Lo conosciamo con l’acronimo PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima), è il piano per l’energia e il clima presentato in versione definita dall’Italia a Bruxelles a fine 2019 – in attuazione del Regolamento (UE) 2018/1999 – dopo un’elaborazione durata circa due anni. Pubblicato a gennaio 2020 dal Mise (Ministero dello Sviluppo Economico), entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2021 e costituirà il punto di riferimento italiano per il raggiungimento degli obiettivi europei al 2030.
Il PNIEC definisce obiettivi, traiettorie e misure da adottare a livello nazionale, valutandone poi gli impatti. Si struttura secondo 5 argomenti – previsti da Regolamento Governance e Unione dell’energia europei:
Partendo da queste tematiche basilari, gli obiettivi vincolanti previsti dall’Europa, così come quelli presenti nel piano italiano, si dipanano su diversi settori:
Per ognuno sono stati stabiliti target e modalità di intervento. Queste, sostenute da precise politiche strategiche, sono strutturate in maniera integrata e coordinata.
Vi sono ovviamente delle differenze tra obiettivi europei e nazionali. Ogni paese membro deve infatti dimensionare gli interventi in base alla propria situazione interna, partendo però da obiettivi UE vincolanti. Nello specifico questi prevedono il raggiungimento obbligatorio delle seguenti quote:
Il nostro paese dovrà intervenire in maniera consistente soprattutto sui settori edifici e dei trasporti. Qui si devono concentrare i maggiori sforzi per raggiungere gli obiettivi posti dall’Europa. Su un totale di risparmi finali di energia pari a 9,5 Mtep, derivanti da politiche attive, il 35% riguarderà azioni messe in pratica nel residenziale e il 27% nei trasporti.
Gli interventi dovranno essere su più fronti e sinergici. Nel settore dei trasporti, per esempio, c’è ancora molto da fare per sviluppare il ricorso a fonti di energia rinnovabile. È stato stimato nel PNIEC che del target totale di incremento delle FER al 2030 (+30% pari a 11,4 Mtep), ben il 22% interesserà la mobilità. Mentre il ricorso a FER per riscaldamento e raffrescamento degli edifici dovrà essere pari a un aumento di 1,3% all’anno, in linea con quanto previsto anche dall’Europa.
Gli obiettivi di efficientamento energetico – 104 MTep nei consumi finali al 2030 – richiederanno invece una riduzione dei consumi energetici pari allo 0,8% annuo.
Definiti i target da raggiungere sarà tutto deciso? Niente affatto, perché è prevista anche una rivalutazione in corso d’opera. Sebbene il traguardo è posto, come si è detto, al 2030, nel 2023 è programmato un riesame di tutti i piani nazionali.
A modificare le carte in gioco potranno essere quindi, da un lato, questa revisione del piano, dall’altro eventuali novità contenute nella Climate Law che sarà varata dalla Commissione europea. La normativa accoglierà l’obiettivo fissato dal Green Deal europeo per arrivare a conseguire la neutralità climatica entro il 2050, con l’azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra.