Una delle ragioni che porta ad apprezzare il New Energy Outlook di BloombergNEF è lo sforzo di prevedere gli accadimenti futuri con l’individuazione di diversi possibili scenari e le conseguenti valutazioni per ciascuno di essi. Ma di fronte all’edizione 2021 la prima reazione è il disorientamento, chiedendosi se gli estensori del report non si siano in qualche modo lasciati prendere la mano…
Poi, però, subentra una considerazione più razionale, ovvero che i tre scenari indicati per l’impatto zero o meglio per ottenere l’azzeramento delle emissioni di anidride carbonica nel 2050 sono il frutto di precisi riscontri sulle tendenze del mercato dell’energia. Ed il fatto che due di essi contengano degli elementi decisamente “indigesti” a non poche persone ovviamente non può essere un problema di BloombergNEF e dei suoi esperti.
I tre scenari per l’impatto zero al 2050 presentati nel report sono riconoscibili per i diversi colori. Il primo, verde, è quello a cui siamo più abituati e, se vogliamo, il più “politicamente corretto, nel senso che il raggiungimento delle zero emissioni nette a metà del secolo passa sostanzialmente da una grande espansione delle fonti green e rinnovabili a scapito dei combustibili fossili.
Una prospettiva che cambia decisamente andando a vedere lo scenario rosso, nel quale entra in gioco quello che in molti Paesi, Italia compresa, viene ritenuto un autentico convitato di pietra, il nucleare. Infatti, nel report BloombergNEF si presuppone un’evoluzione tecnologica anche per questa ipercriticata fonte energetica, con la disponibilità di centrali nucleari “più piccole e modulari” la cui diffusione capillare rivestirebbe un ruolo importante nel raggiungimento del traguardo per il 2050.
C’è poi una terza via, lo scenario grigio, per raggiungere l’obiettivo delineato a Parigi nel modo probabilmente più inatteso e, sebbene per diverse ragioni rispetto al nucleare, sempre poco auspicabile. Quota zero emissioni verrebbe infatti ottenuta continuando tranquillamente ad utilizzare i combustibili fossili… In quale maniera? Grazie all’evoluzione sostanziale delle tecnologie utili a catturare e stoccare l’anidride carbonica immessa nell’atmosfera, che però non è certo l’unico “regalo” derivante dalla combustione delle fonti fossili..
Andando a vedere più nel dettaglio l’evoluzione dei differenti scenari che portano a impatto zero , occorre partire da quello che rappresenta il poco rassicurante punto di partenza comune: ad oggi circa l’83% dell’energia primaria deriva dall’impiego di combustibili fossili mentre l’eolico e il solare fotovoltaico rappresentano appena l’1,3%. Ebbene, nello scenario verde, eolico e solare crescono fino al 15% dell’energia primaria nel 2030, al 47% entro il 2040 e al 70% nel 2050, con quota suddivisa per il 62% all’eolico e il 38% al fotovoltaico.
Nello scenario rosso, invece, il nucleare arriva a rappresentare nel 2050 addirittura il 66% (7.080 GW) dell’energia primaria rispetto al 5% di oggi. Poco meno della metà verrebbe utilizzata per generare elettricità nell’economia degli usi finali, con reattori più piccoli e modulari ad integrare le energie rinnovabili. Il resto sarebbe costituito da centrali nucleari dedicate ad alimentare elettrolizzatori per produrre il cosiddetto “idrogeno rosso”.
Nello scenario grigio, come detto, la parte del leone continua spettare ai combustibili fossili che, pur con un’incidenza destinata a calare del 2% annuo, alla metà del secolo rappresenterebbero ancora il 52% della fornitura di energia primaria, con l’eolico e il fotovoltaico soltanto al 26 % del totale.
Sempre in relazione allo scenario grigio, il report BloombergNEF specifica che “le tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio, o CCS, possono essere applicate a una varietà di processi che emettono anidride carbonica, compresa la produzione di energia e la produzione di alluminio, acciaio e cemento. L’uso diffuso di CCS arriva a catturare oltre 174 gigatonnellate di anidride carbonica nelle prospettive al 2050”.