Rinnovabili al 2030: lo scenario è cambiato (in peggio)

Contro le tensioni internazionali, la via sembra essere quella di “ammorbidire” la transizione energetica, dopo un 2021 già deludente. Ma secondo il Rapporto Energie Rinnovabili 2022 non è tutto perso…
Rinnovabili al 2030: tra criticità e cambiamenti

Obiettivi rinnovabili al 2030: cosa è cambiato nell’ultimo anno? Certo, in questi mesi stiamo vivendo una grande complessità, accompagnata dalla sensazione che anche il 2021 abbia rappresentato un’occasione sprecata. Lentezza della burocrazia, colpi di coda della pandemia e frizioni inaspettate sul mercato dell’energia hanno ulteriormente rallentato la transizione energetica italiana.

Oggi, però, la decarbonizzazione è un’esigenza geopolitica ed economica fondamentale. Mentre gli scenari di guerra e la nuova roadmap dell’indipendenza energetica dalla Russia rischiano di minare i traguardi net zero al 2050 dell’Unione europea. I risultati del Rapporto sulle Energie Rinnovabili dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, insomma, dicono che l’ottimismo vacilla. Ma aprono al contempo sfidanti orizzonti di ripartenza per gli attori pubblici e privati. Riprendere la corsa dei nuovi impianti FER significa infatti non perdere la rotta della sostenibilità. E coniugare davvero autosufficienza energetica, crescita economica e ambiente.

Rapporto Energie Rinnovabili: le cifre

L’espansione del mercato delle rinnovabili in Europa ha portato a un aumento della capacità sempre più prossimo al traguardo dei 700 GW. Per quanto riguarda l’Italia, tuttavia, possiamo parlare di un altro anno “sprecato” per la tanto attesa svolta energetica. Nel 2021 il settore è naturalmente cresciuto rispetto al 2020, ma non quanto avrebbe potuto e dovuto. I valori registrati sono infatti giustificati dalla ripresa post pandemica: le nuove installazioni in impianti fotovoltaici ed eolici sono sostanzialmente allineate a quelle del 2019.

Report Energie Rinnovabili 2022: le cifre italiane

Come vanno le FER in Italia

Tradotto in cifre, il 2021 ha portato complessivamente una nuova capacità di 1.351 MW, al +70% rispetto ai 790 MW del 2020, quando era diminuita del 35%. Così, il nostro Paese supera la soglia dei 60 GW. Un aumento trainato da:

  • fotovoltaico: +935 MW e +30%;
  • eolico: +404 MW +30%;
  • idroelettrico: +11 MW.

Le bioenergie, invece, sono addirittura in diminuzione di 14 MW. “Ci sembra ancora più urgente un deciso ritorno alla crescita delle installazioni unito alla gestione del parco esistente – commenta durante il convegno di presentazione del report Vittorio Chiesa, direttore dell’E&S Group del Politecnico di Milano -. Solo così potremo rallentare il gap con il percorso di decarbonizzazione e “salvare” gli obiettivi delle rinnovabili al 2030”.

Revamping e comunità energetiche

Un altro tema chiave riguarda l’invecchiamento degli impianti. Sul territorio italiano si contano infatti numerosi siti fotovoltaici ed eolici installati oltre dieci anni fa. Situazioni particolarmente soggette al fenomeno della perdita annuale di potenza, dovuta appunto all’età dei dispositivi. Qui trovano spazio importanti progetti di repowering e revamping. Tramite interventi di integrali ricostruzioni, rifacimenti, riattivazioni e potenziamenti, si ripristina o si aumenta la potenza dell’impianto originario senza la necessità di occupare ulteriore suolo. Un altro settore promettente per le rinnovabili al 2030 è l’agrivoltaico: ad agosto 2021 sono state presentate più di 50 domande al Ministero dell’Ambiente. Ricordiamo poi le Comunità Energetiche, grande opportunità per l’autoconsumo da rinnovabili. In Italia se ne contano 26, basate su impianti fotovoltaici di potenza media di 40 kW a progetto. Oggi, grazie al recepimento della direttiva europea RED II possono “allargarsi” anche ad attori industriali e commerciali.

