L’inizio del report è lapidario: “L’Europa ha installato 17 GW (11 GW nell’Unione europea a 27) di nuova capacità eolica nel 2021. Questo non è nemmeno la metà di quello che l’UE dovrebbe installare per raggiungere i suoi obiettivi climatici ed energetici per il 2030”. Un messaggio chiarissimo, dunque, quello appena inviato da WindEurope nell’ambito delle sue statistiche relative all’anno 2021.
E a proposito di messaggi, l’associazione che agisce a sostegno dello sviluppo continentale e globale del comparto eolico, ha pensato bene di “scrivere” direttamente al presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, spiegando come i bassi volumi di progetti consentiti stiano incidendo sui produttori di turbine eoliche in Europa e sulla più ampia catena di approvvigionamento.
Inoltre, nell’analisi di WindEurope, soffre anche il settore costruttivo dell’eolico con “l’industria che deve fare i conti con l’aumento dei prezzi dell’acciaio e di altre materie prime, oltre che con l’interruzione delle catene di approvvigionamento internazionali. Nel 2021 quattro dei cinque produttori di turbine eoliche in Europa operavano in perdita”. Una situazione, peraltro, la cui soluzione non sembra davvero agevolata dal deflagrare del conflitto in Ucraina…
Tornando alle cifre, sebbene il 2021 rappresenti un anno record per le installazioni in Europa (superando di poco l’ammontare del 2017), queste sono risultate dell’11% inferiori alle previsioni. I Paesi con la maggiore capacità installata sono stati Regno Unito, Svezia, Germania, Turchia e Olanda nell’ordine.
E l’Italia? Semplicemente non pervenuta, se è vero che nella graduatoria continentale relativa alle installazioni eoliche compiute l’anno scorso il nostro Paese non è presente nelle prime 14 posizioni riportate e finisce piuttosto nella sconfortante rilevazione che raggruppa tutte le altre nazioni.
Da ricordare, poi, che ogni valutazione sull’eolico è frutto dell’unione di due settori ben distinti, ovvero quel che si costruisce ed opera sulla terraferma e ciò che invece esiste sul mare. E così, ad esempio, emerge come la Svezia ha installato nel 2021 la maggior parte dei nuovi impianti onshore (2,1 GW), mentre l’opposto vale per il Regno Unito con la prevalenza degli impianti offshore (2,3 GW).
Nella sua visione futura, WindEurope prevede che l’Europa installerà 116 GW di nuovi parchi eolici nel periodo che va dal 2022 al 2026. Ciò equivale ad una media di installato pari a 23 GW all’anno con tre quarti delle nuove aggiunte di capacità che saranno dovute alla creazione di eolico onshore.
Relativamente all’Unione europea a 27, l’aspettativa per lo stesso quinquennio è quella di una media annua pari a 18 GW di nuovi parchi eolici, un valore superiore a quello degli anni precedenti ma ancora troppo basso. Infatti, sottolinea l’associazione, per raggiungere il contemporaneo obiettivo generale dell’Unione (40% del fabbisogno coperto dalle fonti di energia rinnovabile) è necessario un incremento dell’eolico pari a 32 GW all’anno.
In particolare, la Germania sarà il più grande mercato eolico d’Europa grazie alla forte performance prevista del suo mercato onshore nei prossimi cinque anni (19,7 GW) e all’aumento delle installazioni offshore (5,4 GW). Altri mercati con nuove installazioni significative nel periodo 2022-2026 saranno il Regno Unito (15 GW in totale), la Francia (12 GW) e la Spagna (10 GW) e la Svezia (7 GW).
“Per raggiungere l’obiettivo del 40% di energia rinnovabile per il 2030 – ha affermato Giles Dickson, amministratore delegato di WindEurope -, l’Unione europea deve ottenere 30 GW all’anno da nuove installazioni. Ma nel 2021 si sono aggiunti soltanto 11 GW mentre nei prossimi anni la previsione è quella di una media di appena 18 GW all’anno”.
Ed ancora: “Questi bassi volumi stanno danneggiando la catena di approvvigionamento dell’energia eolica in Europa. L’industria eolica europea sta perdendo soldi, chiudendo fabbriche e perdendo posti di lavoro, proprio quando dovrebbe crescere per soddisfare l’enorme espansione dell’energia eolica che il continente desidera. Se continua così – ha concluso Dickson -, il Green Deal è in difficoltà, per non parlare degli obiettivi di sicurezza energetica dell’Europa”.