Il taglio delle emissioni di gas serra è, e soprattutto sarà, uno degli indicatori chiave per testare l’efficacia della transizione green. Siamo però abituati a leggerne e parlarne relativamente agli andamenti delle grandi entità geografiche, continentali e nazionali, mentre esistono altre rilevazioni altrettanto significative, come quella relativa ai gas serra generati nel settore privato.
Al riguardo arriva un interessante rapporto di CDP (acronimo di Carbon Disclosure Project), intitolato Missing the Mark, che evidenzia come nell’ambito delle economie industriali dei Paesi del G7, le aziende italiane sono tra quelle che hanno adottato dei piani di riduzione dei gas serra più ambiziosi e al momento efficaci.
Si tratta di un risultato importante ma non certo appagante, se è vero che anche nel nostro Paese, comunque, il taglio delle emissioni nel settore privato è ancora ben lontano da quello invece necessario per centrare l’obiettivo principale degli accordi di Parigi, ovvero il contenimento in non più di un grado e mezzo del rialzo della temperatura.
Infatti, con un risultato che è simile a quello ottenuto dalle aziende tedesche, il taglio alle emissioni di gas serra riscontrato nelle 215 aziende italiane monitorate nella ricerca comporta un contenimento del riscaldamento globale non inferiore ai 2,2 gradi. Una performance comunque migliore rispetto a quella ottenuta dal settore privato della totalità dei Paesi appartenenti al G7 (di cui l’Italia fa parte), che indica un contenimento di 2,7 gradi centigradi del riscaldamento globale.
Più nel dettaglio, detto di Germania e Italia, le aziende francesi operano un taglio alle emissioni di gas serra che porta ad un risultato di 2,3 gradi, il Regno Unito si attesta a 2,6 gradi di contenimento del surriscaldamento globale mentre il settore privato di Stati Uniti e Giappone si ferma a 2,8 gradi. La “pecora nera” del G7 è invece il Canada con i suoi 3,1 gradi.
Non si tratta di numeri astratti, ma di risultati che possono influire pesantemente sulla vita delle persone. Ce lo ricorda anche il rapporto CDP quando sottolinea che “la differenza nel contenimento del riscaldamento globale fra un grado e mezzo di temperatura e due gradi significa aumentare di 2,6 volte le persone esposte nel mondo a eventi climatici estremi e pericolosi”.
Ragionando invece sulla riduzione dei gas serra da parte delle aziende private situate nel continente europeo, si delinea una situazione complessivamente migliore rispetto a quella dell’area G7, con il taglio delle emissioni che in questo momento comporterebbe un contenimento di 2,4 gradi del riscaldamento globale. Un risultato, peraltro, frutto di andamenti nazionali ben differenti con Grecia, Belgio, Austria e Ungheria inseriti nel gruppo dei Paesi peggiori, tutti oltre i tre gradi.
“L’analisi mostra delle performance costantemente migliori ottenute dalle aziende europee rispetto a quelle nordamericane e asiatiche – sottolinea CDP in merito al taglio delle emissioni di gas serra -. Infatti, le aziende con sede in Nord America sono avviate verso un contenimento del rialzo climatico non inferiore ai 2,5 gradi, mentre le aziende con sede in Asia si attestano attualmente sui 3 gradi di temperatura”.