Tre gradi in meno dentro casa? Basta un cappotto verde…

A un edificio prototipo di ENEA è stato aggiunto un cappotto verde per studiare i benefici che apporta. I dati preliminari registrano una riduzione dei consumi elettrici di circa 2 kWh/m²
Cappotto verde: settore del tetto con un mix di piante grasse del genere Sedum

L’annuncio è di qualche settimana fa, ma prima di darne conto abbiamo aspettato un po’, convinti che l’inevitabile calura estiva, quest’anno intensa come poche altre volte, avrebbe reso la notizia ancor più interessante. Quale momento migliore, infatti, per riferire dell’interessante “esperimento” condotto da ENEA per ottenere una riduzione della temperatura interna di un appartamento, fino a 3 gradi centigradi, grazie ad un “cappotto verde” di piante collocate sui tetti e le pareti degli edifici?

L’iniziativa dell’Ente si colloca nell’ambito del progetto “Infrastrutture verdi per migliorare l’efficienza energetica degli edifici e la qualità del microclima nelle aree urbane” ed è stata sviluppata utilizzando un edificio prototipo presso il Centro Ricerche ENEA Casaccia, vicino a Roma. L’immobile è stato quindi dotato di coltri vegetali opportunamente messe a copertura del solaio e delle pareti esterne.

Al di sotto dei 30 gradi

Con questa sorta di cappotto naturale è stato possibile mantenere al di sotto dei 30 gradi le temperature superficiali dell’edificio, evitando così le forti variazioni termiche che si verificano a livello delle superfici di tetti e pareti privi di vegetazione, con picchi di temperatura che possono oltrepassare i 50 gradi nelle ore più calde. Un risultato derivante dall’abbattimento del flusso termico, pari quasi al 50%, tramite l’ombreggiamento e la traspirazione garantito, appunto, dalle coltri vegetali disposte a protezione dalla radiazione solare.

Un impagabile beneficio nei giorni di calura opprimente, ma anche molto altro: “Grazie a un sofisticato sistema di sensori per il monitoraggio microclimatico, abbiamo rilevato che le temperature superficiali della parete verde – spiega Arianna Latini, ricercatrice ENEA del Dipartimento Unità per l’Efficienza Energetica – sono fino a 13 gradi inferiori rispetto ad una facciata non vegetata, con una riduzione dei flussi termici verso l’interno di circa 7 kWh/m² e un abbattimento delle emissioni fino a 1 kg di CO2/m², dovuto al minore consumo di energia elettrica”.

Una parete verde dell'edificio prototipo ENEA
L’edificio prototipo di ENEA con cappotto verde

Risparmio in bolletta

Una serie di dati che ha anche permesso un’interessante proiezione relativa al risparmio in bolletta: “I dati preliminari fanno supporre che si possa ottenere una riduzione dei consumi elettrici di circa 2 kWh/m². Mediamente questo si traduce in un risparmio di energia elettrica di circa 200 kWh per la climatizzazione estiva di un’abitazione di 100 metri quadrati, tenuto conto di una temperatura di comfort dell’ambiente interno non superiore a 26 gradi”.

L’effetto di isolamento termico offerto dalla copertura vegetale è presente tutto l’anno, però con effetti maggiori nel periodo primavera-estate quando le piante agiscono anche come estrattore naturale di calore dall’ambiente. “In generale – specifica ENEA -, l’effetto benefico di regolazione termica è dovuto all’ombreggiamento estivo, all’evapotraspirazione e alla fotosintesi clorofilliana delle piante”.

Le piante utilizzate nel cappotto verde

Un altro aspetto di sicuro interesse relativo alla sperimentazione è quello della tipologia di vegetazione utilizzata. In primis, sul tetto verde sono state impiegate piante grasse del genere Sedum della famiglia delle Crassulaceae, in quanto ritenute più adatte all’uso in ambito mediterraneo “per il loro apparato radicale poco profondo, l’efficiente utilizzo dell’acqua, la tolleranza a condizioni di estrema siccità e il tipico metabolismo per fissare il carbonio”.

“Oltre a una ricca collezione di Sedum – ha raccontato Patrizia De Rossi, ricercatrice ENEA -, abbiamo impiegato in seguito anche un mix di piante Festuca e Poa su un settore dedicato alle Graminaceae, con risultati che indicano come il contributo delle essenze vegetali avvenga sia in relazione alle loro caratteristiche, sia per l’effetto delle condizioni microclimatiche locali”.

Sperimentazione estesa

Inoltre, dopo aver testato le specie tipiche più comunemente utilizzate nelle coperture vegetali dei tetti verdi, lo studio ENEA è stato ampliato ulteriormente con l’impiego di alcune specie spontanee e autoctone del Mediterraneo, come l’Echium plantagineum e l’Echium vulgare, piante che favoriscono anche la biodiversità degli impollinatori.

Ed ancora, sulle facciate di sud-est e sud-ovest dell’edificio prototipo, i ricercatori ENEA hanno impiegato la Parthenocissus quinquefolia, nota anche come “vite americana”, un rampicante resistentissimo sia al caldo che al freddo, con le sue foglie che si caratterizzano per il colore rosso intenso nel periodo autunnale.

Effetti su scala europea

Si è detto dell’impatto su temperatura, consumi ed emissioni nel contesto di un edificio, ma ENEA si è spinta più in là quantificando su larga scala il beneficio assicurato dai cappotti verdi. Da qui la stima legata a un inverdimento del 35% dell’intera superficie urbana dell’Unione europea (oltre 26 mila km²) che permetterebbe di ridurre la domanda di energia per il raffrescamento estivo di edifici pubblici, residenziali e commerciali fino a 92 TWh l’anno.

Un risparmio energetico enorme che avrebbe un valore attuale netto (VAN) di oltre 364 miliardi di euro. Parallelamente, verrebbero evitate emissioni di gas serra equivalenti per un ammontare di 55,8 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. Per avere un’idea dell’ordine di grandezze, basti pensare che il settore agricolo in Italia ha emissioni annuali molto inferiori, equivalenti a circa 30 milioni di tonnellate di CO2.

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Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità
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