Il 2022 ha portato con sé nuove e inaspettate sfide anche per la transizione energetica: quando l’emergenza climatica diventa geopolitica, economica e sociale, diventa infatti prioritario riconsiderare gli incentivi green dedicati allo sviluppo sostenibile. A che scopo? Per non lasciare indietro nessuno. Per non rischiare che gli ecobonus restino nelle tasche di chi può permetterseli senza risolvere il problema della riqualificazione di tutti gli edifici energivori.
Secondo Legambiente qui si giocano più partite. Dalla lotta alla povertà energetica (tema esacerbato dai rincari degli ultimi mesi), con l’efficientamento e la decarbonizzazione del patrimonio edilizio, passa il raggiungimento dei target ambientali. Ma anche un vivere sociale migliore per tutti.
La base è proprio di natura socio-economica. Una recente analisi di Nomisma Energia dice che in Italia il 21% delle famiglie (5,4 milioni di persone) ritiene insufficiente il reddito percepito rispetto alle proprie necessità primarie. Per il 5,1% è addirittura gravemente insufficiente. Preoccupa anche il fatto che il 50,9% delle famiglie, pari a 13,2 milioni di italiani, consideri il proprio reddito appena sufficiente a soddisfare i bisogni primari. Solo il 28% ritiene di avere un reddito adeguato.
Impossibile trascurare questi numeri quando si devono definire gli strumenti di sostegno e gli incentivi fiscali. Ma anche quando anche quando i bonus vengono attaccati senza proporre soluzioni alternative.
Un esempio su tutti, la cessione del credito. “Al Superbonus 110% veniva imputato il fatto di essere portatore di frodi senza mai citare i veri colpevoli, ovvero Bonus facciate ed Ecobonus – si legge nel report di Legambiente “Il diritto a vivere in classe A” -. Stando a quanto riportato a febbraio 2022 dall’Agenzia delle Entrate in V Commissione Bilancio del Senato, tra il 2020 e il 2021 ci sono state 4,8 milioni di richieste tra prime cessioni e sconti in fattura per 38,4 miliardi di euro di investimenti. Le frodi hanno riguardato 4,4 miliardi, pari all’11%. Un tema importante, che però va affrontato nel modo corretto. Visto che le maggiori responsabilità arrivano dal Bonus Facciate con il 46% delle frodi e dall’Ecobonus con il 36%. Il Superbonus si colloca all’ultimo posto con il 3%”.
Eppure, la decisione di “bloccare” le cessioni del credito ha creato problemi al 23% delle famiglie, con interruzioni delle iniziative di riqualificazione per oltre 2 milioni di nuclei. Comportando anche problematiche nella fase di attivazione degli incentivi green a 4 milioni di aventi diritto.
Da un lato Legambiente ritiene di “salvare” il Superbonus 110%. Dall’altro mette in guardia sulla gestione poco inclusiva delle agevolazioni. Non a caso il maggior numero di interventi tra Ecobonus, Superbonus e Bonus Casa arriva da Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto. Queste regioni risultano infatti meglio organizzate per gestire a livello amministrativo e realizzativo i progetti. A ciò si aggiungono altri ostacoli che incidono sulla capacità di accedere:
Disparità che rischiano di sostenere solo la fetta di popolazione che può permettersi tali interventi. “Paradossale vedere come in questi mesi, per combattere il caro bollette, le uniche soluzioni proposte e approvate dal Parlamento abbiano riguardato il taglio senza distinzioni di reddito degli oneri di sistema – sostiene Legambiente -. Non basta allargare la platea degli aventi diritto ai bonus sociali, strumenti passivi e, da soli, incapaci di affrontare le sfide del momento. Serve necessariamente un sistema strutturale, che richiede investimenti iniziali anche onerosi, ma in grado sul medio e lungo termine di portare risultati importanti”.
Secondo Enea, dal 2007 al 2019 con l’Ecobonus sono stati incentivati circa 4 milioni d’interventi. Oltre la metà erano semplici sostituzioni di infissi e la coibentazione degli involucri non ha superato il 7% degli interventi. Nel 2020, a fronte di oltre 486 mila interventi, solo 2.117 hanno riguardato riqualificazioni totali. Nel 2021, primo anno di concreta applicazione del Superbonus, gli interventi asseverati sono stati 40.029: 5.218 condomini, 20.548 edifici unifamiliari e 14.263 unità immobiliari indipendenti.
Tuttavia, a distanza di quasi due anni, la politica italiana continua a considerare questo strumento un semplice aiuto al settore edilizio. Mentre è fondamentale il suo ruolo nella riduzione dei gas climalteranti e nel welfare strutturale per le famiglie. Il continuo dibattere sulla sua sostenibilità economica, secondo Legambiente, ne è la prova più evidente. La transizione energetica richiede invece lo sforzo di valutare i risultati a medio e lungo termine. Quando gli effetti positivi sulle bollette energetiche saranno evidenti, così come il contributo all’indipendenza dal gas e dalle fonti fossili. Da qui, nasce la prima esigenza rivolta alla politica e alle famiglie. Ovvero quella di ripensare gli incentivi green per il settore edilizio non come un semplice sconto sui lavori necessari ma come opportunità per combattere le emergenze odierne: caro bollette, cambiamento climatico e conflitti.
Quale direzione devono prendere, dunque, gli ecobonus italiani? Gli obiettivi, secondo Legambiente, dovrebbero essere quelli di intervenire su oltre 93.000 condomini l’anno entro il 2030 e su almeno 900mila abitazioni unifamiliari. Si raggiungerebbero così i target climatici, tagliando 3,6 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 e oltre 1,8 miliardi di metri cubi di gas ogni anno. Per arrivarci, tuttavia, bisogna approntare un “reset” degli incentivi fiscali per garantire trasparenza delle procedure e certezze per chi ne fruisce. Il tutto, sostenendo le famiglie in condizione di povertà energetica e agevolandone l’accesso al credito.
Ecco le 10 modifiche proposte da Legambiente:
Insomma, più che cancellare il Superbonus bisognerebbe rilanciarlo. Trasformando gli incentivi green in misure strutturali e strumenti principali della rigenerazione urbana.