Flessibilità: è una parola che viene spesso trascurata nell’ambito della transizione energetica. Eppure si tratta di un elemento addirittura decisivo per il raggiungimento degli obiettivi green da qui alla metà del secolo, in primis quello del contenimento del surriscaldamento globale entro il grado e mezzo di temperatura.
Il perché, del resto, è facilmente intuibile: se infatti buona parte del processo di transizione energetica passa dalla sostituzione degli inquinanti e climalteranti combustibili fossili con le fonti rinnovabili, allora bisogna ovviare, appunto con la flessibilità, a quello che è il tallone d’Achille di quest’ultime, ovvero la loro disponibilità variabile soprattutto a causa delle condizioni atmosferiche.
Di tutto questo si occupa un recente rapporto del Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione Europea dal titolo “Flexibility requirements and the role of storage in future European power systems”. Punto di partenza è che gli ambiziosi obiettivi dell’UE per realizzare la transizione verso un sistema energetico europeo a impatto climatico zero entro il 2050 porteranno a un forte aumento delle fonti energetiche rinnovabili nel sistema elettrico.
In particolare, viene evidenziato come “l’uso delle energie rinnovabili – altamente variabile per natura – in combinazione con delle capacità di stoccaggio limitate e la domanda variabile da parte dei consumatori, metterà sotto pressione le operazioni del sistema energetico e potrebbe causare forti fluttuazioni dei prezzi”.
Da qui la predisposizione di appositi modelli, messi a punto dagli esperti del JRC, realizzati valutando i requisiti e le soluzioni di flessibilità necessarie nel sistema energetico dell’UE nel 2030 e nel 2050. Oltre ad analizzare le tecnologie che contribuiscono a soddisfare tali esigenze di flessibilità. Requisiti di flessibilità che sono stati calcolati per tre diversi intervalli temporali:
La diversificazione temporale, viene sottolineato nel rapporto del JRC, rappresenta un elemento fondamentale nell’approccio con le fonti rinnovabili: “L’analisi mostra che ci sarà un legame piuttosto forte tra i requisiti di flessibilità giornalieri e la quota di produzione solare fotovoltaica, mentre i requisiti di flessibilità settimanali e mensili sono legati alla quota di produzione eolica (onshore e offshore)”.
La spiegazione sta nel fatto che, mentre l’elettricità generata dagli impianti solari fotovoltaici segue tipicamente uno specifico profilo di generazione giornaliera, la produzione eolica segue più una stagionalità mensile.
Ed allora, “l’integrazione efficiente di entrambe le fonti di energia rinnovabile nel sistema energetico richiede un’adeguata valutazione delle necessarie soluzioni di flessibilità a breve e lungo termine”.
In termini di tecnologie in grado di garantire le migliori soluzioni di flessibilità per il sistema energetico europeo, l’analisi di JRC rileva che nel 20230 le interconnessioni dovranno svolgere un ruolo dominante nell’affrontare le esigenze di flessibilità su tutte le scale temporali, ma in particolare su quelle a lungo termine.
Ed ancora, “anche le nuove soluzioni di flessibilità come le batterie, gli elettrolizzatori e gli impianti idroelettrici con pompaggio svolgono un ruolo importante, con gli accumulatori che si rivolgono quasi esclusivamente alle esigenze di flessibilità quotidiane, mentre le altre soluzioni soddisfano anche le esigenze di flessibilità a lungo termine”.
Per quanto riguarda le stime quantitative e percentuali contenute nell’analisi del Centro Comune di Ricerca, rispetto alla situazione odierna nell’Unione Europea l’esigenza di flessibilità del sistema energetico è destinata ad essere più che raddoppiata entro il 2030, mentre diventerà addirittura sette volte superiore all’attuale entro la metà del secolo.
“Per mettere questi numeri in prospettiva – si legge nel rapporto –, i requisiti di flessibilità nel 2030 raggiungeranno il 25% della domanda totale odierna di energia e nel 2050 uno sbalorditivo 80%”.