Mobilità elettrica: l’impatto dell’Inflation Reduction Act in Europa

L'Inflation Reduction Act (IRA) degli Stati Uniti ha cambiato le regole del gioco Come risponde l’Europa per potenziare la filiera industriale dell’auto elettrica e della produzione di batterie agli ioni di litio?
Mobilità elettrica: come influisce l'inflation Reduction Act?

L’Europa ha una delle normative sul clima più ambiziose al mondo. Tuttavia è necessario che queste regole si inseriscano nella cornice di un solido apparato industriale per dare i loro frutti. Solo in questo modo i Paesi Membri potranno promuovere azioni efficaci per tradurre i presupposti virtuosi della transizione ecologica – in cui le tecnologie per le rinnovabili e la mobilità elettrica rivestono in un ruolo di primo piano – in vantaggi economici concreti, puntando su una catena del valore altamente strutturata. In quest’ottica è fondamentale capire quale ruolo riuscirà a giocare l’Unione Europea nella corsa globale per guidare questa trasformazione green e quali strumenti saranno necessari per dare una sterzata alla sua industria verde. A tracciare questo quadro è un report – focalizzato sul settore della mobilità elettrica – realizzato da Transport & Environnement, associazione di ONG con sede a Bruxelles che promuove il trasporto sostenibile a livello europeo. Lo studio analizza in particolare il potenziale della filiera industriale dei Paesi UE nel comparto delle auto elettriche, alla luce dell’impatto dirompente dell’Inflation Reduction Act (IRA) varato dagli Stati Uniti nell’agosto del 2022.

Inflation Reduction Act sugli equilibri globali

Nello specifico, secondo l’analisi di T&E, l’Inflation Reduction Act è stato un vero e proprio booster per l’industria del comparto della mobilità elettrica degli USA. “In pochi mesi dal lancio – si legge sul sito dell’associazione. – gli investimenti in fabbriche di batterie, e veicoli elettrici sono esplosi in Nord America. Ciò è avvenuto in risposta al requisito in base al quale, per poter applicare l’intero credito d’imposta sui veicoli elettrici, il 40% dei metalli delle batterie deve provenire dagli Stati Uniti e metà di tutti i componenti delle batterie debbano essere prodotte in Nord America a partire dal 2024”.

Uno scenario di questo tipo, secondo T&E, dovrebbe rappresentare un input per l’UE a intervenire per snellire le regole sugli aiuti di Stato per l’erogazione delle risorse finanziarie alle industrie del settore dell’’emobility, spesso caratterizzata da processi di approvazione molto lenti e burocratici.

“L’Unione Europea – spiega l’associazione – dovrebbe introdurre un’agenda di semplificazione in ottica green, in modo che ad esempio la costruzione di un impianto di batterie per veicoli elettrici non richieda lo stesso tempo di realizzazione una centrale a carbone”.

Il Fondo di sovranità europeo

Tuttavia, la semplificazione nelle norme per l’erogazione degli aiuti di Stato da sola non è sufficiente a controbilanciare l’accelerazione data dagli Stati Uniti. Si verrebbe infatti a creare un divario in termini di disponibilità di risorse tra i Paesi UE con meno disponibilità di risorse e quelli più ricchi, come ad esempio la Germania, che non sempre però si caratterizzano per il più alto potenziale legato alla disponibilità di rinnovabili o di materiali necessari alla filiera della mobilità elettrica.

Per queste ragioni, sottolinea T&E, il Fondo di sovranità europeo (FSE), annunciato dalla presidente della commissione europea Von Der Leyen e finalizzato a sostenere la politica industriale green UE, dovrebbe diventare “la spina dorsale della politica industriale verde dell’Unione Europea”. L’Europa, spiega infatti l’associazione, non può competere con Stati Uniti o Cina senza “un forte braccio finanziario” a sostegno delle proprie ambizioni industriali green.

Potenziale del UE su batterie e metalli critici

Tra le filiere industriali ad alto potenziale, su cui l’UE dovrebbe puntare attraverso una robusta politica industriale, ci sono in particolare quelle delle batterie e dei metalli critici. Secondo una stima di T&E, l’Europa potrebbe far fronte in maniera autonoma al 100% della domanda interna di celle per le batteria agli ioni di litio già dal 2027.

Ricaricare auto elettrica

Anche per quanto riguarda i componenti della batteria, i due terzi di tutto il materiale attivo del catodo (la parte più preziosa della batteria che contiene metalli come cobalto e nichel) potrebbero essere prodotti in Europa già entro il 2027, con progetti più grandi in Germania, Polonia e Svezia.

Riciclo delle batterie, un settore promettente

L’associazione evidenzia infine anche “un notevole potenziale” in termini di riciclo delle batterie. Nello specifico, i materiali disponibili per il riciclo ottenibili da batterie a fine vita, provenienti da fabbriche di batterie europee, potrebbero soddisfare almeno l’8-12% del fabbisogno di metalli critici nel 2030, di cui un decimo di tutto il cobalto, il 7 % di nichel e il 6% di litio.

Anche se le percentuali non sono enormi, spiega T&E, queste quantità possono comunque aiutare le aziende europee alle prese con carenze di questi materiali.

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Monica Giambersio

Giornalista professionista e videomaker. Da anni si occupa di energia e transizione ecologica
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