Comuni digitali e sostenibili? L’evoluzione c’è

Interoperabilità, big data dati e sostenibilità guidano l’evoluzione dei comuni digitali italiani: il primo tavolo di lavoro Smart City del Politecnico di Milano ne traccia traguardi e criticità
tavolo di lavoro Smart City 2021: dati del Politecnico di Milano

Quasi un comune italiano su tre ha avviato almeno un progetto “intelligente” negli ultimi tre anni, mentre nelle città con più di 15mila abitanti siamo al 50% dei casi. Il tavolo di lavoro Smart City, creato all’interno degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, ci racconta un percorso importante.

Dove la questione non riguarda più solo la tecnologia. Il tema delle città data-driven, piccole o grandi che siano, chiama in causa la collaborazione tra attori pubblici e privati e il cambio di mentalità delle istituzioni e dei cittadini. Sfide che tutti affrontiamo con esperienze diverse. Ma gli obiettivi sono condivisi: centri urbani connessi, sostenibili e al servizio delle persone.

Le vere sfide dei comuni digitali

“Se dovessi trovare un aggettivo per descrivere la parola smart, penso a un qualcosa di inclusivo, aperto, sostenibile, rigenerativo, attento alla vita – esordisce Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano -. La lista è lunga e include anche prospettive di natura politica, sociale, urbanistica, lavoristica. Non ho volutamente toccato il tema delle tecnologie digitali, che ci accompagnano in questo primo tavolo di lavoro Smart City. Perché? Da un lato, la tecnologia è “solo” un fattore abilitante: senza le altre sfaccettature non potremmo parlare di città connesse. Dall’altro, essa è fondamentale. Senza l’evoluzione IoT non si possono realizzare infrastrutture e servizi adeguati”.

Progetti smart city:andamento nel tempo

Insomma, non possiamo tirare le fila dei comuni digitali italiani partendo da un unico punto di vista. La tecnologia si inserisce come mezzo imprescindibile in una serie di aspetti economici, normativi e culturali complessi ma ricchi di opportunità. Le città sono oggi più consapevoli e protagoniste della ripartenza, della resilienza sociale, della trasformazione digitale. Più che una prospettiva, una necessità. Secondo l’Onu, infatti, entro il 2050 la percentuale di popolazione che vive nei centri urbani passerà dall’attuale 55% a quasi il 70%. Le tecnologie connesse e i modelli di gestione basati sui dati saranno dunque centrali nell’amministrazione efficiente dei territori cittadini. Ma anche delle zone limitrofe, innescando l’evoluzione delle cosiddette Smart Land.

Progetti Smart City in Italia: quali scenari?

I comuni digitali ci sono, e continuano ad aumentare. La ricerca Smart City 2021 evidenzia una buona crescita dei progetti esecutivi e una riduzione generale delle barriere, soprattutto nei centri di maggiori dimensioni. Rimangono spinose, invece, le questioni dei bandi e la relativa integrazione in progetti di ampio respiro con enti provinciali e regionali. Vediamo, in dettaglio, cosa pensano le amministrazioni locali italiane.

Cosa significa essere città intelligenti

I ricercatori lo hanno chiesto a più di 400 comuni italiani. Dall’indagine emerge che nel 2021 l’interesse per i progetti Smart City è forte, ma varia a seconda delle dimensioni delle città coinvolte. L’80% dei paesi con più di 15.000 abitanti considera il tema molto rilevante, se non fondamentale. Solo il 40% dei comuni di minori dimensioni ne percepisce invece l’importanza. La diversa sensibilità si ripercuote anche nella presenza di professionisti dedicati all’innovazione digitale. Nel 72% delle grandi città, infatti, è presente un referente per i progetti Smart City, che troviamo solo nel 31% dei comuni più piccoli.

Lo status dei comuni digitali

Quante sono le iniziative in corso? Il numero di comuni che sta effettivamente realizzando qualcosa risulta ancora minore rispetto alle sole percezioni. I progetti tuttavia progrediscono efficacemente, verso uno stadio avanzato dei lavori. Il 50% è già in fase esecutiva – si raddoppia rispetto al 25% del 2020 -, mentre il 28% dei comuni ha avviato almeno un progetto smart nell’ultimo triennio (50% nei centri urbani sopra i 15.000 abitanti). La percentuale sembra destinata a salire nel triennio 2022-2024. Qui, il 33% dei comuni intervistati dichiara di voler sicuramente investire nelle città intelligenti.

