Il rispetto dell’accordo di Parigi è sempre più difficile, serve un cambio di passo

Il rapporto State of Climate Action 2023 mostra una situazione allarmante: risulta soddisfacente soltanto uno dei 42 indicatori che mostrano lo stato della decarbonizzazione a livello globale
Il rapporto State of Climate Action 2023 mostra una situazione allarmante

Immaginiamo un dipendente che si vede assegnare 42 obiettivi da realizzare nel corso dell’anno. Se poi, trascorso il periodo, la persona si ripresenta e non soltanto dichiara di non essere riuscita nel compito, ma addirittura di avere raggiunto un solo obiettivo, il minimo che ci possa attendere è la consegna della lettera di licenziamento. Però, nel caso che ci accingiamo ad illustrare, le cose si complicano non poco, perché ad essere licenziato dovrebbe essere il genere umano…

State of Climate Action 2023

Il numero 42 di cui sopra è quello degli indicatori che sono segnalati nel rapporto “State of Climate Action 2023”, realizzato nell’ambito del progetto di ricerca internazionale “Systems Change Lab” e presentato alla vigilia della Cop28 di Dubai. Un rapporto che è frutto dello sforzo congiunto di varie entità schierate contro il cambiamento climatico, come Bezos Earth Fund, Climate Action Tracker, Climate Analytics, ClimateWorks Foundation, NewClimate Institute e il World Resources Institute.

Andamento degli indicatori del rapporto State of Climate Action 2023

L’andamento degli indicatori è utile a comprendere se siamo o meno sulla strada giusta per rispettare i target di decarbonizazione fissati per la fine di questo decennio e, più in generale, quanto stabilito nell’accordo di Parigi, ovvero il contenimento in un grado e mezzo di temperatura del surriscaldamento globale, livello peraltro già foriero di un impatto significativo e potenzialmente catastrofico per vari ecosistemi del pianeta.

Bene solo le vendite dei veicoli elettrici

Il numero uno, invece, è appunto relativo all’unico di questi indicatori che si trova in zona positiva, ovvero la crescita percentuale dei veicoli elettrici sul totale delle vendite di automobili, elemento che procede al ritmo richiesto. Per il resto si può soltanto ragionare in termini negativi, sebbene il rapporto rilevi che tre quarti degli indicatori si muovono almeno nella giusta direzione.

Ma il grande problema non sta nella direzione del cambiamento quanto nella sua velocità. Ed allora si scopre che il ritmo è promettente ma insufficiente per soltanto 6 degli indicatori, mentre ben 24 stanno procedendo molto al di sotto della velocità richiesta. Ed ancora, altri 6 indicatori stanno proprio andando nella direzione sbagliata, con i restanti 5 per i quali non è invece possibile esprimere una valutazione a causa dei dati insufficienti.

La situazione nei trasporti

Andando a vedere più nel dettaglio la situazione degli indicatori nei vari settori, si nota che il citato andamento positivo delle vendite di mezzi elettrici – tasso medio annuo di crescita del 65%, passando dall’1,6% delle vendite complessive nel 2018 al 10% nel 2022 – va però collocato in un comparto, quello dei trasporti, dove sono ben 9 gli indicatori che non procedono come dovrebbero.

In particolare, ad avere un ritmo promettente ma ancora insufficiente è la crescita della quota di veicoli elettrici nella flotta di veicoli leggeri e quella della quota di veicoli elettrici nelle vendite di mezzi a due e tre ruote. Ad andare nella direzione opposta a quella richiesta è l’incidenza della quota di veicoli elettrici a batteria/veicoli elettrici a celle a combustibile nelle vendite di autobus, nonché la quota di chilometri percorsi dalle autovetture.

Il grosso degli indicatori dei trasporti mostra invece una crescita che procede con una velocità molto al di sotto di quella richiesta. In particolare, si tratta di:

  • quota di veicoli elettrici a batteria e di veicoli elettrici a celle a combustibile nelle vendite di veicoli commerciali medi e pesanti
  • quota di carburanti sostenibili per l’aviazione nella fornitura globale di carburante per l’aviazione
  • quota di carburanti a emissioni zero nella fornitura di carburante per la navigazione marittima
  • numero di chilometri di transito rapido per milione di abitanti
  • numero di chilometri di piste ciclabili di alta qualità ogni 1.000 abitanti

Settore energetico e rimozione CO2

Uno dei comparti chiave dove intervenire per contenere il surriscaldamento climatico è naturalmente quello energetico, contesto nel quale viene preso in esame l’andamento di quattro indicatori. Ebbene, l’unico che cresce con un ritmo sostenuto, per quanto ancora insufficiente, riguarda la quota di fonti a zero emissioni di carbonio nella produzione di elettricità.

