Energia solare: grandi potenzialità, ma la crescita è troppo lenta

Dai dati presentati nel rapporto Comunità Rinnovabili 2022 il settore mostra elementi chiaro-scuri. Si può e si deve fare di più, cercando anche il modo migliore di far crescere l’agrovoltaico, considerato indispensabile per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione
Il rapporto Comunità Rinnovabili 2022 di Legambiente evidenzia l’importanza dell’energia solare

La crisi russo-ucraina e gli sconvolgimenti climatici ci fanno sempre più spesso riflettere sulle fonti rinnovabili. Quelle più diffuse, dall’energia solare a quella eolica, fino all’idroelettrica, hanno lo svantaggio di non essere costanti, dipendendo in gran parte dalle condizioni ambientali. Nonostante questo, rimangono risorse dall’enorme potenziale, soprattutto perché non sviluppate fino in fondo. Il fotovoltaico, per esempio, mostra una crescita costante, ma terribilmente lenta, come evidenziato da Legambiente nel suo rapporto annuale Comunità Rinnovabili 2022 che mostra la situazione a partire dal 2006.

Nelle pagine del documento dedicate all’energia solare, questa viene divisa in tre grandi capitoli:

Sul primo fronte i dati sono controversi. Il monitoraggio del GSE sembra infatti incompleto, parlando di oltre 810mila metri quadri di pannelli per un totale di circa 113mila impianti destinati alla produzione di acqua calda sanitaria e/o riscaldamento. Le stime di Solar Heat Europe (Estif) sono decisamente più elevate, e indicano per il nostro Paese, nel 2020, un totale di oltre quattro milioni e ottocentomila metri quadri di pannelli, con una crescita di 122mila mq rispetto all’anno precedente (+1,6%).

Energia solare: lontana dagli obiettivi europei

Pur avendo in Italia 7.127 Comuni (su 7.904 totali) in cui è presente almeno un impianto solare termico, quando si parla di valori espressi in metri quadri di pannelli ogni mille abitanti si vede quanto si sia ancora lontani dagli obiettivi europei. I 264 mq/1.000 abitanti è un traguardo raggiunto solamente da 87 amministrazioni locali, di cui soltanto 13 con più di 5.000 abitanti. Il riconoscimento di Legambiente va, nell’ordine, a Ittiri (SS, 458,1 mq/1.000 ab), Trissino (VI, 437,6) e Vipiteno (BZ, 355,3) per quello che riguarda i Comuni più grandi e a Seneghe (OR, 2.075,4 mq/1.000 ab), Pettoranello del Molise (IS, 1.690,4) e San Lorenzo al Mare (IM, 1.387,8) per quelli più piccoli.

Solare termico i primi grandi comuni

Due le note poco positive. La prima è che la maggior parte di questi impianti è ubicata nel centro-nord d’Italia, la seconda è che la crescita dovrebbe subire una brusca accelerazione per riportare il nostro Paese in linea con gli obiettivi europei. Il solare termico, sottolinea Legambiente nel suo rapporto, va scelto “non solo perché è una tecnologia affidabile e ‘alla portata di tutti’ dal punto di vista economico, ma anche perché le potenzialità di integrazione sono enormi rispetto ai fabbisogni in edilizia, anche legati al teleriscaldamento dove alcuni esempi in Italia, ma soprattutto in Europa, raccontano di un potenziale importante da non sottovalutare”.

solare termico: tabella dei comuni piccoli

L’importanza del fotovoltaico

Il capitolo quantitativamente più importante riguarda però il fotovoltaico, che in Italia è presente in 7.856 Comuni, con 910mila impianti e una potenza installata complessiva pari a 22.191 megawatt (MW). Anche in questo caso si tratta di una crescita, limitata però a soli 541 MW, ovvero il 2,5 per cento in più, inseriti per altro in un trend relativamente lento. In termini di produzione di energia elettrica, nel 2021 dal fotovoltaico sono arrivati oltre 25mila GWh, pari al 7,8% dei consumi elettrici totali italiani e al 9% della produzione totale da fonti rinnovabili.

L'andamento del solare fotovoltaico GSE

È quindi un vero peccato che la crescita non proceda più velocemente, perché i valori di oggi sono pari al consumo di dieci milioni di famiglie. Nonostante questo, secondo Legambiente siamo lontani da quanto servirebbe per raggiungere gli obiettivi climatici: ci vorrebbero almeno 50/60 nuovi GW di potenza entro il 2030, ma stando alla media delle installazioni degli ultimi tre anni (pari a 670 MW), l’obiettivo sarà raggiungibile tra 74 anni.

