Gli investimenti realizzati fino ad oggi grazie al meccanismo del Superbonus hanno permesso di attivare una produzione nazionale aggiuntiva per un valore totale pari ad oltre 115 miliardi di euro. Di questi i servizi tecnici connessi sono pari a 79,7 mld di euro (effetto diretto), una cifra a cui si aggiungono i 36 mld di euro di produzione attivati in altri settori del sistema economico connesso alle componenti dell’indotto (effetto indiretto). A scattare questa fotografia è uno lo studio “Ecobonus e superbonus per la transizione energetica del Paese”, realizzato dal Censis in collaborazione con Harley&Dikkinson e la Filiera delle Costruzioni. La ricerca analizza in modo capillare i benefici attivati dal Superbonus.
Il rapporto prende in esame le diverse finalità degli incentivi fiscali quali:
In particolare, vengono analizzati i benefici attivati legati all’ambito fiscale, occupazionale e ai comparti dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale.
Per quanto riguarda, in particolare, ciò che concerne l’impatto in ambito fiscale, il report sottolinea che la consistente spesa legata al Superbonus si sia tradotta in un aumento importante del gettito fiscale. “Proprio nel 2022 – si legge nel report – il Mef registra un rilevante incremento del gettito rispetto all’anno precedente (c.d. extra gettito), pari all’11% tra gennaio e settembre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”. Secondo l’analisi è pertanto verosimile che questo scenario sia legato alla consistente mole di lavori attivati in edilizia negli ultimi 12 mesi, che hanno contribuito almeno in parte alla formazione dell’extra-gettito.
Lo studio del Censis sottolinea, inoltre, che, la produzione consistente attivata dal Superbonus abbia portato a degli effetti moltiplicativi positivi sulle spese dello Stato. Nello specifico, “il gettito fiscale derivante da tale produzione aggiuntiva inciderebbe per circa il 70% della spesa a carico dello Stato”. In concreto ciò si tradurrebbe nel fatto che 100 euro di spesa per incentivo, costerebbero in modo effettivo allo Stato 30 euro, ridimensionando in questo modo il valore reale del disavanzo generato dall’incentivo stesso.
Gli effetti positivi del Superbonus si sono fatti sentire anche dal punto di vista occupazionale. In particolare, lo studio traccia un quadro del settore costruzioni in cui contestualizza il dato relativo all’impatto della misura. Dai dati emerge come, nello specifico, nel 2021, il valore aggiunto delle costruzioni sia aumentato del 21,3% rispetto all’anno precedente. Nel Mezzogiorno, in particolare, la crescita è stata pari al 25,9%, mentre nel Nord-Ovest il dato si è attestato al 22,8%. Numeri più contenuti hanno caratterizzato invece il Centro (16,3%) e il Nord-Est (18,5%).
In questo scenario, il report del Censis stima che l’impatto occupazionale del Superbonus per l’intero periodo agosto 2020-ottobre 2022 sia stato pari a 900.000 unità di lavoro, tra dirette e indirette. “Particolarmente rilevante – si legge in una nota – è stato l’impatto del solo periodo compreso tra gennaio e ottobre 2022, in cui si stima che i lavori di efficientamento energetico degli edifici abbiano attivato 411.000 occupati diretti (nel settore edile, dei servizi tecnici e dell’indotto) e altre 225.000 unità indirette”.
Tra i benefici attivati, il report analizza l’impatto del Superbonus in termini di miglioramento dell’efficienza energetica e di riduzione delle emissioni inquinanti. Per quanto riguarda l’efficienza energetica, dai dati emerge come, nello specifico, l’incremento medio del valore immobiliare delle unità abitative che hanno beneficiato della riqualificazione energetica può essere stimato tra il 3% e il 5%, a seguito di un salto di classe energetica dell’immobile.
Il Censis stima che, sulla base dei dati disponibili, la spesa legata alla misura, pari a 64 miliardi di euro al 30 novembre, generi un risparmio di 11.700 Gwh/anno, che corrispondono a 1,1 miliardi di metri cubi di gas.
Sul fronte della riduzione dell’inquinamento legata ad interventi realizzati grazie al Superbonus, il report parla invece di 1,4 milioni di tonnellate di mancate emissioni, che contribuiscono in modo importante alla riduzione dell’impronta ecologica del patrimonio edilizio italiano.