Nettamente insufficiente, invece, si rivela la diminuzione di tre fattori legati all’impiego di combustibili fossili:

  • quota del carbone nella produzione di elettricità
  • intensità di CO2 generata nella produzione di energia elettrica
  • quota di gas fossile non eliminato nella produzione di elettricità

Inoltre, il rapporto evidenzia come risulta insufficiente l’evoluzione dei sistemi di cattura dell’anidride carbonica.

La situazione nell’edilizia e nell’industria

Per quanto riguarda l’edilizia, emerge che per due importanti indicatori, quelli relativi al tasso di ristrutturazione degli edifici e alla quota di nuovi edifici in funzione a zero emissioni di carbonio, non è possibile esprimere giudizi di merito a causa della mancanza dei dati necessari. Migliorano invece ad un ritmo insufficiente sia l’intensità energetica delle operazioni di costruzione, sia l’intensità di CO2 nelle operazioni di costruzione.

Creare edifici digitali connessi e ambienti lavorativi moderni

Tutti in “rosso” anche i quattro indicatori relativi al comparto industriale. Tre di essi sono largamente insufficienti:

  • quota di elettricità nella domanda finale di energia del settore industriale
  • intensità di CO2 generata nella produzione globale di cemento
  • produzione di idrogeno verde

E si muove nella direzione opposta al necessario l’intensità di CO2 generata nella produzione globale di acciaio.

Territorio e agricoltura

Il rapporto State of Climate Action 2023 contiene un’analisi approfondita relativa all’andamento della decarbonizzazione in relazione alla flora. L’indicatore migliore, seppur insufficiente, è quello relativo alla riforestazione. Peggio gli indici che misurano deforestazione e ripristino delle mangrovie. Assolutamente negativo, poi, è l’andamento dell’indicatore opposto, ovvero la perdita delle mangrovie. Dati insufficienti, invece, per ottenere gli indicatori su degrado e ripristino delle torbiere. Altrettanto articolata la sezione del rapporto dedicata a cibo e agricoltura. Pure in questo caso c’è solo un indicatore vicino alla sufficienza, quello della produttività della carne dei ruminanti. Giudizio totalmente negativo per la quota di produzione alimentare persa, mentre si evolve nella giusta direzione ma con una velocità assolutamente insufficiente la situazione in questi tre contesti:

  • intensità delle emissioni GHG della produzione agricola
  • rese delle colture
  • consumo di carne di ruminanti

Infine, mancanza di dati sufficienti ad elaborare un indicatore dell’andamento dei rifiuti alimentari.

Il comparto finanziario

Altro comparto dove non si può dire che le cose procedono nel verso giusto è quello finanziario. Nel dettaglio, dei sette indicatori di settore riportati nello State of Climate Action 2023 soltanto uno si trova in territorio “moderatamente” negativo, la “quota di emissioni globali di gas serra soggette all’informativa obbligatoria sul rischio climatico aziendale”. All’opposto, non accenna a diminuzioni impattanti il finanziamento pubblico totale per i combustibili fossili.

Per il resto, anche nel comparto finanziario la maggioranza degli indicatori evidenzia una crescita che procede con una velocità molto al di sotto di quella richiesta. Stiamo parlando di:

  • finanziamenti globali per il clima
  • finanziamenti pubblici globali per il clima
  • finanziamenti privati globali per il clima
  • rapporto tra investimenti nella fornitura di energia a basse emissioni di carbonio e quelli per i combustibili fossili
  • prezzo medio ponderato della CO2 nelle giurisdizioni con sistemi di tariffazione delle emissioni

Le conclusioni del rapporto State of Climate Action 2023

Con un solo indicatore su 42 che soddisfa le aspettative, le conclusioni del rapporto State of Climate Action 2023 non possono ovviamente essere positive: “La finestra temporale per evitare impatti climatici sempre più devastanti e spesso irreversibili si sta rapidamente riducendo. Serve quindi un’azione immediata e ambiziosa per limitare il riscaldamento globale a un grado e mezzo di temperatura”.

Ed ancora, viene sottolineato come “per avvicinarsi a dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 e raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette di CO2 entro la metà del secolo, i cambiamenti trasformativi devono accelerare nei settori a più alte emissioni a livello mondiale: energia, edilizia, industria, trasporti, foreste e territorio, alimentazione e agricoltura”.

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Leonardo Barbini

Copywriter ed editorialista di Elettricomagazine.it, appassionato di tecnologia. Da anni segue le tematiche della mobilità elettrica, della transizione energetica e della sostenibilità
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