In quali applicazioni? La maggior parte dei progetti Smart City si concentra su:

  • sicurezza e controllo del territorio: 58%;
  • smart mobility: 57%;
  • illuminazione pubblica: 56%.
tavolo di lavoro Smart City: i progetti al 2021
Fonte: Ricerca del Tavolo di Lavoro Smart City – Osservatorio Digital Innovation Politecnico di Milano

I principali ostacoli ai progetti smart city

Finora abbiamo parlato di crescita, ma le criticità non mancano. Il tavolo di lavoro Smart City parla soprattutto di mancanza di competenze, indicata dal 47% dei comuni. Il dato è comunque in miglioramento, rispetto al 63% del 2020. A seguire, c’è la barriera delle risorse economiche, nel 43% delle risposte. Minore peso per complessità burocratiche (24%), difficoltà di coordinamento con altri attori (14%) e resistenze interne al comune (9%).

“Nonostante la generale diminuzione negli ostacoli, il livello insufficiente di competenze rimane una problematica importante – spiega Giulio Salvadori, direttore del tavolo di lavoro Smart City -. In quanto influisce in maniera significativa su altri fattori di sviluppo di iniziative smart. In particolare, se da un lato crescono i finanziamenti, grazie anche al Pnrr, si registrano in parallelo difficoltà legate all’utilizzo delle risorse e dovute a competenze interne insufficienti”.

Sinergie cercasi

Lo scarso livello di competenze incide anche sulle capacità di coordinamento dei singoli enti locali. Il 48% dei comuni con più di 15.000 abitanti cerca infatti sinergie con altri enti in fase di avvio di progetti Smart City. Cosa che non avviene nei centri più piccoli, dove la percentuale scende al 22%.

Sugli obiettivi futuri, tuttavia, i comuni digitali hanno le idee abbastanza chiare. Spiccano:

  • migliorare i servizi e la qualità della vita dei cittadini: 69%;
  • puntare alla sostenibilità ambientale: 35%;
  • ridurre i costi amministrativi: 27%.

Molto sentita, anche la volontà di accrescere le collaborazioni con altre amministrazioni locali per sviluppare città connesse.

6 passi per realizzare città data-driven

Al cuore di ogni progetto di Smart City, ci sono i dati. Le soluzioni integrate e connesse raccolgono infatti una grandissima quantità di informazioni: dalle abitudini dei cittadini ai consumi energetici, fino al monitoraggio del territorio. La loro corretta analisi può generare valore ed essere utilizzata per migliorare la vita dei cittadini. Tuttavia, il 40% dei partecipanti alla survey non sfrutta ancora adeguatamente quanto raccolto. Il 33% ha intenzione di farlo in futuro, riconoscendone l’importanza strategica e dando segnali positivi per i prossimi anni.

Tavolo di lavoro smart city: come si valorizzano i dati raccolti

Come sfruttare meglio i dati? Il tavolo di lavoro Smart City ha identificato 6 modalità di valorizzazione, implementabili da soggetti pubblici e privati. I passaggi chiave sono:

  • ottimizzazione dei processi: migliorare i processi nei singoli ambiti applicativi, con ricadute in termini di aumento di riduzione di tempi e costi) e di efficacia (es. fare manutenzione preventiva sull’illuminazione pubblica);
  • supporto alla definizione di politiche pubbliche: usare i dati nei processi decisionali, cercando di renderli più consapevoli, puntuali ed efficaci, ideando progetti urbani in linea con le reali esigenze (es. usare dati sulla mobilità delle aziende di bike sharing per migliorare la viabilità);
  • nuova generazione di prodotti/servizi: sviluppo di versioni migliorative di un certo prodotto o servizio, per esempio sfruttando i dati raccolti da sperimentazioni o progetti pilota per selezionare i servizi più apprezzati dagli utenti e integrarli nella propria offerta;
  • personalizzazione di prodotti/servizi: implementare una tendenza che si sta già rafforzando per esempio in ambito assicurativo (es. kit per monitorare veicoli e persone) e sanitario (es. invio di un medico, farmaci a domicilio o monitoraggio di specifici parametri con invio di alert);
  • monetizzazione diretta dei dati: un’azienda può decidere di vendere i dati raccolti a soggetti terzi, generando una nuova fonte di ricavi (es. un’azienda che realizza sistemi di climatizzazione connessi potrebbe vendere i dati raccolti a enti pubblici e gestori di proprietà per ottimizzare la qualità dell’aria in città);
  • advertising: pratiche di profilazione dei cittadini per proporre pubblicità mirata, utilizzando per esempio taxi e altri mezzi di trasporto come “cartelloni pubblicitari” in movimento, in grado di tenere traccia di chi osserva la pubblicità per poi raggiungere le persone via social.

A tutto ciò si unisce la Smart Control Room. Un centro di controllo operativo che raccoglie e integra i dati provenienti da tutti i sistemi installati nella città intelligenti. Li rende così disponibili agli amministratori per effettuare analisi predittive, simulazioni, e interventi mirati.

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Maria Cecilia Chiappani

Copywriter e redattore per riviste tecniche e portali dedicati a efficienza energetica, elettronica, domotica, illuminazione, integrazione AV, climatizzazione. Specializzata nella comunicazione e nella promozione di eventi legati all'innovazione tecnologica.
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