Anche i più incalliti negazionisti delle conseguenze sul clima prodotte dalla società industrializzata è bene che si rassegnino: la lotta all’innalzamento delle temperature sarà uno dei temi portanti nell’agenda politica e scientifica per tutta la durata di questo secolo. E, di conseguenza, vedremo molte analisi sul surriscaldamento globale che di volta in volta cercheranno di fotografare lo stato dell’arte.
Al riguardo, uno dei rapporti più recenti, con l’intento dichiarato di essere d’ausilio alla preparazione dei prossimi grandi eventi come la Conferenza sui cambiamenti climatici “COP28”, è quello realizzato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE). “Credible Pathways to 1.5 °C: Four pillars for action in the 2020s”, è uno studio che vuole identificare le azioni chiave necessarie per mantenere il surriscaldamento globale entro i limiti che sono stati posti dall’accordo di Parigi.
Otto anni fa, nella capitale francese la stragrande maggioranza delle nazioni confluì, fra l’altro, sull’obiettivo di mantenere per la durata del secolo non soltanto l’aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, ma di cercare di limitare ulteriormente tale aumento a 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali.
Ebbene, il rapporto dell’AIE evidenzia che le possibilità di successo si stanno rapidamente riducendo, come indicato, ad esempio, dalle emissioni di CO2 legate all’energia che sono continuate ad aumentare nel 2022 “nonostante il calo dei costi per le tecnologie energetiche pulite e la diffusione dinamica di energie rinnovabili, auto elettriche e altre soluzioni”.
Nella visione degli esperti dell’Agenzia, però, non tutto è ancora perduto e se implementati in tempo e per intero, gli impegni net zero delle principali nazioni sarebbero ancora sufficienti per contenere il riscaldamento globale a circa 1,7 gradi centigradi nel 2100.
Gli scenari di riferimento sono due. Quello più aggressivo, denominato Net Zero Emission by 2050 (NZE), porta, appunto, all’annullamento delle emissioni climalteranti già per la metà del secolo. C’è poi l’Announced Pledges Scenario (APS), che si basa sul mantenimento da parte dei governi e delle istituzioni internazionali degli impegni fin qui assunti in materia climatica.
In entrambi gli scenari la domanda chiave è la stessa, ovvero che cosa bisogna fare ora per rafforzare l’azione a breve termine e mettere il mondo su un percorso credibile e coerente con gli obiettivi di Parigi. Al riguardo vengono identificati quattro pilastri fondamentali.
Nel settore energetico, le linee d’azione fondamentali sono rappresentate dalla decarbonizzazione dell’elettricità, dall’accelerazione dell’efficientamento energetico e dall’elettrificazione. In particolare, le aggiunte di capacità delle fonti rinnovabili dovranno triplicare rispetto ai livelli del 2022 entro il 2030, raggiungendo circa 1.200 GW all’anno, un valore che rappresenta in media il 90% della capacità di nuova generazione ogni anno.
Nell’ambito della mobilità green, le vendite di auto elettriche dovrebbero raggiungere una quota di mercato di circa il 60% entro il 2030, mentre gli autocarri medi e pesanti a zero emissioni dovrebbero raggiungere una quota di mercato di circa il 35% entro lo stesso anno.
L’impatto ambientale derivante dall’utilizzo del suolo sarà ridotto soprattutto in virtù dello stop completo alla deforestazione entro il 2030 – con la conseguente riduzione delle emissioni di CO2 -, in linea con la Dichiarazione dei leader di Glasgow sulle foreste e l’uso del suolo.
Altro punto fondamentale per limitare il picco di riscaldamento è quello dell’abbattimento delle emissioni climalteranti diverse dall’anidride carbonica, in primo luogo il metano. Ad esempio, lo studio sottolinea come “agire sulle altre emissioni provenienti dall’agricoltura, potrebbe fare la differenza tra uno scenario che supera sostanzialmente gli 1,5 °C, rischiando di innescare condizioni climatiche irreversibili, e uno che non lo fa”.
Infine, nella valutazione dell’AIE per centrare l’obiettivo della limitazione dell’innalzamento climatico sarà necessario non soltanto diminuire drasticamente le emissioni di CO2, ma anche rimuovere dall’atmosfera parte dell’anidride carbonica comunque prodotta, nonché ricorrere al suo stoccaggio. Nel dettaglio, dalla cattura di circa 0,3 Gt CO2 attualmente prevista per il 2030 occorrerà arrivare a un risultato di circa 1,2 Gt CO2 per la fine del decennio corrente.