Mancano 400 miliardi annui per raggiungere i target climatici Ue per il 2030

In un report dell’Institute for Climate Economics si analizza il gap fra gli attuali investimenti climatici europei nei settori chiave per la decarbonizzazione e quelli invece necessari fino al termine di questo decennio
Gli investimenti climatici non sono sufficienti per i target UE

Sulla via che deve condurre la transizione energetica europea a centrare gli obiettivi fissati per il 2030 ci sono due ostacoli economici. Il primo, numerico, è grande, ma il secondo, temporale, lo è enormemente di più. Infatti, se già dover mettere insieme 406 miliardi extra per rispettare gli impegni non è cosa da poco, la sfida diventa addirittura improba se questa cifra va garantita per ognuno degli anni che ci separano dal termine del corrente decennio!

A raccontarci questa ed altre cose è uno studio realizzato dall’Institute for Climate Economics (I4CE), un think tank indipendente presieduto da Jean Pisani-Ferry, ex consigliere capo del governo francese. Un’analisi dal titolo “Rapporto sul deficit degli investimenti climatici in Europa” che prende in considerazione gli investimenti pubblici e privati nei settori economici considerati fondamentali per la decarbonizzazione del nostro continente, ovvero energia, trasporti ed edilizia.

Il deficit di investimenti climatici

In particolare, gli estensori del report specificano di aver preso in considerazione quello che viene definito come il deficit di investimenti climatici. Quest’ultimo consiste nella differenza tra due fattori:

  1. il fabbisogno totale di investimenti necessari ogni anno entro il 2030 per raggiungere gli obiettivi UE 2030;
  2. gli effettivi investimenti pubblici e privati sul clima effettuati nell’economia dell’UE nell’ultimo anno disponibile.
deficit investimenti climatici

“Il deficit di investimenti climatici – viene spiegato nel rapporto – è un indicatore chiave del progresso strutturale raggiunto dall’economia dell’UE: minore è il deficit, più l’economia dell’UE apporta cambiamenti strutturali. Guardando oltre le cifre principali, un’analisi granulare aiuta a comprendere le cause profonde del deficit di investimenti sul clima poiché gli investimenti in alcuni settori stanno andando meglio che in altri”.

La crescita nel 2022

Ciò premesso, gli investimenti climatici nell’economia dell’UE27 sono cresciuti del 9% nel 2022 (ovvero il 2,6% del PIL continentale), raggiungendo quota 407 miliardi di euro in 22 settori (tra cui l’energia eolica, la ristrutturazione degli edifici, le auto elettriche) che sono fondamentali per la trasformazione dei sistemi energetici, edilizi e di trasporto.

Un risultato complessivo, peraltro, frutto di tendenze differenziate: “Gli investimenti in pannelli solari e auto elettriche sono aumentati in modo significativo. Gli investimenti nelle pompe di calore sono addirittura raddoppiati tra il 2020 e il 2022. L’economia UE sta andando nella giusta direzione in questi settori, anche se troppo lentamente dato il livello di ambizione. Tuttavia, gli investimenti nell’energia eolica crolleranno nel 2022, scendendo ai livelli più bassi almeno dal 2009”.

Confronto fra i livelli d’investimento

Fotografata la situazione nel 2022, ed in particolare i suoi livelli di investimento, lo studio dell’Institute for Climate Economics li mette a confronto con i livelli di investimenti necessari negli anni a venire per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione Europea per il 2030 in ciascuno dei 22 settori trattati nel rapporto.

Ciò porta a far emergere un fabbisogno medio annuo complessivo di investimenti di almeno 813 miliardi di euro, ovvero il 5,1%, del PIL dell’UE. E poiché, come detto, gli investimenti nell’economia reale hanno raggiunto i 407 miliardi di euro nel 2022, ciò determina un deficit europeo di investimenti climatici di 406 miliardi di euro all’anno, pari al 2,6% del PIL continentale.

Necessario un raddoppio in investimenti climatici

“Gli attuali livelli di investimenti pubblici e privati – si evidenzia nel rapporto – rappresentano già la metà degli investimenti totali necessari ogni anno per raggiungere gli obiettivi UE 2030 per i settori dell’energia, dell’edilizia e dei trasporti. Tuttavia, raddoppiare tali investimenti è essenziale per ottenere i benefici economici, geopolitici e climatici per i quali i politici dell’UE si sono impegnati”.

Nel dettaglio, esaminando tutti i 22 settori coperti dal rapporto I4CE, emerge che soltanto in due settori, l’energia idroelettrica e lo stoccaggio delle batterie, gli investimenti climatici per il 2022 erano superiori alle esigenze di investimento annuali per questi due comparti, configurando così quella che viene definita come “una situazione di surplus di investimenti climatici”.

Forte differenza fra eolico e solare

Tutti gli altri 20 settori strategici soffrono invece di un deficit di investimenti climatici, seppur con proporzioni molto variabili. Ad esempio, gli investimenti 2022 nell’energia eolica rappresentano soltanto il 17% del necessario fabbisogno totale di investimenti annuali. Al contrario, gli investimenti in pannelli solari rappresentano già il 78% del fabbisogno totale di investimenti annuali.

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Leonardo Barbini

Copywriter ed editorialista di Elettricomagazine.it, appassionato di tecnologia. Da anni segue le tematiche della mobilità elettrica, della transizione energetica e della sostenibilità
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