Mercato dell’installazione tra boom e crisi

Dinamiche brillanti, chissà per quanto? Si delinea così, tra soddisfazione e incertezza, l’8° Rapporto Cresme sul mercato dell’installazione impiantistica negli edifici italiani
Mercato degli impianti: i dati sull'installazione di Cresme

Il mercato dell’installazione in Italia copre il 34,7% del settore costruzioni nel suo complesso. Nessuno in Europa sta andando così bene, anche grazie al boom della riqualificazione energetica e alla ripresa delle opere pubbliche. Eppure, incombono scenari geopolitici ed economici non trascurabili.

La conferma viene dall’8° Rapporto Congiunturale e Previsionale del Cresme sul Mercato dell’installazione degli impianti negli edifici in Italia 2022-2024, presentato nella giornata inaugurale di MCE 2022. “Rispetto al precedente studio, la nuova edizione arriva in un momento particolare del mercato – esordisce il direttore del Cresme Lorenzo Bellicini -. Una fase di forte crescita che impone dubbi e cautele. In ognuno degli ultimi quattro anni – 2019, 2020, 2021, 2022 – è accaduto qualcosa che ha praticamente sconvolto i mercati. Cerchiamo di integrare l’evoluzione degli impianti in quella delle costruzioni, per meglio comprendere il nuovo ciclo sistemico che stiamo vivendo”.

Mercato dell’installazione: scenari difficili

Nel 2021 l’edilizia italiana ha registrato un +6,1%. Oggi, la domanda supera di gran lunga la capacità di offerta. “Come in ogni periodo storico post-crisi – aggiunge Bellicini -, possiamo dire che è tornata la voglia di vivere e di investire. E soprattutto di migliorare la propria abitazione, protagonista dei momenti più bui della pandemia. Questa tendenza fisiologica, unita al cambio di rotta della politica economica italiana, guidata dal Pnrr, ha determinato la situazione esponenziale vissuta ai giorni nostri”.

Il “ma”, tuttavia, rimane d’obbligo. All’euforia della ripresa si sono associati gli aumenti dei costi e le difficoltà di approvvigionamento dei materiali. Non ultimi, il caro energia e la crisi del gas russo, che impattano per ovvie ragioni sul settore idrotermosanitario. Le previsioni del Rapporto Cresme tengono conto di queste variabili in uno scenario critico (guerra, inflazione, pandemia, indipendenza energetica), ma non fortemente peggiorativo.

Edilizia e impianti sempre più connessi

L’analisi di Lorenzo Bellicini parte dal ruolo delle costruzioni. In Italia, il 75% del valore di questo mercato è determinato da interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio immobiliare esistente. Dove il lato impiantistico è sempre più protagonista di building vecchi e nuovi. Infatti, su 184 miliardi di euro di investimenti totali nel 2021, 130 miliardi sono coperti dalla manutenzione straordinaria. In ambito residenziale, quest’ultima voce ha toccato quota 82 miliardi di euro.

Il 2022 andrà anche oltre. E non solamente per l’onda lunga del Superbonus 110%, che non resisterà a lungo. Perché insieme agli interventi residenziali e privati ci sono le opere pubbliche, che non si bloccheranno al termine degli incentivi.

Italia prima nelle dinamiche internazionali

Il mercato impiantistico guida la crescita del Sud Europa, al +16,9% nel 2021, mentre l’Europa centrale aumenta solo dell’1,3%. Tra 2019 e 2022, il nostro Paese registra un +29,3% che si traduce in 19 miliardi di euro aggiuntivi. In generale, il mercato degli impianti è salito del 21,5% rispetto al 2020. Il 2022 si preannuncia in aumento dell’8,3%.

Il peso, rispetto alle altre nazioni Ue, è notevole. Nel 2019 il mercato dell’installazione italiano valeva il 45% di quello tedesco. Oggi, secondo gli scenari previsionali, la sua quota potrebbe toccare il 60%. Già nel 2021 tale mercato valeva 1,7 volte quello britannico, 1,6 volte quello francese e 2,7 volte quello spagnolo. Anzi, nel 2022 il peso dell’impiantistica sul valore della produzione nell’edilizia potrebbe addirittura superare il livello della Germania. Parliamo del 34,7% annunciato in apertura contro il 33%. Si tratta di un record assoluto tra tutti i Paesi europei.

Mercato dell'installazione di impianti: import ed export dell'8° Rapporto Cresme

L’export dei prodotti decolla

Nel 2021 l’export italiano di prodotti per l’impiantistica ha toccato i 19,6 miliardi di euro. Se, per effetto del lockdown, la contrazione del 2020 era pari a 1,3 miliardi di euro (-7,2%), la ripartenza ha visto aumentare il valore delle merci in uscita di oltre 3,1 miliardi, al +19%. In sostanza, una crescita del 10% rispetto ai livelli pre-crisi del 2019.

Una performance così brillante da riposizionare l’Italia rispetto agli altri principali esportatori europei. In Nord America, per esempio, la domanda di prodotti italiani ha raggiunto il 17,8%. Quando gli Stati Uniti già rappresentano circa il 6% del mercato estero italiano, con un valore di circa 1 miliardo di euro.

Anche l’import riparte

Sul fronte delle importazioni, nel 2021 la ripresa è rilevante. Un volume di 10,8 miliardi di euro, in crescita del 28,7% rispetto al 2020 e del 21,1% rispetto al 2019. I mercati di origine sono l’area euro, per il 51%, e i principali paesi emergenti, soprattutto la Cina. Ma si evidenzia la rapida ascesa dell’import dai paesi dell’Unione europea dell’Est (impianti e apparecchi elettrici).

Il mercato dell’installazione e i suoi professionisti

Eccoci al contesto nazionale, dove il peso degli impianti riflette le dinamiche internazionali. Basti pensare che il 36,8% degli addetti coinvolti nel settore delle costruzioni è un impiantista. In termini di tecnologie, il mercato degli impianti di climatizzazione ambientale (riscaldamento e raffrescamento) è passato dai 3 milioni di sistemi del 2019 ai a 3,9 milioni del 2021. I dati, elaborati in collaborazione con Assotermica e Assoclima, ci dicono anche che nel 2021 risultano installati 1.887.469 impianti termici (nel 2020 erano 1.415.020). Ottime anche le cifre della distribuzione ITS secondo Angaisa: il fatturato è aumentato del 29% tra 2020 e 2021. Condizionatori e pompe di calore, dal canto loro, passano dai 1.623.557 impianti del 2020 ai 2.025.549 del 2021.

Il prossimo biennio? Tutto da definire, in uno scenario geopolitico ed economico di incertezza. Ma l’opinione di Lorenzo Bellicini è chiara. “L’Italia non ha bisogno di interventi eccezionali in tempi stretti, bensì di interventi significativi in tempi lunghi. Il modello di sviluppo “emergenziale” dovrebbe incontrare quello della pianificazione”, conclude il relatore. Impareremo dagli errori del passato?

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Maria Cecilia Chiappani

Copywriter e redattore per riviste tecniche e portali dedicati a efficienza energetica, elettronica, domotica, illuminazione, integrazione AV, climatizzazione. Specializzata nella comunicazione e nella promozione di eventi legati all'innovazione tecnologica.
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