110 MtCO2: è il taglio alle emissioni che manca all’Italia per raggiungere gli obiettivi al 2030 delle proprie politiche per la decarbonizzazione. Ci siamo lasciati così, con questo corposo divario da colmare, al termine del primo articolo dedicato alla Zero Carbon Policy Agenda 2022 dell’Energy & Strategy Group. Ora sempre seguendo un approccio basato sui dati, che caratterizza i report del Politecnico di Milano, passiamo all’analisi delle attuali policy europee e italiane. E alle possibili azioni istituzionali per accelerare la transizione ecologica.
Cosa è stato discusso e votato negli ultimi mesi? In generale, il nostro Paese si è rivelato poco incline alle misure proposte in sede comunitaria. Ecco, in sintesi, lo status dell’evoluzione normativa:
In sostanza, la posizione italiana è sfavorevole a tutte le proposte analizzate: in tre casi su quattro è proprio contrapposta a quella europea.
Guardando alla normativa vigente, secondo gli analisti siamo lontani dall’efficacia sia al 2030 sia al 2050 per tutti i 6 pilastri della Zero Carbon Policy Agenda 2022: rinnovabili, infrastruttura di rete, efficienza energetica, mobilità sostenibile, comunità energetiche, economia circolare. Come colmare i gap? Si potrebbe agire in primis sul pilastro dell’efficienza energetica, che presenta il salto di maggior entità (55 MtCO2). Per passare subito alla mobilità sostenibile (38 MtCO2) e alle rinnovabili (23 MtCO2).
“Il quadro normativo, comunque, non si sofferma su tematiche che potrebbero dare slancio alle politiche per la decarbonizzazione, come energy communities e carbon offsetting – spiega Davide Chiaroni, co-fondatore dell’E&S Group -. E, soprattutto, sulle challenge più trasversali. Manca infatti una visione olistica dei pilastri, che permetta di identificare e risolvere le potenziali sfide. In ultimo, il limitato coinvolgimento della società non abilita una scelta consapevole da parte del consumatore nel momento dell’acquisto di prodotti e servizi”.
La pars construens della Zero Carbon Policy Agenda parte da qui. Da 3 macro aree che nascondono innumerevoli, ma sistematiche, sfide.
Definire una roadmap per la decarbonizzazione con orizzonte temporale di lungo periodo e obiettivi periodici chiari. Altrettanto importante, stabilire un percorso di sviluppo con relativi strumenti a supporto (incentivi, iter amministrativi, ecc.) tali da raggiungere gli obiettivi fissati. La roadmap deve considerare tutte le leve tecnologiche disponibili in modo sinergico e sistemico. E aggiornare gli obiettivi in caso di evoluzioni tecnologiche e normative.
La seconda proposta trasversale è invece rivolta all’etichetta energetica, chiamata a includere un riferimento all’impronta carbonica del prodotto (LCA). Così da trasformarla in “etichetta emissiva” da applicare a tutti i prodotti. Il consumatore riesce in questo modo a conoscere l’effettiva impronta carbonica dei beni che acquista, o dell’edificio in cui vive, e non solo la loro efficienza.
La suddivisione per area d’intervento include 8 punti:
Torna il tema della consapevolezza. La società nel suo complesso deve essere coinvolta nelle politiche per la decarbonizzazione: cittadini, giornalisti, installatori di tecnologie, piccole e medie aziende, grandi aziende. Tale processo va anche accompagnato dalle adeguate competenze della forza lavoro. Ultimo punto chiave, l’elettrificazione dei consumi. Qui serve parametrizzare gli incentivi in funzione delle emissioni caratteristiche di una determinata tecnologia. Premiando quelle che possono ridurre in maniera più significativa le emissioni. In parallelo, è fondamentale aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili per ridurre la dipendenza dall’estero.