Lo scorso 6 febbraio i negoziatori del Parlamento e del Consiglio dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo provvisorio sul Net-Zero Industry Act – (NZIA), la legge europea sull’industria a zero emissioni, che ha come obiettivo quello di potenziare la produzione delle tecnologie per la transizione ecologica in UE, rafforzando le catene di approvvigionamento europee di energia pulita. Questo primo via libera rappresenta lo step che precede l’approvazione finale del Parlamento e del Consiglio, un passaggio puramente formale che renderà il regolamento una legge europea. Secondo WindEurope si tratta di una norma importante, che avrà un impatto positivo sul processo di decarbonizzazione europea, ma alcuni dettagli presenti nel testo “vanno nella direzione sbagliata” soprattutto in riferimento all’industria eolica europea.
Nello specifico, secondo l’associazione, nel testo appena approvato si suggerisce che i nuovi criteri di prequalificazione – introdotti per garantire che le aste non favoriscano i progetti più economici per la produzione di turbine eoliche realizzate in UE, ma quelli che rispettano meglio requisiti legati a sicurezza informatica, condotta aziendale responsabile e gestione dei dati – si applichino inizialmente solo al 20% dei progetti. Ciò andrebbe contro quanto previsto dal pacchetto sull’energia eolica, che afferma la necessità di applicare questi criteri a tutti i progetti.
In sostanza, precisa WindEurope, si invia il segnale che sono richiesti elevati standard europei solo per il 20% dei progetti, mentre il restante 80% può andare a produttori non europei.
L‘associazione spiega però come la situazione dell’eolico sia un po’ diversa rispetto a quella di altri comparti delle rinnovabili.
Alcuni settori, al momento, dipendono infatti in modo massiccio dalle importazioni extraeuropee e l’introduzione di standard più stringenti per tutti i progetti potrebbe rivelarsi controproducente. Questo scenario non si verificherebbe invece per l’eolico, dove invece far salire l’asticella su tutti progetti sarebbe essenziale, in quanto contribuirebbe a preservare e a rafforzare la catena di approvvigionamento esistente.
Come muoversi dunque in questo contesto per favorire la produzione di energia pulita dal vento? “La soluzione è semplice – spiega Wind Europe -, il Net-Zero Industry Act (NZIA) deve adottare un approccio specifico per la tecnologia rispetto ai criteri di prequalificazione. Altrimenti non riusciremo a favorire la crescita delle altre nuove industrie di clean energy auspicata dall’Europa”.
Nello specifico, secondo l’associazione, il Parlamento Europeo e gli Stati membri dell’UE devono garantire, nel finalizzare il Net-Zero Industry Act, che:
In caso contrario, il rischio è che l’UE si retroceda rispetto al percorso virtuoso di sostegno al settore che aveva avviato con il pacchetto sull’energia eolica e la Carta eolica. Il tutto non dispiegando appieno tutto il potenziale della sua più grande industria di energia pulita.
In sintesi, quindi secondo l’associazione quello che è un pacchetto di misure pensate per promuovere anche l’eolico, tra le varie fonti rinnovabili, potrebbe non dare i risultati sperati, ma anzi frenare l’impatto positivo delle recenti norme sul comparto.
Questo è ancora più importante alla luce delle difficoltà che la catena di approvvigionamento eolica sta attraversando in UE. “I costi – spiega l’associazione in nota – sono infatti aumentati negli ultimi 2 anni, ma i ricavi nonaltrettanto. E ora c’è una forte concorrenza da parte dei produttori cinesi di turbine. L’UE ha risposto molto bene lo scorso anno con il pacchetto sull’energia eolica, che ha 15 misure immediate per rafforzare l’industria eolica europea. 26 Stati membri hanno poi approvato queste azioni firmando una Carta europea dell’energia eolica”.
Tuttavia, ora tarare i criteri di prequalificazione in base al settore, innalzando l’attuale percentuale del 20%, è centrale per non interrompere un percorso virtuoso che potrebbe rappresentare un’importante opportunità per l’industria eolica europea.