Smart City e Data Driven: l’importanza dei dati per lo sviluppo delle città

Le città intelligenti devono evolversi sulla base di informazioni e dati concreti, perciò urbanistica e politiche urbane si sviluppano secondo un approccio data driven
Data driven e centri urbani: come possono essere utili i dati?

Le città stanno cambiando, è un dato di fatto. I motivi sono molteplici, si modificano le abitudini e il modo di vivere delle persone, nascono nuovi bisogni, subentrano nuove problematiche da risolvere. Infatti, che si tratti di combattere i cambiamenti climatici o di innalzare il livello della qualità della vita delle persone, è inevitabile intervenire sui centri urbani, perché qui si concentrano la maggioranza della popolazione e delle attività umane. Questo significa che il tradizionale approccio alla progettazione urbanistica deve cambiare. Come? In questo momento la risposta è la tecnologia, vista non tanto come soluzione, ma come strumento per attuare nuove strategie. Oggi, se si parla di digital innovation in ambito urbano, si discute inevitabilmente anche di data driven.

Per essere intelligente, fornire servizi efficienti e gestire in modo avanzato le infrastrutture, una città deve necessariamente valutare necessità reali, dando risposte concrete. Per farlo, è fondamentale partire dai dati.

Data driven: l’importanza di raccogliere dati

Anche quando si parla di Smart City, ci si concentra spesso sulle azioni intraprese, sulle innovazioni tecnologiche o sui nuovi servizi introdotti, dando meno rilievo al perché si è arrivati ad una determinata conclusione. In realtà, in una città 4.0 l’approccio alla progettazione urbanistica e alla gestione urbana dovrebbe sempre essere data driven, ossia basato sull’analisi di dati e informazioni raccolti nello stesso centro urbano.

Prendere una decisione basata sui dati la rende teoricamente più efficace e rispondente alle necessità rilevate; allo stesso tempo l’analisi dei dati e l’uso di algoritmi avanzati permette di simulare situazioni attese o risultati altrimenti non prevedibili. I pianificatori delle città del futuro dovranno necessariamente avere confidenza con questi strumenti, al fine di valutare gli impatti di azioni e interventi in un sistema urbano sempre più complesso. Del resto, se le città cambiano è necessario che si evolvano anche gli strumenti urbanistici, nati in un momento storico differente da quello attuale e futuro.

Nel caso dell’approccio data driven, in realtà, si tratta di estendere l’analisi dei dati – già in uso – a situazioni più complesse. Infatti, siamo ormai tutti abituati a prendere decisioni in base ai dati disponibili, come ad esempio avviene quando si decide quale tragitto percorrere per raggiungere una certa destinazione in base all’analisi del traffico. Questa cultura di analisi e uso dei dati va estesa all’intera città e ai fenomeni che impattano sul suo funzionamento.

Riassumendo, quindi, le sfide delle amministrazioni e degli urbanisti sono l’estensione della cultura dell’approccio data driven, la capacità di analizzare grandi quantità di dati e sviluppare algoritmi e l’attenzione alla corretta gestione e protezione del dato.

Città evolvono in base al data driven

Come possono essere utili i dati?

Per favorire un approccio data driven è necessario ricorrere a tecnologie in grado di raccogliere e poi analizzare i dati. La raccolta dei dati può esser eseguita in moltissimi modi, ad esempio installando sensori sui lampioni e in corrispondenza delle infrastrutture urbane o negli edifici, anche se, potenzialmente, ogni oggetto o dispositivo connesso in rete diventa una possibile fonte di raccolta dati. Immaginando di realizzare una rete di sensoristica che copre l’intero territorio urbano, è poi possibile ragionare sui possibili risvolti utili e concreti.

Iniziando dal monitoraggio, ad esempio, potrebbe essere interessante la possibilità di mantenere sotto controllo in modo costante lo stato di salute delle infrastrutture urbane, come strade, rete fognarie e sistemi di distribuzione dell’energia. Raccogliere dati e analizzarli permette non solo di intervenire in modo immediato al momento in cui si riscontra una problematica, ma anche di prevenire guasti, malfunzionamenti o danni, grazie ad una manutenzione periodica ordinaria e mirata.

Altri fattori monitorabili tramite appositi sensori sono l’inquinamento atmosferico e acustico, così da fornire informazioni sufficienti per salvaguardare l’ambiente urbano.

Sensoristica e dati aiutano anche in caso di situazioni di emergenza, raccogliendo e diffondendo informazioni in tempo reale. Anche lo studio di nuovi servizi deve essere basato su un approccio data driven, ad esempio analizzando le abitudini dei cittadini, il loro modo di muoversi e di vivere la città. Nascono da qui una serie di possibilità in ambito trasporti, gestione del traffico, sicurezza, disegno e sviluppo di spazi verdi e pubblici. I dati possono aiutare anche in una gestione più efficiente dei sistemi energetici e idrici, distribuendo le risorse dove e quando servono, senza sprechi o malfunzionamenti.

In sostanza, si studia e governa la città dando risposte (basate sui dati) a domande come: dove vanno le persone? Come e quando si spostano? Che zone sono più o meno frequentate? Dove ci sono criticità in termini di sicurezza? Quali infrastrutture sono utilizzate? Cosa cercano le persone? Che strumenti utilizzano? Quali servizi sono poco usati e quali eccessivamente sotto pressione per le richieste? E così via.

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Gaia Mussi

Laureata in Progettazione Tecnologica e Ambientale, da sempre appassionata ai temi della sostenibilità e della tecnologia. Collabora come copywriter con portali, magazine e aziende per la creazione di contenuti inerenti il campo dell’edilizia, della sostenibilità e del risparmio energetico

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