La Commissione europea ha presentato la valutazione sugli obiettivi climatici al 2040. Bruxelles ha raccomandato di ridurre le emissioni nette di gas serra dei Paesi Membri del 90% entro il 2040 rispetto al 1990. Il tutto nell’ottica di arrivare alla neutralità climatica al 2050, realizzando un percorso virtuoso che deve coinvolgere in maniera trasversale tutti i settori, senza eccezioni. Tra i comparti che devono rivestire un ruolo di primo piano c’è sicuramente quello dell’edilizia. Questo settore rappresenta il 36% delle emissioni di gas serra e il 42% dell’energia consumata nell’Unione Europea. Puntare su edifici green è dunque una priorità, ma con quali investimenti? Quale strategia?
In quest’ottica il perno su cui far leva per decarbonizzare il comparto e accelerare l’efficientamento degli edifici è un’attuazione efficace della revisione della direttiva sulla prestazione energetica edilizia. La Direttiva Case Green prevede, tra i vari punti, che tutti i nuovi edifici in UE siano a emissioni zero entro il 2030, data che scende al 2027 per tutti gli edifici pubblici. A ciò si aggiungono standard minimi di efficienza a livello UE per favorire un aumento del tasso di ristrutturazione degli edifici poco performanti.
Si tratta di obiettivi particolarmente importanti se considerati anche nell’ottica di promuovere maggiore resilienza nei confronti degli effetti del cambiamento climatico.
Strutture come scuole, uffici e abitazioni – centri nevralgici della vita di tutti i giorni – devono infatti essere salubri e ridurre al minimo i consumi energetici, anche in condizioni climatiche che vedono temperature estreme. In questo contesto l’efficienza energetica riveste un ruolo cruciale, sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista economico. Avere edifici green significa infatti per i cittadini avere meno costi energetici, un tema chiave alla luce dei recenti eventi geopolitici.
I centri propulsori di questo percorso virtuoso legato alla transizione ecologica del settore edilizio sono le città. Ad Amsterdam, ad esempio, sono in atto una serie di iniziative per promuovere l’utilizzo capillare di materiali isolanti di origine biologica – frutto di filiere circolari – per le ristrutturazioni nel settore dell’edilizia privata e sociale.
Nello specifico l’obiettivo è fornire dati concreti sui vantaggi legati all’uso di materiali come cellulosa, erba, canapa, fibra di legno, cotone, canna, paglia e lino, sia in termini di risparmi possibili, sia in termini di comfort, sia in termini di benefici per la salubrità degli ambienti.
Un altro esempio virtuoso di sostenibilità legato al settore edilizio è quello di Stoccolma e in particolare di un’iniziativa legata alla zona di Kollkajen, dove arrivano le navi. Il progetto ha previsto una riqualificazione edilizia in cui i fornitori dei diversi materiali utilizzati hanno messo a disposizione rilevazioni sulla tossicità dei loro prodotti, garantendo la sicurezza da un punto di vista ambientale.
Inoltre è stata formata una squadra di professionisti per valutare l’adozione di soluzioni di ultima generazione. Attualmente nella zona, che vede un’elevata concentrazione di infrastrutture green e di progetti per la gestione circolare delle acque piovane, risiedono circa 7000 persone.
A Nantes infine sono state realizzate delle iniziative per fornire ai proprietari degli edifici servizi di orientamento alla ristrutturazione completa. Tra le varie azioni messe in campo ci sono il miglioramento delle competenze professionali e la creazione di guide di riferimento per le gare d’appalto.
Nell’ambito di questi percorsi vengono illustrate best practice green incentrate sulla collaborazione tra sindaci, architetti, project manager, società di ingegneria e cittadini.
Tra queste c’è ad esempio, il “Grand débat: Fabrique de nos villes” un’iniziativa per la condivisione di idee, che ha coinvolto oltre 30.000 cittadini e professionisti con l’obiettivo di realizzare una tabella di marcia comune per rendere l’edilizia della città di Nantes più sostenibile.