Quanto sono digitali le città italiane? Risponde, tra conferme e novità, la classifica di ICity Rank 2021. Il “termometro” annuale dei 107 capoluoghi di provincia torna infatti a misurare i processi di innovazione smart avviati dalle amministrazioni comunali con una certezza in più: la pandemia ha accelerato la trasformazione digitale dei centri urbani.
Tuttavia, dopo la spinta dell’emergenza, il 2021 si è trasformato in un anno di sostanziale assestamento. Anzi, di polarizzazione: da una parte troviamo le città che hanno continuato a sviluppare un’innovazione sistemica, dall’altra una grossa fetta di realtà locali sta rallentando l’ascesa digitale.
Come ogni anno, l’indagine di FPA valuta il posizionamento dei comuni ottenuto dalla media aritmetica di 8 indici settoriali frutto della sintesi di 36 indicatori. Parliamo di: servizi pubblici online, app municipali, integrazione delle piattaforme digitali, utilizzo dei social media, rilascio degli open data, trasparenza, reti wifi pubbliche e tecnologie IoT.
Le città italiane che meglio soddisfano i parametri sopra elencati sono:
Seguono i comuni di Reggio Emilia, Palermo, Venezia, Pisa, Genova, Rimini, Brescia, Cremona, Prato, Bari, Bolzano e Verona. “Le prime 22 città della classifica sono le città digitali – spiega il direttore generale di FPA Gianni Dominici -. Quelle che utilizzano in modo diffuso, organico e continuativo le nuove tecnologie nelle attività amministrative, nell’erogazione dei servizi, nella raccolta ed elaborazione dati, nell’informazione, nella comunicazione e nella partecipazione. Sono città che possono diventare piattaforma, creando le condizioni per lo sviluppo economico e sociale dei loro territori grazie al digitale”.
Dopo il primo blocco della classifica, troviamo una fascia intermedia che copre la maggioranza dei capoluoghi italiani. Qui si registrano posizionamenti alti o bassi a seconda dei settori. Pavia, Siena, Piacenza, Napoli, Lecce, Vicenza, Padova, Ravenna e un’altra sessantina di città sono “in evoluzione”. Ovvero, secondo gli analisti di ICity Rank 2021, possono migliorare i risultati in tutti gli indici di digitalizzazione.
In coda, invece, una ventina di capoluoghi che arretrano: Caltanissetta, Potenza, Fermo, Teramo, Chieti, Catanzaro, Crotone, Benevento, Cosenza, Rieti, Trapani, Caserta, Nuoro, Foggia, Agrigento, Avellino, Carbonia, Isernia ed Enna.
Firenze vince la classifica con 937 punti nell’indice di trasformazione digitale. Il capoluogo toscano brilla soprattutto nel campo degli open data, del wifi, delle tecnologie di rete e delle app per i servizi pubblici. Segue Milano a quota 878 punti e ottime performance negli open data, nei servizi online, e nell’indice di “apertura”. Bologna (854 punti) si rafforza invece nei social media e nell’IoT.
Le rilevazioni effettuate periodicamente da FPA sui portali open data dei capoluoghi confermano un quadro piuttosto polarizzato. Pochi top performer rilasciano molti dataset, mentre un ampio numero di città che mostrano ancora un impegno basso o nullo in questo versante. Per 43 comuni non è stato possibile rintracciare la pubblicazione di dataset e dei 64 comuni attivi, solo 52 pubblicano almeno un file in formato interoperabile. Milano, Palermo e Pisa si collocano al vertice della graduatoria seguite a brevissima distanza da Firenze. Lecce, Reggio Emilia e Udine affiancano Pisa come città non metropolitane; Bologna, Torino e Roma Capitale completano la top 10 di questo indice.
L’accesso online ai servizi comunali ha “dominato” la trasformazione digitale in tempo di pandemia. In particolare, lo sportello unico per le attività produttive è attivo quasi ovunque e i certificati anagrafici online sono ormai una prassi per 77 comuni. Crescono anche le possibilità di pagare digitalmente tasse, imposte e canoni mentre restano indietro le pratiche legate a cambio di indirizzo o di residenza.
