Premessa: un calo della richiesta di energia elettrica può indicare molte cose diverse, da una razionalizzazione dei consumi a un periodo di recessione economica piuttosto che l’effetto di una particolare situazione climatica. O magari, ed è il caso più probabile, essere determinato da una combinazione di questi ed altri fattori.
Ciò detto, per quanto le sue cause vadano identificate con esattezza, in Italia il calo della richiesta di energia elettrica è una realtà che è stata confermata dagli ultimi dati di Terna – la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale – relativi all’andamento del mese di maggio. E non si tratta di un fatto episodico, visto che stiamo parlando di una tendenza che fin qui caratterizza tutto il 2023.
In particolare, nel mese di maggio la domanda di elettricità nel nostro Paese è stata pari complessivamente a 24,3 miliardi di kWh, un valore in diminuzione del 6,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ancor più pesante la flessione dei consumi industriali, che hanno segnato un -8,1% rispetto a maggio del 2022.
Il report di Terna evidenzia anche il comportamento dei singoli settori produttivi in relazione alla richiesta di energia elettrica. Nel dettaglio, risulta positiva la variazione dei comparti dei mezzi di trasporto, alimentari, ceramiche e vetrarie. In flessione, invece, tutti gli altri settori, in particolare quello dei metalli non ferrosi.
Ulteriori elementi di valutazione sono quelli relativi ai giorni lavorativi, che nel mese di maggio sono stati 22 esattamente come nello stesso periodo del 2022, e alla temperatura media mensile, inferiore di 1,8°C rispetto all’anno scorso. Ne consegue che il dato della domanda elettrica, “destagionalizzato e corretto dall’effetto della temperatura”, risulta in calo del 5,6%
In termini congiunturali il valore della richiesta di energia elettrica, sempre destagionalizzato e corretto dall’effetto temperatura, risulta in flessione dell’1,7% rispetto ad aprile 2023. Per quanto attiene l’andamento dell’indice IMCEI elaborato da Terna, che prende in esame i consumi industriali di circa 1000 imprese cosiddette “energivore”, ha registrato una diminuzione congiunturale del 2,5% rispetto ad aprile.
Uniforme la tendenza a livello territoriale, considerato che la variazione di maggio 2023 è risultata ovunque negativa: -7,3% al Nord, -6,2% al Centro e -4,3% al Sud e Isole. Si arriva così al dato citato in apertura, ovvero che allargando l’orizzonte temporale e considerando i primi cinque mesi del 2023, la richiesta di energia elettrica in Italia è risultata in calo del 4,5% rispetto allo stesso periodo del 2022.
Ed ancora, l’analisi di Terna sottolinea come nel mese di maggio la domanda di energia elettrica è stata soddisfatta per l’82,1% con la produzione nazionale e per la quota restante (17,9%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta è risultata pari a 20,1 miliardi di kWh, in diminuzione del 6,7% rispetto a maggio 2022.
In crescita l’incidenza delle fonti rinnovabili che hanno prodotto complessivamente 10,4 miliardi di kWh, coprendo il 42,8% della domanda elettrica (contro il 35,6% del maggio 2022). La produzione da rinnovabili a maggio è stata così suddivisa: 40,3% idrico, 28,1% fotovoltaico, 14,6% eolico, 12,6% biomasse, 4,4% geotermico.
Il report evidenzia anche che, considerando tutte le fonti rinnovabili, nei primi cinque mesi dell’anno l’incremento di capacità in Italia è stato pari a 2.001 MW. Si tratta di un valore superiore di ben 1.110 MW (+125%) rispetto allo stesso periodo del 2022. Complessivamente, rispetto all’apporto delle rinnovabili rilevato a maggio dell’anno scorso, sono stati installati ulteriori 4.200 MW.
Nel dettaglio, a maggio è risultata in crescita la produzione da fonte idrica (+33,4%) ed eolica (+33,8%); in flessione la produzione da fonte termica (-19,8%) e fotovoltaica (-5,4%); sostanzialmente stabile la produzione geotermoelettrica (+0,2%). Infine, per quanto riguarda il saldo import-export, la variazione è pari a -4,8% per un effetto combinato di una diminuzione dell’import (-3,3%) e di un aumento dell’export (+28,5%).