Le ricerche di mercato assumono una diversa importanza anche a seconda della loro provenienza. E così, se di fronte ad uno studio sul futuro della moda realizzato in Germania è lecito arricciare il naso, la stessa reazione non la si può avere di fronte ad un rapporto tedesco sulle prospettive dell’auto elettrica, considerato quanto la filiera delle quattro ruote sia un asse portante del predominio industriale di Berlino sul nostro continente.
Certo, nel leggere quanto riportato dai ricercatori dell’Università di Dresda la tentazione di minimizzare sarebbe in qualche modo comprensibile visto che l’Italia non ne esce affatto bene, candidandosi piuttosto al poco invidiabile ruolo di pecora nera fra i grandi Paesi europei per quanto riguarda la diffusione nei prossimi anni dei veicoli privi degli inquinanti motori termici.
Tutto lo studio “ruota” intorno a una domanda di grande rilevanza: in quale momento la quota di auto elettriche presenti sulle strade del nostro continente diventerà superiore alla metà del parco veicoli totale circolante? E per arrivare alla risposta, essendo l’Europa composta da molte nazioni, i ricercatori tedeschi hanno dovuto naturalmente analizzare le prospettive future di ciascun Paese nel comparto.
Inoltre, essendo l’evoluzione della mobilità green dipendente da una serie di fattori non completamente prevedibili, nello studio si prendono in considerazione tre diversi scenari di sviluppo per il mercato BEC (acronimo di Battery Electric Car – auto elettriche):
Purtroppo, però, qualunque sia lo scenario preso in considerazione, non cambiano le previsioni poco lusinghiere per il nostro Paese, il cui raggiungimento della quota del 50% per i veicoli elettrici circolanti avverrà comunque con un ritardo di vari anni rispetto alla maggioranza delle nazioni europee.
Un primo raffronto che colpisce è quello fra il dato medio europeo e quello italiano. Infatti, se il continente nel suo complesso oltrepasserà il 50% di BEC sulle strade fra il 2029 e il 2032, a seconda dello scenario preso in considerazione, nel nostro Paese lo stesso risultato verrà raggiunto fra il 2034 e il 2036, dunque con un ritardo di 4/5 anni.
I dati del rapporto evidenziano fra l’altro come sia privo di fondamento uno degli argomenti spesso cavalcati da coloro che non guardano di buon occhio la mobilità elettrica, ovvero che i target europei in materia sono troppo ambiziosi.
Ebbene, se per il nostro continente si parla del 2031 come data mediana per il raggiungimento del 50% di auto elettriche sul totale circolante, sia per gli Stati Uniti, sia per la media mondiale il conseguimento dello stesso risultato viene anticipato tra il 2029 e il 2030.
Ovviamente, a fronte dei Paesi come il nostro che si faranno attendere più del dovuto, ci sono invece le nazioni che si presenteranno all’appuntamento con largo anticipo. Senza dimenticare che sullo sfondo c’è il divieto introdotto dalla Commissione Europea della vendita di automobili spinte da motori diesel o a benzina a partire dal 2035.
Ad evidenziare il tasso di adozione più rapido per i BEC ci sono soprattutto i Paesi nordici, a cominciare dalla Norvegia che dovrebbe raggiungere la quota del 50% sul parco totale circolante addirittura fra l’anno appena iniziato e il 2025.
Molto precoci anche la Svezia (2026/2029) e l’Olanda (2027/2029), mentre nel 2028 potrebbe ottenere lo stesso risultato la Germania, per la quale lo scenario peggiore indica invece il 2031.
Quanto all’Italia, i ricercatori dell’Università di Dresda la mettono dietro la lavagna insieme a Spagna, Portogallo e Grecia, il che fa emergere un’evidente difficoltà del Sud Europa nell’adozione dei veicoli elettrici.
E fa ulteriormente pensare quanto segnalato nello studio tedesco riguardo il biennio 2031/2032: in questo periodo, come detto, la quantità di BEC circolanti sulle strade europee supererà la metà del totale, ma nel nostro Paese potrebbe non andare oltre uno striminzito 10%.