Materiali riciclati dallo smaltimento del fotovoltaico

L’età media dei pannelli fotovoltaici si sta alzando e il tema del riciclo è sempre più interessante, tanto che nei prossimi anni saranno sempre di più le opportunità di business
smaltimento dei pannelli fotovoltaici

L’economia circolare è un modello economico pensato per garantire la possibilità di una crescita sostenibile anche in futuro. I rifiuti e gli scarti sono ridotti il più possibile, grazie alla loro rivalorizzazione e al reinserimento nel ciclo produttivo.

L’economia circolare nell’edilizia

Questo approccio, applicato all’edilizia, assume un valore particolarmente significativo, in quanto il settore produce ogni anno tonnellate di scarti ed è responsabile di quasi il 30% dei rifiuti europei. Introdurre l’economia circolare in edilizia, quindi, avrebbe dei benefici enormi in termini ambientali, ma è necessario ripensare i processi e i prodotti stessi. Il processo di trasformazione, probabilmente, non è ancora maturo, ma le opportunità sono molte e tutte da cogliere e sviluppare. Non sono esclusi, da questo cambiamento, gli impianti per la produzione di energia rinnovabile, come il fotovoltaico.

L’evoluzione della tecnologia, infatti, ha portato ad una sempre maggior installazione di potenza fotovoltaica e, stimando un vita media di un pannello di circa 20-25 anni, nei prossimi decenni assisteremo ad una intensa crescita della quantità di pannelli da smaltire. Basti pensare che a fine 2019 il GSE ha stimato la presenza di circa 880 mila impianti solo nel nostro Paese.

Lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici

I pannelli fotovoltaici sono RAEE, Rifiuti di Apparecchiature Elettriche o Elettroniche, e il loro smaltimento deve essere eseguito secondo quanto definito dal D.Lgs. 49 del 14 marzo del 2014, che recepisce la Direttiva 2012/19/EU.

Gli impianti domestici, non superiori ai 10 kW, devono essere portati in appositi Centri di Raccolta, il cui elenco è disponibile sul sito istituzionale del Centro Coordinamento RAEE. È responsabilità del Centro di riferimento individuato occuparsi della gestione dei pannelli. Avvenuto lo smaltimento è compito del Responsabile dell’impianto (il proprietario) comunicarlo al GSE tramite apposita modulistica. Anche gli interventi di sostituzione effettuati durante il periodo di incentivazione devono essere adeguatamente comunicati.

Per lo smaltimento degli impianti professionali è necessario trasferire i pannelli in impianti di trattamento tramite soggetti autorizzati al trasporto e trasmettere informazioni a riguardo al GSE, allegando anche copia del formulario di identificazione del rifiuto (FIR). Inoltre, per gli impianti professionali che devono essere completamente dismessi, c’è la possibilità di richiedere al GSE di occuparsi interamente di tutte le operazioni gestione del pannello alla fine del suo ciclo di vita. I costi dello smaltimento sono a carico dei produttori, a meno che si tratti di impianti professionali superiori a 10 kW ed entrati in funzione prima del 12 aprile del 2014.

pannelli fotovoltaici

Quali sono i materiali riciclati del fotovoltaico?

Uno smaltimento corretto dei pannelli fotovoltaici, oltre ad evitare la dispersione di sostanze potenzialmente inquinanti nell’ambiente, permette di poter recuperare il più possibile i materiali riciclabili.

I pannelli fotovoltaici sono composti in modo differente a seconda della tipologia di pannello, ma la più diffusa è quella dei moduli in silicio, ovvero dei “sandwich” composti di vetro, pellicola EVA, silicio, collegamenti elettrici in rame, Tedlar e alluminio. Si tratta, quindi, principalmente di materiali riciclabili e potenzialmente preziosi. I vari strati sono tra loro uniti tramite un processo di laminazione, che richiede specifiche fasi di trattamenti per poter recuperare i materiali alla fine del ciclo di vita del pannello.

Materiali come il vetro, il silicio, il rame, l’alluminio e la plastica possono essere recuperati senza che vi siano particolari rischi per l’ambiente, anche se diversi ambientalisti sottolineano come la presenza di tracce di materiali come l’argento e il piombo potrebbero complicare la situazione. A tal proposito è importante sottolineare che la nuova tecnologia sta man mano abbandonando l’utilizzo di questi materiali, già molto limitato.

Le tecniche di riciclo

Esistono oggi diverse tecniche di riciclo, anche se nessuna è ancora stata applicata a scala industriale per la mancanza di quantitativi importanti di rifiuti fotovoltaici. I processi più diffusi prevedono la rimozione di tutte le componenti asportabili, come telai in alluminio, cavi e scatole di giunzione, per poi procedere con la frantumazione e macinazione dei pannelli, per poi separare i vari materiali a seconda della loro densità attraverso appositi macchinari. Questa tecnica richiede un investimento contenuto anche se non è la più efficace. Ad esempio, la delaminazione permette di separare in modo più preciso i vari componenti del modulo, ma risulta conveniente su grandi quantità di materiale.

Una delle tematiche che ha attirato attenzione e studi negli ultimi anni è il recupero del silicio, per il quale ENEA ha anche intrapreso una collaborazione con il consorzio italiano Ecodom. Altro progetto di ENEA è Resielp, che si è posto l’obiettivo di costruire un impianto zero waste per recuperare i materiali contenuti nei pannelli fotovoltaici.

Per quanto riguarda i pannelli a film sottile, invece, questi si caratterizzano per la presenza di materiali più critici per l’ambiente, come il Cadmio e il Tellurio. Questi pannelli, però, rappresentano solo una minoranza sul totale del parco installato e sono state messe a punto apposite tecniche per un sistema di riciclo dedicato.

Più del 90% è riciclabile

Al di là delle tecniche utilizzate, oggi si riesce a riciclare più del 90% del peso di un pannello fotovoltaico, ma emerge la necessità di continuare a sviluppare nuove tecniche, sempre più efficaci, per ridurre al massimo l’impatto ambientale dei sistemi per la produzione di energia rinnovabile. Si aprono, quindi, interessanti opportunità di business. Infatti, secondo l’Irena (Agenzia internazionale per le energie rinnovabili) nel 2050 l’applicazione dell’economia circolare al mondo del fotovoltaico potrebbe portare a benefici per 15 miliardi di dollari, con la possibilità di dar vita a 2 miliardi di nuovi pannelli.

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Gaia Mussi

Laureata in Progettazione Tecnologica e Ambientale, da sempre appassionata ai temi della sostenibilità e della tecnologia. Collabora come copywriter con portali, magazine e aziende per la creazione di contenuti inerenti il campo dell’edilizia, della sostenibilità e del risparmio energetico
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