Le rinnovabili italiane avanzano sotto il peso della burocrazia

L’Irex Annual Report 2022 sottolinea il buon andamento degli investimenti nel 2021 ma con gravi ritardi negli iter autorizzativi dei nuovi impianti rinnovabili
Irex Annual Report 2022: le rinnovabili italiane e la burocrazia

Eppur si muove. È un po’ quello che viene da pensare leggendo le analisi contenute nell’Irex Annual Report 2022, lo studio di Althesys che dal 2008 monitora il settore delle rinnovabili, analizza le strategie e delinea le tendenze future. Peraltro con una considerazione sorprendente in relazione al prossimo futuro, ovvero che gli investimenti non sono mai stati così attraenti in Italia poiché i margini delle aziende sono quasi raddoppiati in un anno, soprattutto a causa della corsa dei prezzi energetici.

Riflessione sugli investimenti corroborata dai numeri, se è vero che nel 2021 le imprese italiane li hanno effettuati con cifre non così lontane da quei 20 GW per tre anni chiesti a gran voce dal settore. Infatti, l’anno scorso sono stati previsti investimenti per 13,5 miliardi di euro (+48% rispetto al 2020) per una potenza di quasi 15 GW (+37%), a fronte di oltre 400 operazioni (+72%).

Rinnovabili: in stand-by il 70% dei progetti

Semmai, dall’andamento degli investimenti emerge un antico e grave problema che resta tuttora irrisolto, gli ostacoli della burocrazia amministrativa. Non si spiega altrimenti il fatto che l’anno scorso su 264 nuovi progetti eolici e fotovoltaici di scala industriale, ben 188 (oltre il 70%) risultavano ancora fermi al palo.

Un report, quello di Althesys, che è stato presentato dall’economista Alessandro Marangoni nel corso dell’evento “Il futuro dell’energia, tra le incertezze di oggi e gli scenari di domani”. Nel suo intervento lo studioso, che ha guidato il team di ricerca, ha sottolineato come “stiamo vivendo una congiuntura del settore energia nel quale dovranno convivere le esigenze del quotidiano con gli scenari futuri che l’Unione europea ha delineato”.

In particolare, nel ragionamento di Marangoni, sarà fondamentale tenere insieme due cose: “Da un lato la necessità di dotarci di forniture energetiche sicure a famiglie e imprese, peraltro già in crisi per la mancanza di materie prime, differenziando gli approvvigionamenti. Al contempo, dobbiamo liberare il potenziale delle rinnovabili che, finalmente, dovranno essere libere di crescere a tutta velocità”.

Il fotovoltaico resta leader

Tornando agli investimenti italiani nel 2021, il report evidenzia la forte ripresa post-pandemia per le aziende delle rinnovabili. Il fotovoltaico resta primo tra le tecnologie, con 8,4 GW e oltre 6 miliardi di euro. Quanto alle dolenti note, ovvero i ritardi autorizzativi, la situazione è ancora peggiore se si considerano le dimensioni energetiche delle iniziative, con poco più di 1,4 GW autorizzati contro gli 8,2 GW in attesa (appena il 18%). Nel fotovoltaico, a fronte di 60 impianti autorizzati, ce n’è quasi il triplo in attesa: 169 progetti. Musica che non cambia nell’eolico onshore dove, a fronte di circa 300 MW autorizzati, 1,2 GW sono in stand-by burocratico.

Il paradosso della situazione, evidenzia il report Irex, è che nonostante i rischi derivanti dall’iter autorizzativo investire nelle rinnovabili piace sempre di più. Malgrado gli aumenti dei costi delle materie prime, eolico e fotovoltaico sono sempre più competitivi e profittevoli, complici tre importanti fattori: gli obiettivi europei al 2030, la crisi ucraina e, soprattutto, l’impennata dei prezzi elettrici.

Fra le novità emerse nel 2021, lo studio di Althesys indica lo sviluppo dell’agrivoltaico. A frenarne l’espansione non riesce nemmeno il costo medio superiore di circa il 16% rispetto agli impianti tradizionali. Ciò nonostante, la redditività rimane positiva mentre soluzioni innovative consentono sinergie tra attività agricola ed energetica.

Le criticità che vanno affrontate

Elementi strategici per lo sviluppo delle rinnovabili sono anche le infrastrutture di rete e gli accumuli, che consentono di mantenere adeguato e in sicurezza il sistema elettrico, malgrado il crescente allaccio di impianti rinnovabili. Il report, però, segnala che la strategia di lungo termine del governo in materia di decarbonizzazione deve affrontare le criticità derivanti dalla riduzione delle forniture gas dalla Russia e quelle sulla tempistica del phase-out del carbone, che potrebbe impattare sulla supply security.

Possibili rimedi? Nel medio-lungo termine un contributo significativo dovrà arrivare dallo storage e da sistemi di demand response. Le risorse flessibili saranno cruciali per assicurare l’adeguatezza del sistema, a fronte di una sensibile crescita nel ricorso alle fonti rinnovabili non programmabili.

Infine, il report si sofferma su un altro grande trend che riguarda tutta l’Europa, lo sviluppo dell’idrogeno verde, ritenuto però una “scommessa”, con una sostenibilità economica non scontata nonostante il mutato scenario energetico. Nel dettaglio, nel nostro continente sono 211 le iniziative mappate dallo studio e oltre 200 le imprese coinvolte. Ma ad oggi soltanto pochi di questi progetti hanno concrete possibilità di entrare in esercizio, questo significa che su 80 GW di capacità progettata, appena 1,2 GW sono certi.

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Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità
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