Comuni italiani e mobilità sostenibile: c’è ancora molta strada da fare

Motus-E e Class Onlus hanno realizzato un’indagine coinvolgendo cento amministrazioni locali con oltre ventimila abitanti per fotografare la situazione e dipingere il futuro della mobilità sostenibile
Comuni italiani e mobilità sostenibile: tutte le azioni da intraprendere

La mobilità sostenibile è un passo imprescindibile verso la decarbonizzazione delle nostre città. Quelle più grandi lavorano da tempo in questa direzione, ma in quelle di dimensioni meno importanti è più difficile rendersi conto dell’attuale situazione. Motus-E e Class Onlus, due organizzazioni no profit impegnate nella diffusione della mobilità elettrica nel nostro Paese, hanno voluto capire meglio che cosa stanno facendo i comuni italiani al di sopra dei ventimila abitanti. La scelta dimensionale è stata fatta tenendo conto del fatto che è in queste realtà che l’impatto della mobilità personale è più rilevante.

Indagine Comuni italiani e mobilità sostenibile

Dei quasi ottomila comuni italiani, 510 rientrano in questa fascia (il 6,5% del totale). Le due organizzazioni hanno quindi messo a punto un questionario al quale hanno risposto cento amministrazioni locali, che rappresentano il 19,61% della popolazione di riferimento: un target molto rilevante, che consente di dipingere un quadro realistico di come i comuni italiani stanno agendo in favore della mobilità sostenibile. Tra l’altro, seppur con una prevalenza di regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, la distribuzione geografica di chi ha risposto copre in modo rappresentativo tutta la penisola: 38,7% al nord, 20,5% al centro, 27,7% al sud e 13,2% nelle isole.

comuni italiani distribuzione

I comuni italiani con più di 20.000 abitanti divisi per area geografica

L’indagine “Azioni e iniziative dei comuni a favore della mobilità sostenibile” ha riguardato:

  1. le iniziative intraprese e i progetti futuri,
  2. l’attivazione di Zone a Traffico Limitato (ZTL) o Low Emission Zone (LEZ),
  3. le iniziative specifiche per favorire il transito di veicoli a zero emissioni adibiti al trasporto merci,
  4. l’uso di veicoli elettrici nelle flotte comunali,
  5. la predisposizione di infrastrutture di ricarica ad accesso pubblico per i veicoli elettrici.

La iniziative già intraprese

Tutti i comuni che hanno partecipato al questionario hanno intrapreso attività per promuovere la diffusione della mobilità sostenibile, ma dalle risposte e dalle interviste effettuate è emersa una carenza di strategia e di pianificazione sistemica. L’iniziativa più frequente messa in atto dalle amministrazioni locali è la creazione di piste ciclopedonali urbane ed extraurbane. Questo avviene nell’86% dei casi, che diventano la totalità quando si parla di comuni con oltre 150mila abitanti.

Tra gli altri interventi ci sono parcheggi riservati ai veicoli elettrici (48%), realizzazione di isole ambientali/pedonali (46%), agevolazioni per la sosta dei veicoli elettrici (46%), acquisto o noleggio di veicoli a zero emissioni per la pubblica amministrazione (45%) e sharing elettrico di mezzi come bici, monopattini, scooter e auto (41%). Più limitate l’adozione di zone a traffico limitato o a basse emissioni (30%) e la realizzazione di interventi per favorire un Trasporto Pubblico Locale (TPL) elettrico o parzialmente elettrico (21%), anche se questi sono ovviamente più diffusi nei comuni più grandi.

Comuni italiani per la mobilità sostenibile: i piani per il futuro

Per quanto riguarda il domani, sono pochi i comuni (3%) che non hanno in programma azioni volte a premiare un sistema di mobilità a zero emissioni. Negli altri casi si parla prevalentemente dell’ambito infrastrutturale, come la creazione o l’estensione di piste ciclabili in ambito urbano (65%, che quindi rimangono la misura preferita anche in proiezione futura), seguite dall’intenzione di acquistare o noleggiare mezzi elettrici da introdurre nelle flotte comunali (52%). Il fattore culturale viene ritenuto molto importante, tanto che il 51% delle amministrazioni pensa di realizzare interventi di divulgazione della cultura della mobilità sostenibile.

