Il surriscaldamento globale? Purtroppo una parte del danno è già stata fatta

Le emissioni climalteranti e il conseguente aumento delle temperature continuano a rappresentare un’enorme minaccia globale, come indicato dagli scenari dell’ultima edizione del World Energy Outlook
Surriscaldamento globale: come ridurre il danno già perpetrato

Collegare i grandi numeri alla realtà quotidiana è operazione che non di rado sfugge al senso comune. Eppure, non soltanto è spesso importante, ma in taluni casi diventa addirittura vitale. Pensiamo, ad esempio, al surriscaldamento atmosferico che nei prossimi decenni attende il pianeta Terra. Di fronte alla possibilità che nel 2100 l’aumento della temperatura media sia a cavallo dei due gradi, qualche sprovveduto in Italia potrebbe pensare: vorrà dire che in primavera si girerà subito in camicia al posto del maglioncino…

Le cose, ovviamente, stanno in modo ben diverso. Quel numero, due gradi in più, significherebbe scioglimento colossale dei ghiacci artici e conseguente innalzamento dei mari, eventi climatici disastrosi, desertificazione del territorio per milioni di chilometri quadrati. Insomma, per centinaia di milioni di persone, e una moltitudine di altre specie viventi, la differenza fra la vita e la morte.

Andamento delle emissioni verso il 2100

Dopo questa doverosa premessa diventa ancor più istruttivo guardare il grafico sottostante, contenuto nell’ultima edizione del World Energy Outlook, il rapporto annuale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE). Un’immagine che mostra l’andamento delle emissioni globali di anidride carbonica, effettive dal 2010 fino al corrente anno, e stimate da qui alla conclusione del secolo.

Andamento emissioni CO2 e temperatura al 2100
Grafico con andamento emissioni CO2 nei tre scenari: STEPS (blu), APS (giallo) e Net Zero (verde)

Il grafico indica l’andamento delle emissioni climalteranti con il conseguente innalzamento della temperatura nel 2100 in base a tre possibili scenari riguardanti la futura attività umana per cercare di limitare l’immissione nell’atmosfera di anidride carbonica. Ebbene, qualunque sia il risultato climatico che si prende in considerazione, ne consegue purtroppo una certezza: alla fine del secolo il mondo sarà un posto ben peggiore dove vivere.

Surriscaldamento globale: i tre scenari considerati

Si diceva dei tre scenari considerati. Il primo, denominato Stated Policies Scenario (STEPS) fornisce una prospettiva basata sulle più recenti impostazioni politiche nazionali e internazionali, comprese le politiche energetiche, climatiche e industriali correlate.

Invece, l’Announced Pledges Scenario (APS) presuppone che tutti gli obiettivi nazionali in materia di energia e clima fissati dai governi siano effettivamente raggiunti in toto e nei tempi previsti.

Il terzo e più ambizioso scenario è quello denominato Net Zero Emissions (NZE) che si prefigge di raggiungere l’obiettivo dell’azzeramento delle emissioni climalteranti entro il 2050. Un traguardo assai difficile da raggiungere e che comunque limiterebbe ma non impedirebbe il surriscaldamento globale da qui al 2100 perché purtroppo parte del danno è gia stata compiuta.

Il fardello dei combustibili fossili

I principali responsabili nel passato, ma purtroppo anche nel presente e in futuro, delle emissioni climalteranti sono sempre i soliti noti. “Allo stato attuale – si legge nel World Energy Outlook -, la domanda di combustibili fossili è destinata a restare troppo elevata per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5°C”.

Andando a guardare nel dettaglio il grafico che riporta l’andamento delle emissioni di anidride carbonica, si nota che nel periodo che va dal 2010 ad oggi si è registrata una crescita continua. Nel dettaglio, si è passati da 33 gigatonnellate annue di CO2 fino alle attuali 37. Un dato che colpisce ancora di più pensando che questo incremento si è verificato nonostante l’impetuosa espansione delle fonti rinnovabili nello stesso periodo.

Il calo delle emissioni nei tre scenari

Concentrandosi invece sui tre scenari del World Energy Outlook – che si spingono fino al 2050 – si nota che quello più conservativo, lo STEPS, stima una modesta riduzione delle emissioni di CO2, che non scenderanno al di sotto delle 30 Gt annue alla metà del secolo.

Più drastico il calo ipotizzato nello scenario APS, 12 Gt annue di emissioni climalteranti nel 2050, che invece scendono a zero, per definizione, nello scenario Net Zero Emissions.

Quel che sarà alla metà del secolo assumerà poi un valore fortemente indicativo per le temperature che caratterizzeranno il pianeta nel 2100. E qui, come anticipato, le notizie sono tutt’altro che incoraggianti. In particolare, il concretizzarsi dello scenario STEPS condurrebbe ad esiti disastrosi, con un aumento medio di 2,4 gradi centigradi, che diventano 1,7 guardando allo scenario APS. Soltanto con il Net Zero Emissions si riuscirebbe a restare nell’ambito dell’Accordo di Parigi, con un surriscaldamento globale di 1,4 gradi nel 2100.

Cooperazione internazionale fondamentale

Il direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, Fatih Birol, sottolinea che anche in tema di riduzione delle emissioni climalteranti “ogni Paese deve trovare il proprio percorso, ma la cooperazione internazionale resta un elemento fondamentale per accelerare il percorso di transizione verso l’energia pulita”.

Lo stesso Birol evidenzia come “la velocità con cui diminuiranno le emissioni dipenderà in gran parte dalla nostra capacità di finanziare soluzioni sostenibili per soddisfare la crescente domanda di energia da parte delle economie mondiali in rapida crescita. Tutto ciò sottolinea l’importanza vitale di raddoppiare la collaborazione e la cooperazione, non di ritirarsi da esse”.

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Leonardo Barbini

Copywriter ed editorialista di Elettricomagazine.it, appassionato di tecnologia. Da anni segue le tematiche della mobilità elettrica, della transizione energetica e della sostenibilità
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