Resilienza climatica dei sistemi energetici a difesa dagli eventi estremi

Un report dell’AIE evidenzia i rischi crescenti per la stabilità del settore energetico dovuti al cambiamento climatico in atto, con significative differenze a seconda delle aree geografiche. Alla scoperta dell’indicatore di resilienza climatica
Rischi crescenti per la stabilità del settore energetico dovuti al cambiamento climatico

Iniziamo a scrivere questo articolo dopo che i notiziari sono stati monopolizzati dal dramma della Marmolada con il devastante cedimento del ghiacciaio, ed allora la prefazione di un recente rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) assume purtroppo un valore premonitore non soltanto per il futuro ma anche per la stretta attualità. “Negli ultimi due decenni – si legge – c’è stato un aumento del numero di anomalie legate al clima e i rischi climatici sono destinati a crescere per il resto del secolo”.

Da qui un avviso che è anche un allarme: “Le temperature medie globali sono aumentate costantemente negli ultimi decenni e si prevede che questa tendenza continuerà. Molti Paesi stanno sperimentando variazioni spaziali più marcate delle precipitazioni, mentre eventi meteorologici estremi, come inondazioni, siccità e intensi cicloni tropicali, si verificano più frequentemente e pongono sfide significative”.

Minaccia diretta e indiretta

Ma se i cambiamenti climatici rappresentano direttamente un evidente rischio per la salute e la sopravvivenza delle persone, lo sono anche in modo indiretto perché aumentano i rischi di forte instabilità del settore energetico, quello su cui praticamente si basano tutte le attività economiche e sociali della società moderna.

Il report dell’Agenzia Internazionale dell’Energia sottolinea come “la crescente frequenza o intensità di eventi meteorologici estremi come ondate di calore, incendi, cicloni, inondazioni e ondate di freddo possono causare interruzioni dell’approvvigionamento energetico e difficoltà nella gestione della domanda. Le recenti interruzioni di corrente dovute alle ondate di caldo in California, agli incendi in Australia e ai cicloni in Giappone e Corea dimostrano che i sistemi energetici sono già esposti e in gran parte colpiti dai rischi climatici”.

Che cos’è la resilienza climatica

Da qui, con la fondata previsione che purtroppo il cambiamento climatico amplificherà i rischi già esistenti, l’esigenza di prevedere e approntare una resilienza climatica per i sistemi energetici. Resilienza climatica che viene definita come “la capacità di anticipare, assorbire, accogliere e riprendersi dagli effetti di un evento potenzialmente pericoloso legato al cambiamento climatico. Un sistema energetico resiliente al clima è un sistema in grado di adattarsi e resistere ai cambiamenti a lungo termine dei modelli climatici e continuare a funzionare sotto gli shock immediati di eventi meteorologici estremi e ripristinare la funzione del sistema dopo un’interruzione dovuta a rischi climatici”.

L'indicatore della resilienza climatica
Indicatore della politica di resilienza climatica dei diversi paesi – fonte AIE

Grandi nazioni ad alto rischio

Ovviamente i rischi non sono uguali per tutti, nel senso che si differenziano a seconda delle diverse condizioni meteo e orografiche nei luoghi del pianeta. Ciò non toglie che oltre l’85% dei Paesi membri dell’AIE e Paesi associati è già esposto a un rischio climatico classificato con livello medio o alto. E nazioni popolatissime come Cina, India e Messico (quasi tre miliardi di abitanti complessivi) figurano tra le prime classificate in questa graduatoria del rischio.

In particolare, l’Agenzia individua nel livello aggregato di rischio climatico in quattro aree (riscaldamento, inondazioni, siccità e ciclone tropicale) l’indicatore per ciascun Paese che può mostrare quali nazioni sono più esposte ai rischi climatici rispetto ad altre.

E, detto dei grandi Paesi ad alto rischio, Irlanda, Lussemburgo, Norvegia, Singapore e Regno Unito sono invece esempi di nazioni con un basso livello generale di rischio climatico.

Il rischio climatico delle diverse nazioni
Il livello di rischio climatico – Fonte AIE

Inoltre, il rapporto evidenzia come la maggior parte della fornitura e del consumo di energia proviene da Paesi con un livello di rischio climatico alto o medio-alto. Nel dettaglio, queste nazioni rappresentano l’80% della fornitura totale di energia e il 79% del consumo totale di energia finale dei Paesi membri dell’AIE. Numeri che equivalgono rispettivamente al 57% e al 55% della fornitura totale di energia mondiale e del consumo totale di energia finale.

Misurare la resilienza climatica

All’esigenza di misurare il rischio climatico corrisponde quella di individuare un indicatore delle contromisure. E così l’AIE ha realizzato un indice delle politiche di resilienza climatica, che si propone di mostrare il livello di resilienza climatica presente in ciascun Paese, a sua volta indicatore delle politiche messe in atto per contenere il rischio climatico. Efficacia delle politiche che viene valutata in base ai criteri indicati nella tabella.

Misurare la resilienza climatica
Come misurare la resilienza climatica? La tabella con i criteri individuati dall’Agenzia Internazionale dell’Energia

I risultati delle nazioni

L’indicatore di resilienza climatica dell’AIE mostra che metà dei Paesi membri si classifica in modo buono o eccellente in termini di politica di resilienza climatica. In particolare, si stima che il 13% dei Paesi membri, tra cui Irlanda, Italia, Norvegia, Spagna e Regno Unito, “sia altamente preparato in base al livello di rischio climatico che devono affrontare”.

Di contro, esistono ancora diverse nazioni in cui i piani attuali sono inadeguati per far fronte al livello stimato di rischio climatico. Infatti, circa il 30% dei Paesi membri si classifica come debole o inadeguato. L’invito dell’Agenzia è quindi quello di agire rapidamente “per garantire che siano disponibili misure politiche efficaci per proteggere il sistema energetico e ridurre al minimo il costo socioeconomico del cambiamento climatico”.

La situazione italiana

Non manca un focus sull’Italia che nella visione dell’AIE ha sviluppato negli ultimi anni delle politiche nazionali che soddisfano le esigenze di resilienza climatica del settore energetico. Un susseguirsi di strategie, tradotte in norme di legge, delle quali il Piano Nazionale integrato Energia e Clima (PNIEC) rappresenta l’esempio più recente.

“Il PNIEC dell’Italia – si legge nel rapporto – dimostra che le misure di resilienza climatica del settore energetico sono ben allineate e collegate tra loro, ma propone anche azioni aggiuntive per la resilienza climatica”. In particolare, le azioni aggiuntive individuate dall’Agenzia sono ben sei: “Sviluppo di micro e reti intelligenti; implementare la gestione della domanda; promuovere le migliori tecnologie disponibili per l’efficienza energetica; migliorare le interconnessioni con le reti europee; utilizzare un mix energetico che garantisca adattabilità a situazioni climatiche estreme; valutare e monitorare la resilienza del sistema energetico”.

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Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità
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