Diritto alla riparazione, via libera del Parlamento UE

Approvata a larghissima maggioranza la nuova normativa che prevede obblighi di riparazione più stringenti per i fabbricanti dei più diffusi beni di consumo, come elettrodomestici e dispositivi elettronici
Diritto alla riparazione

Sono anni, se non decenni, che in Europa viene evidenziata la necessità di un quadro regolatorio più chiaro riguardante la riparazione dei beni di largo consumo. Già nel 2021, l’Unione Europea aveva ragionato per limitare l’utilizzo dell’obsolescenza programmata e ridurre così il quantitativo di elettrodomestici riparabili che vengono dismessi e smaltiti. Ebbene, a tante parole corrispondono adesso dei fatti, considerato che il Parlamento Europeo ha appena approvato un apposito provvedimento relativo, appunto, al diritto alla riparazione.

Il massimo consesso dell’Unione Europea ha dato il suo via libera alla normativa con una larghissima maggioranza, 584 voti a favore, 3 contrari e 14 astensioni. Per la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale Europea manca però ancora un passaggio, ovvero la valutazione del Consiglio UE, che però non dovrebbe comportare né una bocciatura né modifiche al testo, anche in considerazione del larghissimo consenso politico che si è manifestato nell’aula di Strasburgo.

Danni enormi per i consumatori

Prima di entrare nel merito della normativa, è opportuno ricordare le circostanze che l’hanno resa assolutamente necessaria. Secondo i dati raccolti dalla Commissione europea, arriva fino ad un ammontare annuo di 12 miliardi di euro il danno economico per i cittadini europei costretti a sostituire prodotti e dispositivi che invece avrebbero potuto essere riparati.

Diritto alla Riparazione degli elettrodomestici

Ed ai numeri economici corrispondono in modo altrettanto negativo quelli ambientali. Infatti, lo smaltimento prematuro di questi beni contribuisce al cambiamento climatico – producendo 261 milioni tonnellate di emissioni equivalenti di anidride carbonica -, provoca il consumo di risorse per 30 milioni di tonnellate e genera 35 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno. Grazie a questo provvedimento, l’Unione Europea vuole dare un taglio agli sprechi per seguire il concetto di economia circolare.

La normativa sul diritto alla riparazione agisce su due fronti

La normativa sul diritto alla riparazione si propone quindi di agire su due fronti:

  • da un lato fornisce chiarimenti sull’obbligo per i fabbricanti di riparare, quando possibile, i beni malfunzionanti o non più funzionanti,
  • dall’altro lato incoraggia i consumatori a prolungare il ciclo di vita di un prodotto attraverso la sua riparazione.

In particolare, la nuova legge UE obbliga i fabbricanti di prodotti al consumo a fornire servizi di riparazione tempestivi ed economici e a informare i consumatori sul loro diritto alla riparazione. Le merci in garanzia legale beneficeranno di un’ulteriore estensione di un anno, incentivando ulteriormente il consumatore a scegliere la riparazione anziché la sostituzione.

Le tipologie di beni coinvolti

Per quanto attiene le tipologie di prodotti “coinvolti” dalla normativa sul diritto alla riparazione, il riferimento è ai beni di consumo come vengono definiti nella direttiva UE 771 del 2019. È quindi incluso “qualsiasi bene mobile materiale”, compresi quelli che incorporano o sono interconnessi “con un contenuto digitale o un servizio digitale”. Nella definizione, rientrano, di fatto, moltissimi oggetti utilizzati nella vita quotidiana, come gli elettrodomestici e tutti i più comuni dispositivi elettronici.

I produttori dovranno fornire pezzi di ricambio e strumenti ad un prezzo ragionevole e non potranno ricorrere a clausole contrattuali, tecniche hardware o software che ostacolino le riparazioni. In particolare, non potranno impedire l’uso di pezzi di ricambio di seconda mano o stampati in 3D da parte di riparatori indipendenti, né potranno rifiutare di riparare un prodotto “solo per motivi economici o perché è stato precedentemente riparato da qualcun altro”.

Cos’è l’indice di riparabilità

Con il termine Indice di riparabilità si intende l’indicazione (tipicamente con un simbolo grafico) che mostra il livello di facilità con la quale un dispositivo può essere riparato.

Non tutti infatti sono pensati per essere smontati (spesso l’utilizzo di colla per assemblarne i vari componenti rende lo smontaggio molto difficoltoso, se non impossibile); ci sono siti che addirittura valutano i dispositivi in termini di riparabilità.
Il diritto alla riparazione diventa quindi uno strumento nelle mani degli utenti per effettuare scelte sempre più consapevoli.

Diritto alla riparazione: obblighi anche a garanzia scaduta

Come si legge nel comunicato dell’Europarlamento, “una volta scaduta la garanzia legale, il produttore sarà comunque tenuto a intervenire sui prodotti domestici più comuni, che sono tecnicamente riparabili ai sensi della normativa UE, come lavatrici, aspirapolvere e smartphone. L’elenco delle categorie di prodotti potrà in seguito essere ampliato. I consumatori potranno anche prendere in prestito un dispositivo mentre il loro è in riparazione o, in alternativa, optare per un apparecchio ricondizionato”.

Ed ancora, ai consumatori potrà essere fornito un modulo europeo di informazione per aiutarli a valutare e confrontare i servizi di riparazione (specificando la natura del difetto, il prezzo e la durata della riparazione). Per facilitare il processo di riparazione, verrà anche creata una piattaforma online europea con sezioni nazionali “per aiutare i consumatori a trovare facilmente negozi di riparazione locali, venditori di beni ricondizionati, acquirenti di articoli difettosi o iniziative di riparazione gestite dalla comunità”.

Le raccomandazioni ai Paesi UE

Infine, la nuova normativa prevede che per rendere le riparazioni più accessibili, “ogni Paese membro dovrà attuare almeno una strategia per promuovere le riparazioni, ad esempio buoni d’acquisto o fondi per la riparazione, campagne di informazione, corsi di riparazione o sostegno agli spazi di riparazione gestiti dalla comunità”. Paesi membri che, dopo l’approvazione del Consiglio Ue, avranno 24 mesi di tempo per recepire la normativa sul diritto alla riparazione.


Articolo aggiornatoPrima pubblicazione febbraio 2021

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Leonardo Barbini

Copywriter ed editorialista di Elettricomagazine.it, appassionato di tecnologia. Da anni segue le tematiche della mobilità elettrica, della transizione energetica e della sostenibilità
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