Geograficamente, vincono Bergamo, Cremona, Verona e Piacenza. Milano, Bari e Palermo sono i tre capoluoghi metropolitani della classifica e tra le migliori dieci città figurano anche i capoluoghi intermedi Pisa, Modena e Pavia.
L’indice sintetico percentuale di copertura evidenzia una crescita importante delle app pubbliche tra 2019 e 2020, proseguita in misura meno rilevante nel 2021. I settori più performanti sono:
Sono sette le città che raggiungono il punteggio massimo: due capoluoghi metropolitani (Napoli e Firenze) e cinque città intermedie (Modena, Padova, Parma, Reggio Emilia e Trento). Seguono Milano, Roma e Torino.
Il numero di capoluoghi dove si possono identificare wi-fi ad accesso pubblico è progressivamente cresciuto negli ultimi anni. Restano tuttavia grandissime differenze nella consistenza di queste reti in rapporto alla popolazione e alla superficie. Ma c’è disomogeneità anche nelle modalità di comunicazione della presenza di queste opportunità nei siti istituzionali.
Solo 29 città segnalano su mappe navigabili i punti di accesso e forniscono indicazioni chiare per l’attivazione. Firenze si riconferma al vertice della graduatoria, precedendo Bergamo e Cagliari. Bologna, Milano, Venezia e Roma sono gli altri capoluoghi metropolitani al vertice, mentre Trento, Brescia e Modena completano il quadro dei centri intermedi.
Salgono le amministrazioni comunali orientate alla raccolta smart dei rifiuti, attraverso tecnologie digitali come i contenitori stradali dotati di sistemi di identificazione o i sacchi di raccolta dotati di codici/microchip. La rete di illuminazione pubblica è un’altra importante infrastruttura abilitante per le “responsive city”. Il numero di città con smart lighting urbano è salito da 17 nel 2017 (dato Istat) a 35 nel 2021. La classifica dell’IoT cittadino è guidata da Bolzano e Firenze, ma si posizionano bene anche Bologna, Brescia, Cuneo, Mantova e Parma.
Guardando ICity Rank 2021, è difficile non notare il sistematico ritardo digitale dei capoluoghi meridionali. Confrontando infatti il punteggio medio delle città del Mezzogiorno con quello nazionale si vede uno scarto complessivo di circa il 25%, che supera il 40% in ambiti come gli open data e il wifi pubblico.
Ma qualcosa si muove anche al Sud: oltre a Cagliari al 9° posto, troviamo Palermo al 12°, con il massimo dei voti negli open data. In ventesima posizione c’è Bari, che eccelle soprattutto nell’apertura e nei servizi online. Da segnalare anche il recupero di Napoli (26°posto), che scala 11 posizioni grazie al massimo dei voti nelle app municipali e il buon piazzamento nei social, e di Messina, che recupera quasi 30 “gradini” in classifica generale.
Alla luce di tutto questo, cosa ci dicono esattamente i risultati di ICity Rank 2021? Secondo gli esperti la maggiore concentrazione delle capacità digitali in poche “mani” non va demonizzata. In contesti diversi da quello della pubblica amministrazione, è fisiologico che nelle fasi di trasformazione il dinamismo innovativo sia distribuito in modo non uniforme. Tuttavia, quando si parla di istituzioni pubbliche non si può adottare il paradigma della “distruzione creativa” che regna nel privato. Qui, chi non innova non può essere sostituito da chi è stato capace di farlo: un’istituzione che resta indietro resta in campo, a discapito dei cittadini e di tutta la società.
Serve dunque trovare il giusto equilibrio tra il sostegno che meritano le città digitali di punta, perché stiano al passo con le altre big europee, e la creazione di nuovi meccanismi per facilitare il trasferimento di questi risultati a tutte le altre.