Il 41% dei comuni dichiara poi di voler approvare (finalmente!) il regolamento per l’installazione delle infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici nel rispetto del Decreto Semplificazioni, mentre interessanti sono anche le prospettive per l’elettrificazione dei servizi di sharing mobility (38%), di parcheggi dedicati ai veicoli elettrici (37%) e di isole ambientali o pedonali (36%).

“La nota meno positiva”, sottolineano i realizzatori dell’indagine, “riguarda il fatto che ancora pochi comuni pensano di promuovere criteri che premino i mezzi elettrici nelle gare d’appalto per i servizi di prossimità e per i servizi pubblici in generale, nonostante il recepimento della direttiva Veicoli Puliti e del Green Public Procurement, concentrando quindi gli sforzi sui mezzi propri e su quelli di servizi di mobilità. Come già visto precedentemente, anche la creazione di zone a basse emissioni risulta di scarso interesse nel futuro, sia per il limitato ritorno politico delle iniziative, che anzi vengono spesso osteggiate, specie nei comuni più piccoli”.

Comuni italiani per la mobilità sostenibile

Azioni e iniziative dei Comuni italiani per la mobilità sostenibile

Le Zone a Traffico Limitato (ZTL) o Low Emission Zone (LEZ)

Il 77% dei comuni intervistati ha creato sul proprio territorio almeno un’area di questo tipo, ma si registra una notevole frammentazione tra le diverse tipologie di mezzi che possono transitarvi. Molto spesso (37%) si prevede un accesso garantito a tutti i veicoli in determinate fasce orarie o per i veicoli dei residenti o titolari di autorizzazione, a prescindere dalla motorizzazione. Vi sono infatti ancora pochi comuni che hanno introdotto, oltre all’area ZTL, dei criteri ambientali.

“Sul tema ZTL e LEZ si fanno evidenti le discrepanze per dimensione dei comuni: sotto i 20mila abitanti sono attuate da una minoranza, sopra i 150mila è invece una politica attuata da tutti i comuni che hanno risposto al questionario, con un tasso di presenza che cresce con la dimensione”, evidenziano gli organizzatori. “Questo è certamente dovuto agli sforamenti degli obblighi sulla qualità dell’aria che molti grandi comuni affrontano, al contrario delle provincie e città più piccole”.

Tra quelli più grandi, sopra i 150mila abitanti, il 62% consente l’accesso ai veicoli elettrici, il 30% a quelli alimentati a metano o GPL, il 28% a quelli ibridi. Queste percentuali crollano però vertiginosamente nelle città più piccole. In generale, è evidente che i comuni sposano questa iniziativa più per motivi legati alla mobilità locale che alla sostenibilità. Da sottolineare che i piccoli comuni o quelli turistici hanno spesso ZTL che si attivano solo in periodo estivo.

Mobilità sostenibile e istituzione ZTL

Comuni italiani che hanno attivato le ZTL

ZTL e LEZ non sono viste come strumenti utili

Anche per il futuro, il 72% dei comuni intervistati non prevede modifiche alle tipologie di veicoli a cui è consentito l’accesso nonostante la prevista maggiore presenza di veicoli elettrici sul territorio. La misura futura maggiormente presa in considerazione da chi invece è intenzionato a intervenire è comunque l’ingresso gratuito per i mezzi elettrici (68%), seguita dal blocco dei mezzi endotermici (29%) e dal pagamento per il loro ingresso (23%). Nessun comune, finora, pare abbia intrapreso iniziative per la regolamentazione dell’utilizzo dei mezzi a due ruote endotermici.

Chi ha optato per una ZTL o LEZ ha deciso di applicare restrizioni anche ai veicoli adibiti al trasporto merci, soprattutto regolamentandone gli orari di accesso, in particolare nei comuni più grandi, che solo nel 25% dei casi hanno comunque previsto agevolazioni per i veicoli elettrici. Per il futuro, solo il 13% del campione prevede di rendere il trasporto merci esclusivamente elettrico, mentre il 19% ha intenzione di bloccare il trasporto merci endotermico.