Meno incoraggianti le aste per i grandi impianti. I sette bandi predisposti dal Decreto FER1 si sono chiusi con risultati deludenti. La partecipazione nel corso del 2021 è rimasta bassa, principalmente a causa dell’andamento intermittente del rilascio delle autorizzazioni. Questo ha lasciato per tutti i gruppi un contingente non assegnato che andrà colmato con due ulteriori bandi nel 2022.

Target rinnovabili al 2030: serve un miracolo?

Visti i repentini cambiamenti globali e l’andamento fiacco del 2021, l’obiettivo del 72% di fonti rinnovabili per la generazione elettrica entro il 2030, previsto dal Piano per la transizione ecologica (PTE), si fa davvero difficile. “Il ritmo è troppo lento – aggiunge Chiesa -. Di questo passo, al 2030 avremmo un parco eolico e fotovoltaico di poco superiore ai 50 GW. Rendendo impossibile il traguardo – aumentato con il PTE – di un installato totale tra i 125 e i 130 GW. Queste cifre si raggiungono solo se il tasso di installazione sarà quattro volte maggiore dell’attuale per l’eolico e sette volte maggiore per il fotovoltaico. Ciò non è fattibile senza una semplificazione normativa, in particolare nelle autorizzazioni, e un più facile accesso agli incentivi”.

Rinnovabili al 2030 alla luce del nuovo Piano Transizione Ecologica

Insomma, alla luce dei dati c’è bisogno una programmazione integrata e coerente. Le azioni previste per i prossimi anni determineranno il posizionamento strategico dell’Italia nel futuro sistema economico globale. Serviranno anche 40-50 miliardi di euro di ulteriori investimenti entro il 2030, senza considerare quelli per l’accumulo e il potenziamento delle infrastrutture di rete. 

Evoluzione normativa e Pnrr

Doveroso, a questo punto, un excursus sull’evoluzione normativa. I target rinnovabili dell’Ue sono infatti stati rivisti nel pacchetto “Fit for 55%” del 2021. Il documento contiene la proposta legislativa per ridurre le emissioni almeno del 55% entro il 2030. Di conseguenza, anche l’Italia ha alzato l’asticella. Il PTE del Ministero della Transizione Ecologica ha superato il Pniec e ci chiede, come già detto, il 72% di fonti rinnovabili (per energia elettrica) entro il 2030. In tutto questo, le semplificazioni avviate nel 2021 da molteplici decreti (Semplificazioni, Semplificazioni bis, DL Energia) hanno fallito l’approccio sistemico al problema.

Dulcis in fundo, il dibattuto tema del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), che proprio in questi giorni rischia di subire modifiche orientate alla strategia di “uscita” energetica dalla Russia. Fino a prova contraria, comunque, la componente C2 della Missione Rivoluzione verde e transizione ecologica dedica 25,36 miliardi di euro ai temi di energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile. Il tutto secondo quattro aree di intervento:

  • sviluppo agrivoltaico: 1,1 miliardi;
  • Comunità Energetiche nei piccoli comuni: 2,2 miliardi;
  • promozione di impianti innovativi: 0,68 miliardi;
  • sviluppo del biometano: 1,92 miliardi.

Basterà? Probabilmente no. Gli investimenti fanno riferimento a progetti specifici e non costituiscono un piano strutturato per lo sviluppo delle FER. Inoltre, i bandi si rivolgono principalmente a soggetti privati o alla pubblica amministrazione. Per massimizzarne il potenziale bisognerebbe coinvolgere anche i soggetti energy, creando un concreto movimento sinergico verso gli obiettivi rinnovabili al 2030.

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Maria Cecilia Chiappani

Copywriter e redattore per riviste tecniche e portali dedicati a efficienza energetica, elettronica, domotica, illuminazione, integrazione AV, climatizzazione. Specializzata nella comunicazione e nella promozione di eventi legati all'innovazione tecnologica.
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