L’attuale situazione evidenzia un buon fermento proveniente dal basso, con oltre 864mila impianti solari di potenza inferiore a 20 kW, ma anche l’esigenza di stimolare la politica a incentivare realizzazioni di dimensioni più grandi.

dimensioni impianti fotovoltaici

L’esempio di Montalto di Castro

Anche per il fotovoltaico Legambiente ha stilato l’elenco dei migliori comuni italiani. Al primo posto c’è Montalto di Castro (VT) con 216.500,4 kW di potenza installata, seguito da Brindisi (178.985,6 kW) e da Roma (168.559,7 kW). Se si prende invece in considerazione la potenza installata per abitante, a prevalere è San Bellino (RO, con 63,84 kW/ab), seguito da Giave (SS, 41,21 kW/ab) e San Floro (CZ, 33,53 kW/ab). Si tratta tutti di Comuni di piccole dimensioni, perché salendo sopra i cinquemila abitanti il valore in kW per abitante scende drasticamente, vedendo in testa ancora una volta Montalto di Castro, con però solamente 24 kW/ab.

classifica dei 10 comuni fotovoltaico

Parlando di fotovoltaico c’è anche un dato emblematico: in Italia ci sono 383 Comuni che grazie a questa tecnologia riescono a produrre più energia elettrica di quella consumata dalle famiglie residenti. Questo aiuta a capire quanto possa essere elevato il potenziale di questo settore sia nella lotta all’emergenza climatica sia nel sostegno ai meno abbienti che devono affrontare il caro-energia.

Il futuro può essere agrovoltaico

Infine, un intero capitolo del rapporto Comunità Rinnovabili 2022 è dedicato all’agrovoltaico, definito da un gruppo di ricerca – tra cui Enea, l’Università degli Studi della Tuscia, Confagricoltura e altri – “come un settore, ancora poco diffuso, caratterizzato da un utilizzo ibrido dei terreni agricoli tra produzione agricola e produzione di energia elettrica, attraverso l’installazione, sullo stesso terreno coltivato o adibito ad allevamento, di impianti fotovoltaici”.

L’agrovoltaico realizzato in modo corretto mantiene al centro l’agricoltura, valorizzandone i processi produttivi. “Si contrappone nettamente al più classico solare a terra con spianate di silicio in competizione con l’agricoltura,” si legge nel rapporto di Legambiente, “trasformando un impianto solare fotovoltaico non più in un mero strumento di reddito legato alla produzione di energia, ma in uno strumento di welfare strutturale realizzato attraverso l’integrazione della produzione di energia da fonte rinnovabile con le pratiche agricole e zootecniche. Una visione totalmente diversa in grado di affrontare gli errori del passato, attraverso l’innovazione, e di offrire soluzioni strutturali di sostegno e sviluppo”.

Secondo Legambiente, lo sviluppo di questo settore è un passaggio obbligato se si vogliono raggiungere gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione che ci siamo dati per i prossimi anni. Per farlo servirebbero però regole chiare e trasparenti, in modo da evitare lo scempio già visto in passato. Anche perché l’utilizzo dei soli tetti e coperture, già previsto dall’ormai obsoleto Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), non è sufficiente.

I suggerimenti di Legambiente

Tra i suggerimenti, ci sono quelli di prevedere percorsi autorizzativi diversificati in funzione delle dimensioni e della tipologia di progetto e l’obbligo, per gli impianti più grandi, di posare erba sotto tutte le superfici, con l’esclusione o la limitazione degli ancoraggi in cemento. Il tutto prevedendo anche una costante manutenzione del manto erboso con divieto di aratura e lavorazione profonda del suolo per l’intero arco di vita dell’impianto.

Legambiente consiglia anche l’obbligo di sviluppare fasce ecologiche e di permeabilità ecologica, da assicurare attraverso la non-recinzione o l’impiego di accorgimenti per il passaggio della piccola fauna, oltre a prevedere (o tutelare, se già esistenti) corridoi di passaggio impiegabili anche dalla grande fauna. Importante infine pensare a misure finalizzate a non peggiorare la risposta idrologica del territorio e a non aggravare i fenomeni di erosione del suolo.

Tutto questo può essere raggiunto solo con l’impiego di team misti con competenze diverse, dagli agronomi agli ingegneri. Insomma, una sfida nella sfida. Ma adesso l’importante, secondo Legambiente, è partire sul serio.

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Paolo Galvani

Nato nel 1964, è giornalista professionista dal 1990 e si occupa di tecnologia dalla fine degli Anni ’80, prima come giornalista poi anche come traduttore specializzato. A luglio 2019 ha lanciato il blog seimetri.it, dedicato alla vita in camper, e collabora con diverse testate giornalistiche specializzate nel settore del turismo all’aria aperta.
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