Greenpeace, le dieci proposte per dire addio al petrolio russo

Un documento redatto dall'associazione Greenpeace sottolinea la necessità di affrancarsi rapidamente dalle forniture fossili di Mosca e indica le possibili strategie di breve e lungo termine
Come per dire addio al petrolio russo

Perché farlo e come farlo: due domande di strettissima attualità, visto che si parla dell’affrancamento dalle forniture di petrolio provenienti dalla Russia, alle quali ha dato delle interessante risposte Greenpeace nel suo recente documento intitolato Unhooking Europe from Oil – 10 measures in the transport sector to wean the EU off Russian oil.

Il punto di partenza è la sconfortante fotografia dell’esistente nel nostro continente, più che sufficiente per motivare l’esigenza di cambiare rapidamente la situazione, con l’attuale opportunità politica che si unisce alla preesistente necessità di abbattere i consumi fossili.

Duecento milioni al giorno per il petrolio russo

Attualmente – sottolinea Greenpeace – circa il 25 per cento del petrolio che viene consumato nell’Unione europea proviene dalla Russia. Questo significa che l’UE, insieme al Regno Unito, paga a Mosca quasi 200 milioni di euro al giorno soltanto per le importazioni di petrolio, il 70% del quale viene impiegato nel settore dei trasporti.

“Ogni giorno il nostro sistema di trasporto dipendente dai combustibili fossili alimenta la guerra della Russia in Ucraina – afferma Federico Spadini, della campagna trasporti di Greenpeace Italia -. Per sostenere la pace, l’Europa deve fermare le importazioni di petrolio russo il più rapidamente possibile, adottando nell’immediato misure per ridurne il consumo”.

“Trasporto libero dal petrolio”

Ed ancora, per il responsabile dell’organizzazione “i governi europei devono impegnarsi per liberare la mobilità da tutte le fonti fossili, ovunque siano estratte. Soltanto un sistema di trasporto completamente libero dal petrolio e da false soluzioni potrà garantire un futuro verde e di pace”.

Ne consegue l’esplicita richiesta di Greenpeace alla Commissione europea e ai leader dell’UE di promuovere “la pace in Europa mettendo al bando il prima possibile il petrolio russo, adottando misure nel settore dei trasporti per ridurne il consumo, e di accelerare l’abbandono di tutti i combustibili fossili, che alimentano guerre e conflitti e sono la causa principale della crisi climatica in corso”.

Risparmi per quasi 20 miliardi

Parole alle quali l’organizzazione fa seguire anche i fatti, sotto forma dell’indicazione di una serie di interventi da adottare che già nel breve termine consentirebbero all’Unione Europea di ridurre il consumo di petrolio di 40 milioni di tonnellate all’anno e tagliare le importazioni di greggio dalla Russia del 28 per cento, risparmiando così circa 19,7 miliardi di euro.

In particolare Greenpeace ha preparato un vero e proprio decalogo per eliminare il petrolio russo (segue quello della UE per ridurre la dipendenza da gas russo), equamente diviso fra interventi da adottare nel breve termine ed altri che invece avrebbero efficacia nel medio-lungo periodo. Misure che fra l’altro “ridurrebbero le emissioni di gas serra dell’UE di 144 milioni di tonnellate all’anno, pari a quelle prodotte da 93 milioni di automobili, accelerando la decarbonizzazione del settore dei trasporti, responsabile di più di un quarto delle emissioni climalteranti europee”.

10 interventi a breve e lungo termine

Per quanto riguarda le cinque misure con effetti a breve termine, si tratta:

  1. del divieto dei voli aerei a corto raggio,
  2. dell’introduzione di limiti di velocità più bassi sulle strade,
  3. di rendere più economico il costo dei biglietti per il trasporto pubblico,
  4. di incentivare la mobilità ciclabile e pedonale,
  5. spostare il più possibile il trasporto delle merci dalla strada alle rotaie.

Invece, l’elenco degli interventi con effetti nel medio-lungo periodo comprende

  1. l’anticipo al 2028 (rispetto al 2035) dello stop alla vendita di auto con motore termico,
  2. una cospicua riduzione dei voli aerei,
  3. l’espansione del trasporto pubblico e ferroviario,
  4. l’adozione crescente di combustibili verdi nell’aviazione e nelle spedizioni,
  5. il ripensamento in ottica sostenibile delle infrastrutture urbane.

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Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità
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