Realizzare un edificio sostenibile e connesso? I servizi sono lo scopo, le infrastrutture l’elemento abilitante. Ad accompagnare la diffusione della BUL (banda ultralarga) negli edifici e dell’adeguamento in tal senso del patrimonio immobiliare italiano, la Smart Buildings Alliance for Smart Cities (SBA). Il suo vice presidente, Ernesto Santini, delinea i confini e le opportunità di tale cambiamento.
“L’edificio cambia pelle e si connette: in verità, tutte le sue funzioni sono già digitali, il problema è la sua implementazione a livello infrastrutturale – spiega in occasione della tappa di Bergamo del Forum Smart Installer 2023 -. Nessun impianto può più fare a meno dei dati, ma servono uno scambio e un’elaborazione più veloci. Inoltre, l’edificio è solo una parte di un macrosistema composto da ambiente circostante, città, quartiere, comunità. Insomma, è un hub di servizi per chi ci vive o ci lavora e presenta una gerarchia di sistema con più livelli di comunicazione”.
L’edificio green, presente o futuro, è anche un sistema olistico. Le risorse devono essere accessibili in maniera standardizzata, come se fosse uno smarthone con le sue app. Dall’approccio sistemico nascono funzioni e servizi digitali per l’utente. Tra questi, per esempio, misura e gestione energia, sicurezza, assistenza a domicilio, manutenzione dell’infrastruttura, viabilità e mobilità sostenibile, distribuzione dell’acqua, raccolta dei rifiuti, cultura e istruzione, commercio e delivery, ecc.
“Metto l’accento proprio sull’eccetera – aggiunge Ernesto Santini -. Le tendenze di mercato abilitate dall’infrastruttura di rete negli edifici possono stimolare la nascita di tanti altri servizi smart che portano comfort e benessere alle persone, all’ambiente e alla società”.
Come deve essere un edificio per rispondere a queste necessità? La priorità è dotarlo di un’infrastruttura digitale performante, definita dalla legge (es. 164/2014), art. 135bis TU, e dalla regola d’arte (es. guida Cei 306-2). Tramite ciò, l’edificio interconnette l’utente con il mondo esterno, con la smart city e la smart grid. Dunque, è indispensabile garantire agli impianti connessi e alla rete la massima interoperabilità. Nonché definire, pensando soprattutto ai contesti condominiali, “chi decide, possiede e assiste cosa”.
Un esempio è l’approccio pertinenziale in condominio. Quando si parla di proprietà, servizi e tecnologie, è sempre opportuno definire i confini di responsabilità nella gestione di situazioni così innovative (es. singolo, area comune, pertinenza pubblica, ecc.). Il perimetro condominiale deve emergere come interfaccia naturale e ideale verso il servizio erogato da qualunque utility o ente. L’approccio pertinenziale è dunque topologico, con decisioni rapide, adatto alle necessità locali, abilitatore di evoluzione tecnologica. “L’associazione Smart Building Alliance for Smart Cities – continua il vice presidente -, si pone proprio l’obiettivo di compensare questa esperienza mancante. Di supportare gli amministratori pubblici, privati e condominiali chiamati a prendere decisioni pratiche e non solo “ideologiche”, dalle quali dipendono la vita delle persone e lo sviluppo delle città intelligenti”. Un metodo integrato e integrabile, fondato su criteri validi per tutti gli attori della trasformazione digitale.
Una prima e concreta opportunità per ampliare il raggio d’azione dei servizi digitali è legata al rifacimento delle colonne montanti dell’energia negli edifici datati. Intervenendo contestualmente a questa tipologia di riqualificazione con l’infrastruttura BUL, si potrebbero generare a costi molto contenuti edifici a prova di futuro. Pronti per attivare comunità energetiche, ottimizzare gli impianti rinnovabili e molto altro ancora.
Cosa fare? “Per delineare un modello di sviluppo, la sola infrastruttura tecnologica non è sufficiente – conclude Ernesto Santini -. Può solo essere il primo passo di una strategia ben definita di servizi dedicati al singolo e alla collettività. Serve quindi partire da un’architettura precisa, standardizzata e trasversale”.
Uno strumento per favorire tutto questo c’è già e si chiama certificazione R2S – Ready2Services. Promosso dall’associazione Smart Building Alliance for Smart Cities, il quadro R2S intende l’edificio green come una vera e propria piattaforma di servizio. Organizzata intorno ai suoi spazi (abitativi o professionali) e alle sue attività.
Ready2Services è quindi un framework di riferimento applicabile agli immobili di nuova costruzione o ristrutturati. I servizi “attivabili” riguardano soprattutto il fronte energetico, con il monitoraggio smart dei consumi e l’allaccio a smart grid o CER, la comunicazione nelle aree comuni dell’edificio – lato comfort, safety e security – e le proposte dedicate ai suoi occupanti. Qui, forse, risiede la chiave evolutiva degli impianti e dei professionisti: la servitizzazione di attività quali gestione real time delle risorse, dei parcheggi, del co-working, geolocalizzazione e controllo accessi.