Puntare sulle rinnovabili per aumentare l’autonomia energetica

Lo studio di The European House – Ambrosetti e A2A analizza il contributo delle rinnovabili per ridurre le importazioni di energia del nostro Paese
Rinnovabili e fotovoltaico per autonomia energetica

La guerra in Ucraina ha posto drammaticamente al centro dell’agenda internazionale il tema dell’approvvigionamento energetico e della diversificazione delle fonti finalizzata alla riduzione della dipendenza dalle importazioni del gas russo. Dallo scoppio del conflitto i prezzi delle bollette sono sempre più elevati e stanno mettendo in ginocchio famiglie e imprese, rendendo la questione energetica una priorità del Governo italiano, nonché uno dei temi caldi su cui si gioca la campagna elettorale in vista del voto del 25 settembre.

In questo contesto sfruttare il contributo delle energie rinnovabili, puntando sulla crescente elettrificazione dei consumi e sull’efficientamento energetico, potrebbe fare la differenza. L’energia ottenuta da acqua, vento, sole (ma anche quella ricavata dai rifiuti) potrebbe infatti permettere di ottenere un livello di autonomia energetica pari al 58,4%, ovvero 35,9 punti percentuali in più rispetto a quelli registrati attualmente. Si tratta, nello specifico, di un valore triplo rispetto a quello attuale, che corrisponde inoltre a un incremento quattro volte superiore rispetto a quello ottenuto negli ultimi 20 anni dal nostro Paese.

A scattare questa fotografia è il recente studio “Verso l’autonomia energetica italiana: acqua, vento, sole, rifiuti le nostre materie prime”, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con A2A. Obiettivo della ricerca è fornire dei dati concreti sull’impatto positivo che una valorizzazione adeguata delle fonti rinnovabili, presenti nelle diverse regioni del nostro territorio, può dare all’autonomia energetica dell’Italia.

Autonomia energetica: l’Italia è quintultima in UE

La questione è di primaria importanza se si considera che, in base all’indice realizzato da The European House – Ambrosetti, il nostro Paese ha la più bassa autonomia energetica in Ue, piazzandosi al quintultimo posto davanti solo a Malta (2,7%), Lussemburgo (5,0%), Cipro (7,2%) e Belgio (22,4%). Riusciamo infatti a produrre sul nostro territorio solo il 22,5% dell’energia consumata, mentre la media europea si attesta al 39,5%.

Verso L'autonomia energetica
Autonomia energetica: la situazione europea – elaborato da The European House – Ambrosetti – Fonte A2A

Tuttavia, se si considera il processo di miglioramento messo in atto per promuovere l’autonomia energetica la situazione si ribalta. L’Italia è, da questo punto di vista, uno dei Paesi più virtuosi, con una crescita di ben 9 punti percentuali tra il 2000 e il 2019. Numeri due volte superiori a quelli ottenuti dalla Francia, ferma a 3,7 punti, percentuali, e addirittura 4 volte superiori a quelli della Spagna, che invece registra solo un miglioramento di 1,8 punti percentuali. Si tratta di un risultato importante per il nostro Paese, legato a doppio filo allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (FER) sul nostro territorio: basti pensare che l’Italia è seconda in UE per disponibilità di fonti energetiche rinnovabili.

Il contributo per singolo settore

Ma qual è nello specifico il contributo che i singoli settori in cui si articola il comparto delle fonti rinnovabili possono dare allo sviluppo di un approvvigionamento energetico autoctono del nostro Paese? Se si considera il fotovoltaico, lo studio stima che le opportunità di sviluppo siano pari a 105,1 GW addizionali, quasi 5 volte la capacità installata odierna.

A livello territoriale un ruolo chiave per questo tipo di fonte energetica è rivestito da Lombardia, Sicilia e Puglia: queste regioni insieme rappresentano il 32% della potenza addizionale.

Passando all’eolico, invece, l’incremento di potenza installata arriva a 21,1 GW rispetto al valore registrato attualmente, ovvero quasi il doppio. In questo caso le regioni in prima linea sono, con 13,3 GW complessivi, Sicilia, Puglia e Sardegna, che insieme rappresentano il 63% del potenziale di sviluppo. Dulcis in fundo troviamo infine l’idroelettrico. Il repowering di impianti esistenti o lo sviluppo di nuovi impianti di mini-idroelettrico potrebbe portare un aumento di potenza di 3,3 GW, oltre il 20% della capacità idroelettrica oggi installata. A dare il maggiore contributo sarebbero Lombardia, Trentino-Alto Adige e Piemonte.

La valorizzazione dei rifiuti

La ricerca di The European House – Ambrosetti e A2A conclude il suo excursus sui settori su cui puntare per promuovere l’autonomia energetica con l’analisi del potenziale legato a una quarta risorsa: i rifiuti.

L’Italia può contare, sul recupero energetico di oltre 8 milioni di tonnellate di rifiuti (urbani e speciali) e fanghi di depurazione. Un quantitativo da cui si potrebbero generare oltre 7 TWh di energia elettrica, pari a circa il 2% dell’attuale fabbisogno annuale italiano di elettricità. Un’altra opportunità è quella legata allo sviluppo delle filiere circolari per la produzione di biometano.

Nello specifico dalla riconversione degli impianti di biogas attualmente esistenti e dalla valorizzazione della FORSU e delle biomasse di integrazione, l’Italia può produrre circa 6,3 miliardi di metri cubi di biometano. Questo quantitativo corrisponde a circa il doppio della produzione nazionale di gas, all’8% del consumo nazionale di gas e al 22% delle importazioni di gas dalla Russia.

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Monica Giambersio

Giornalista professionista e videomaker. Da anni si occupa di energia e transizione ecologica
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