La filiera tecnologica italiana ruota intorno al DESIRE

Uno studio curato da Elettricità Futura, Enel Foundation e Althesys introduce un nuovo modello di offerta sostenibile e digitale per consentire all’Italia di stare al passo della transizione green
La filiera tecnologica italiana introduce DESIRE

Come in ogni importante comparto economico e sociale, gli acronimi abbondano anche nel mondo della tecnologia. Ma c’è acronimo e acronimo, e chiamarne uno DESIRE, partendo dai termini inglesi Digital, Efficient, Sustainable, Innovative, Renewable Energy, rende onore alla fantasia dei suoi ideatori. Che poi sono gli esperti di Elettricità Futura, Enel Foundation e Althesys, la cui creazione linguistica non è certo frutto di un gioco bensì l’importante identificazione di un nuovo modello di sviluppo che può consentire al nostro Paese di stare al passo con la grande transizione green e digitale del continente europeo.

Non arretrare sulla tecnologia

Tutto questo è spiegato in un recente studio, curato appunto da Elettricità Futura, Enel Foundation e Althesys, dal titolo “La Filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030”. Un’analisi che indica una strada da percorrere per impedire all’Italia di perdere terreno sul piano tecnologico rispetto alle altre grandi realtà nazionali dell’Unione europea.

A sintetizzare il tutto c’è una frase con un’indicazione apparentemente semplice, ma in realtà di complessa attuazione, specie nella situazione del nostro Paese. “La grande espansione richiesta dal raggiungimento dei target di decarbonizzazione e dal PNRR – si legge nel report – deve essere accompagnata dallo sviluppo di una filiera tecnologica italiana”.

Che cos’è il nuovo modello DESIRE

Siamo partiti dall’acronimo DESIRE, che lo studio presenta – con relativi approfondimenti – come un innovativo “modello di offerta” che si caratterizza per la capacità di sviluppare “un’energia sostenibile e utilizzata con efficienza grazie al ricorso a fonti rinnovabili e tecnologie per la digitalizzazione ed elettrificazione dei consumi”.

Un nuovo modello, ritagliato a misura dei punti di forza e delle debolezze del sistema Italia, che grazie a politiche mirate, oltre a cogliere obiettivi di decarbonizzazione e indipendenza energetica, “potrebbe portare la filiera ad avere in meno di dieci anni ricadute economiche cumulate fino a 361 miliardi di euro e oltre 540.000 nuovi posti di lavoro”.

Limitazione alle importazioni

Numeri importanti, a cui si arriva con una serie di interventi fra i quali un ruolo preminente spetta al contenimento delle importazioni. Al riguardo, il report evidenzia come il ricorso alle importazioni di prodotti finiti, con il trasferimento di ingenti risorse ad altre nazioni extra-europee (che in alcuni casi ha caratterizzato le prime fasi di sviluppo delle rinnovabili), possa essere limitato o addirittura annullato portando a saldi della bilancia commerciale positivi.

Per riuscire nell’intento, gli estensori del rapporto ritengono essenziale l’operato “sia di aziende specializzate, sia di grandi gruppi con business più diversificati ma comunque attivi nella fornitura di prodotti e servizi per le rinnovabili e l’elettrificazione”. Un convergere d’interessi e d’azioni che sarà decisivo per il crearsi di una vera e propria filiera tecnologica italiana.

Già oggi 11 miliardi di valore

Il report contiene anche un’interessante valutazione delle attuali potenzialità di tale filiera. Nonostante ad oggi sia difficile individuare un perimetro esatto, esistono già quasi 400 aziende specializzate che rispondono ai criteri della filiera DESIRE, con un valore della produzione di 10,9 miliardi di euro e più di 37.000 addetti.

In quest’ambito quasi metà del valore arriva dalle aziende specializzate in Infrastrutture e flessibilità (5,3 miliardi e 15mila dipendenti complessivi). A seguire, l’apporto delle società operanti nelle Tecnologie per la generazione elettrica (2,7 miliardi e circa 10mila dipendenti), Elettrificazione (2 miliardi e circa 8mila dipendenti) e Digitalizzazione (circa 800 milioni e 4mila dipendenti).

I 4 segmenti della filiera Desire
La filiera DESIRE e i comparti

Le aziende non specializzate

C’è poi da tenere presente il contributo di varie aziende non specializzate, grandi gruppi diversificati e aziende con produzioni generiche ma funzionali alla filiera. In particolare, lo studio prende in considerazione l’attuale ruolo svolto dalle società attive nei settori geotermico,
idroelettrico e accumuli e Pompe di calore. Un comparto che nel contesto DESIRE vale un miliardo e mezzo di euro.

Aziende non specializzate il cui peso è destinato a crescere nel corso degli anni perché, come segnala il report, “costituiscono un tessuto imprenditoriale che potrà aumentare la presenza nel settore in futuro, rispondendo al fabbisogno di tecnologie e servizi per la transizione energetica”.

Le misure da intraprendere

Tornando alle ricadute economiche e occupazionali entro il 2030, perché si concretizzino il rapporto reputa essenziale “accelerare l’installazione di nuova capacità rinnovabile ed al contempo sostenere lo sviluppo della filiera tecnologica nazionale legata alle rinnovabili e alla smart Energy”. L’Italia, però, è chiamata ad attuare velocemente “una strategia nazionale chiara, concreta e lungimirante volta a creare le condizioni per lo sviluppo di una capacità industriale nazionale competitiva”.

Fra le misure da intraprendere per sostenere e rafforzare la filiera tecnologica vengono citati gli interventi di riforma e ammodernamento del sistema Paese nonché una pianificazione stringente e affidabile per la transizione energetica. Inoltre il report considera, come ulteriori elementi chiave del cambiamento, elettrificazione, circolarità, competenze delle risorse umane. Ed ancora, sostegno alla ricerca, al trasferimento tecnologico e all’imprenditorialità.

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Leonardo Barbini

Copywriter ed editorialista di Elettricomagazine.it, appassionato di tecnologia. Da anni segue le tematiche della mobilità elettrica, della transizione energetica e della sostenibilità
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