Ai comuni l’elettrico piace poco

Sul fronte delle flotte elettriche a disposizione dei comuni i dati non sono al momento particolarmente elevati. Tranne i comuni sopra i 150mila abitanti, sono ancora moltissimi quelli che non hanno mezzi elettrici, con percentuali che vanno dall’80% dei comuni più piccoli, fino al 30% di quelli con popolazione fino a 150mila abitanti. “La consistenza numerica delle flotte è bassa, in particolare per i veicoli destinati all’attività lavorativa,” spiegano Motus-E e Class Onlus. “Guardando ai furgoni e ai veicoli in generale, pochissimi sono i comuni che ne hanno in flotta. Dopo diversi anni dal recepimento della direttiva DAFI in Italia, l’obbligo per le pubbliche amministrazioni, comprese le società partecipate, all’acquisto del 25% della flotta con alimentazione alternativa non è ancora completamente applicata e, nel caso lo fosse, è indirizzata principalmente ancora sul combustibile fossile (GPL e metano)”.

Le flotte elettriche sono prevalentemente utilizzate dalla polizia locale (27%) e per svolgere servizi di mobilità in sharing (25%), oltre che per la raccolta rifiuti (20%), prettamente con quadricicli leggeri per la raccolta differenziata o da cestini nei centri storici. Il 72% degli intervistati ritiene che il principale ostacolo all’acquisizione di una flotta elettrica sia dovuto al prezzo elevato dei mezzi, seguito dalla difficoltà nel reperimento di veicoli idonei alle esigenze della pubblica amministrazione (9%).
Se oggi il 44% dei comuni intervistati mostra interesse nel pianificare nuovi acquisti di mezzi di mezzi elettrici è però preoccupante l’altro 56%, e in particolare il 54% dei comuni sopra i 150mila abitanti, che dovrebbero invece rappresentare un esempio per le amministrazioni più piccole.

Punti di ricarica: si può fare di più

L’ultimo punto toccato dall’indagine realizzata da Motus-E e Class Onlus riguarda la presenza di punti di ricarica pubblici o a uso pubblico per i veicoli elettrici. Il 93% dei comuni intervistati li ha già installati sul territorio, in numero prevalentemente compreso tra uno e dieci. Nonostante questo, il 79% del campione non ha ancora adottato le linee guida per l’installazione dei punti di ricarica come previsto dal Decreto Semplificazioni. Per fortuna il 75% ha dichiarato di volerlo fare.
Resta il fatto che senza un’adeguata infrastruttura per la ricarica dei veicoli elettrici è difficile immaginare che il percorso verso la mobilità sostenibile possa accelerare repentinamente. Per questo gli organizzatori dell’indagine hanno chiuso la presentazione con una serie di riflessioni e raccomandazioni.

I punti di Ricarica ad uso pubblico

Punti di ricarica ad accesso pubblico: la situazione dei comuni italiani per la mobilità sostenibile

I consigli per migliorare

Serve per esempio una strategia unitaria sulla mobilità sostenibile, aggiornando rapidamente le linee guida dei PUMS (Piani Urbani della Mobilità Sostenibile). Sarebbe importante imporre per legge degli obblighi minimi ai comuni in merito alla creazione e alle regole di accesso alle ZTL e LEZ, oltre che obiettivi minimi di intervento su iniziative di mobilità sostenibile. Il tutto completato da un’opera di sensibilizzazione per fare emergere le differenze tra una zona ZTL e una zona LEZ.

Bisognerebbe poi dare una spinta all’elettrificazione del trasporto merci, specie per il segmento del cosiddetto ultimo miglio, e rinforzare la presenza delle infrastrutture di ricarica pubbliche. Fondamentale è favorire l’elettrificazione dei mezzi in sharing e dei taxi, attraverso incentivi diretti o la modulazione dell’IVA sul prezzo del servizio al cliente finale, così come il rispetto della direttiva Veicoli Puliti in tempi brevi.

I comuni andrebbero accompagnati con un piano nazionale per la sostituzione dei mezzi di servizio con mezzi elettrici e serve uno sforzo di coinvolgimento delle amministrazioni e dei loro uffici tecnici nelle iniziative informative sulle tecnologie dei mezzi elettrici. Infine, sarebbe necessario rivedere con urgenza le logiche di gara delle flotte comunali, insieme a CONSIP e alle altre eventuali centrali di acquisto, per introdurre modalità di acquisizione dei mezzi diverse dal semplice acquisto.

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Paolo Galvani

Nato nel 1964, è giornalista professionista dal 1990 e si occupa di tecnologia dalla fine degli Anni ’80, prima come giornalista poi anche come traduttore specializzato. A luglio 2019 ha lanciato il blog seimetri.it, dedicato alla vita in camper, e collabora con diverse testate giornalistiche specializzate nel settore del turismo all’aria aperta.
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