Stop alla vendita delle auto inquinanti al 2035, dall’Europarlamento un sofferto sì

Il divieto relativo ai veicoli con motore diesel o benzina scatterà dal 2035 come previsto nella proposta della Commissione europea
Europarlamento, stop alla vendita delle auto inquinanti

Quando si parla di istituzioni europee, distinguere le parole dai fatti è relativamente semplice. Le prime spettano alla Commissione europea, che con le sue proposte indirizza la produzione legislativa.

Quanto ai fatti, di quelli si occupa il Parlamento europeo che di volta in volta valuta, discute ed eventualmente approva provvedimenti di cui dovranno poi farsi carico i singoli Stati membri dell’Unione. Un iter che è stato portato a compimento per l’ennesima volta questa settimana in relazione ad una questione non da poco, ovvero il divieto di vendita dei veicoli diesel o a benzina a partire dal 2035.

Stop al 2035, un voto contrastato

Della cosa vi avevamo dato conto la scorsa estate quando arrivò, appunto, l’annuncio della Commissione europea che aveva inserito la proposta di vietare la vendita delle auto inquinanti all’interno di un pacchetto di misure comunitarie rivolte alla riduzione delle emissioni inquinanti del 55% e per questa ragione denominato Fit for 55. E due giorni fa, non senza discussioni e polemiche, è arrivato il via libera del Parlamento allo stop dei veicoli che utilizzano diesel o benzina. Ma, a riprova delle tensioni politiche, altre parti di Fit for 55 sono state invece rimandate.

Stop vendita auto al 2035

Tensioni, del resto, evidenti nel dibattito precedente al voto sulle automobili, con la parziale retromarcia del Partito Popolare europeo (Ppe), il gruppo di maggioranza relativa nell’emiciclo continentale. Dapprima favorevole al divieto di vendita, il Ppe ha invece proposto un emendamento che prevedeva il permanere dopo il 2035 di una quota del 10% di vendite per le auto inquinanti. Etichettato subito come una sorta di Cavallo di Troia nel processo di transizione energetica, l’emendamento è stato poi bocciato dall’Aula mentre il divieto di vendita ha ottenuto un sofferto via libera nella sua forma originale con 339 voti a favore, 249 contrari e 24 astenuti.

Passa il “salva Ferrari”

Le votazioni sul Fit for 55 hanno riguardato anche quello che, con comprensibile riferimento, era stato ribattezzato come l’emendamento “salva Ferrari”. Un testo firmato da eurodeputati italiani di tutti gli schieramenti con la previsione di un’estensione temporale fino al 2036 (dall’attuale 2030) della deroga alle regole Ue sugli standard di emissione CO2, deroga di cui già oggi beneficiano i più piccoli produttori di veicoli.

Il senso dell’estensione è soprattutto quello di tutelare i marchi della cosiddetta Motor Valley emiliana, la punta d’eccellenza dell’auto italiana con gli stabilimenti di Ferrari e Lamborghini. Ebbene, l’emendamento è stato approvato, con la deroga più lunga alle emissioni di CO2 che riguarderà fino al 2036 i piccoli produttori di auto (da 1000 a 10mila veicoli all’anno) nonché i fabbricanti di furgoni (da 1000 a 22mila all’anno).

Le misure bocciate dall’Aula

Come detto, altri “pezzi” del Fit for 55 hanno avuto una sorte ancor più travagliata delle norme sull’automobile. Infatti, l’attuale larga maggioranza del Parlamento europeo (composta da Socialisti, Popolari e Liberali) si è clamorosamente spaccata su altre proposte chiave contenute nel pacchetto legislativo proposto dalla Commissione.

Stiamo parlando della riforma del mercato degli Ets (acronimo di Emission trading scheme, i certificati che autorizzano le emissioni di gas serra), dell’introduzione della cosiddetta Carbon tax (la tassazione sui prodotti più inquinanti) e dell’introduzione del Social climate fund, ovvero un fondo sociale per tutelare i soggetti più vulnerabili alle nuove politiche ambientali varate a Bruxelles.

Tre misure che sono state tutte respinte e rispedite alla commissione Ambiente dell’Europarlamento nonostante la teorica maggioranza che le sosteneva alla vigilia del voto.

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Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità
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