordinamento e una migliore trasparenza, in modo da garantire che si quantifichino in modo accurato le emissioni derivanti dalla catena di approvvigionamento di idrogeno a basse emissioni e crediti di carbonio legati ai carburanti sostenibili per l’aviazione.