Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione è necessario un vero e proprio “cambio di marcia” che acceleri in maniera rilevante il processo di riduzione delle emissioni di gas serra. Nello specifico bisognerebbe quadruplicare il tasso di riduzione registrato nell’ultimo decennio per poter arrivare a ottenere il risultato delle zero emissioni nette al 2050. Questo percorso virtuoso deve essere improntato a un principio di neutralità tecnologica, in cui il contributo sinergico e complementare di tutte le tecnologie disponibili sia sfruttato in modo adeguato.
È questo il messaggio che emerge con forza dallo studio strategico realizzato da The European House Ambrosetti in collaborazione con ENI “Proposal for a Zero Carbon technology roadmap”.
In particolare, nonostante le energie rinnovabili, l’elettrificazione degli usi finali e l’efficienza energetica rivestiranno un ruolo chiave nella transizione energetica, devono comunque essere abbinate ad altre forme di mitigazione. “La strategia più efficace – si legge nella ricerca – è quella di combinare, caso per caso, efficienza energetica, rinnovabili, vettori decarbonizzati e tecnologie di cattura della CO2”.
A suffragare questa tesi sono anche i dati della International Energy Agency (IEA), citati dallo studio, secondo cui il 43% delle misure di mitigazione sarà inerente l’elettrificazione e le tecnologie eoliche e solari, ma ben il 57% della riduzione di CO2 al 2050 richiederà l’adozione di altre soluzioni tecnologiche.
In questa percentuale lo stoccaggio del carbonio (CCUS – carbon capture, utilization and storage), la rimozione dell’anidride carbonica (CDR – Carbon Dioxide Removal), l’idrogeno e i biocarburanti rappresenteranno, tutti insieme, il 29% del contributo totale alla decarbonizzazione.
La ricerca individua inoltre delle proposte concrete per promuovere queste soluzioni.
Per quanto riguarda la CCUS si suggerisce di:
In tema invece di CDR, lo studio sottolinea l’importanza di introdurre un meccanismo di finanziamento per ridurre il rischio di investimenti industriali in impianti dimostrativi su larga scala.
La ricerca spiega inoltre come l’utilizzo, su larga scala e con un approccio sinergico, di CCUS, CDR, idrogeno, biocarburanti e combustibili sintetici rappresenti la strada maestra da seguire per arrivare alla piena decarbonizzazione al 2050 di quelli che vengono definiti settori Hard to Abate (cemento, acciaio ecc.), ma anche del trasporto pesante e della produzione di energia da fonti fossili.
In particolare, secondo una valutazione dello studio, “tra il 2023 e il 2050, l’applicazione di queste tecnologie nei settori analizzati genererà più di 2.700 miliardi di euro di valore aggiunto in Europa e circa 1,7 milioni di posti di lavoro nel 2050”.
Tra le proposte elaborate per favorire questo percorso virtuoso c’è il riconoscimento nella tassonomia europea dello status di carbon neutral fuels ai biocarburanti e all’idrogeno prodotti da fonti fossili in combinazione con tecnologie per la cattura di CO2.
Inoltre, altre misure efficaci sarebbero, secondo lo studio, lo sviluppo di infrastrutture, come le stazioni di rifornimento, per una diffusione su larga scala dei carburanti alternativi e l’introduzione di politiche fiscali per ridurre il divario di prezzo con i carburanti tradizionali.