Il cammino verso un’economia e una società ad impatto zero, quella che l’Unione europea vuole realizzare entro il 2050, non è fatto soltanto di obiettivi da raggiungere ma anche, se non soprattutto, della consapevolezza da parte dei cittadini. Consapevolezza di quanto i comportamenti individuali e le abitudini quotidiane possano fare la differenza in termini di sostenibilità ambientale. Tutti argomenti dei quali si è occupata una recente ricerca di SWG commissionata da Bluenergy Group, azienda per la fornitura di luce, gas e servizi che opera nel Nord Italia.
Un’indagine che ha innanzitutto evidenziato consapevolezza e impegno crescenti sul tema della tutela ambientale, anche se resta largamente minoritaria la parte della cittadinanza coinvolta. Infatti, solo il 20% degli intervistati pensa che le persone si impegnino veramente per tutelare ambiente e natura (il 14% nel 2020), mentre è interessante notare che il dato sale al 33% nel cluster d’età compreso tra i 35 e i 44 anni.
Fra i vari argomenti oggetto della ricerca emerge il dato relativo alla preoccupazione per il riscaldamento globale, ai massimi livelli considerato che la esprime ben l’86% degli intervistati (in aumento di 6 punti percentuali dal 2018), percentuale che sale addirittura al 96% prendendo in considerazione soltanto gli studenti.
Da notare, poi, come l’enfasi posta sui pericoli del riscaldamento globale non venga considerata esagerata: per 3 italiani su 4 (il 76%) non c’è allarmismo su questo tema. Ed emerge una sensibilità maggiore sull’argomento da parte di coloro che con tutta probabilità dovranno gestire le conseguenze future del problema. Infatti, la quota di chi pensa non ci sia allarmismo sul riscaldamento globale è particolarmente alta tra gli studenti (87%).
Quanto cresca la percezione del valore della sostenibilità lo testimonia un altro risultato dell’indagine SWG: la maggioranza degli intervistati (il 54%) ritiene così prioritario il miglioramento delle condizioni ambientali da anteporlo, in termini di importanza, alla crescita dell’occupazione. Salvaguardia dell’ambiente che rappresenta una necessità ancor più per i giovani (76% tra i 18 e i 24 anni) ma anche per gli anziani (69% tra gli over 64).
Per quel che riguarda i soggetti considerati maggiormente credibili nell’impegno per la sostenibilità, quasi 3 italiani su quattro ritengono che la scienza e le associazioni ambientaliste siano schierate in prima fila nel dare un reale contributo alla riduzione delle emissioni, nello sviluppare energie rinnovabili e nel rendere l’economia più verde.
A questo proposito, il 41% degli intervistati riconosce anche l’impegno di fornitori di energia elettrica, gas e acqua. Al contrario, il contributo apportato dal governo e dall’amministrazione pubblica è considerato scarso (indicato soltanto dal 29%) anche nel confronto con quello dei singoli cittadini (35%).
Alla domanda su ciò che ci rende più propensi a vivere una quotidianità più sostenibile non è corrisposta una risposta preponderante. In particolare, per gli italiani le due principali leve per adottare abitudini sostenibili sono legate alla disponibilità delle informazioni: avere una maggiore evidenza degli effetti di ciascuna azione sostenibile (51%) e disporre di maggiori dettagli riguardo ai comportamenti da adottare (41%) sono considerati degli incentivi in grado di rendere i cittadini più consapevoli e propensi ad agire di conseguenza.
Minoritaria, ma comunque rilevante (37%), la quota di chi vorrebbe invece avere un ritorno economico in cambio di comportamenti sostenibili. Infine, dalla ricerca SWG emerge che a giocare un ruolo c’è anche l’aspetto emozionale. Chi pratica quotidianamente la sostenibilità, infatti, va incontro a sensazioni positive: queste abitudini provocano soddisfazione personale a più della metà dei cittadini (56%), mentre a seguire ci sono la fiducia (28%) e l’orgoglio (28%).