Produrre energia solare nello spazio: il progetto dell’Esa

L’agenzia spaziale europea chiederà a novembre fondi ai Paesi UE per finanziare il progetto Solaris, che punta a raccogliere l’energia del sole nello spazio con grandi pannelli fotovoltaici
Produrre energia solare nello spazio

L’Agenzia Spaziale Europea (Esa) punta a produrre energia solare nello spazio. A comunicarlo via social è stato il direttore generale Josef Aschbacher che in un tweet, pubblicato lo scorso agosto, ha annunciato la presentazione, il prossimo novembre, di un programma preparatorio per un progetto denominato Solaris.

Nell’ambito dell’iniziativa verrà effettuata una valutazione della possibilità di raccogliere l’energia solare con enormi pannelli dotati di una superficie di 15 km quadrati posti in orbita geostazionaria a un’altitudine di circa 36 mila km dalla Terra. Una volta raccolta, questa energia verrebbe poi trasmessa sul nostro pianeta tramite un sistema wireless.
Il primo step del progetto prevede una fase preliminare in cui verrà illustrata un’analisi dei costi e dei benefici, con l’obiettivo di chiedere ai Paesi dell’Ue i finanziamenti necessari per realizzare l’iniziativa.

Un passo importante verso la neutralità climatica

“L’energia solare spaziale sarebbe un passo avanti importante verso la neutralità climatica e l’indipendenza energetica dell’Europa – ha sottolineato su Twitter il direttore dell’Esa. – Due recenti studi raccomandano vivamente di investire per far avanzare le tecnologie per il solare spaziale, necessarie per affrontare la nostra crescente crisi energetica”.

Nello specifico le analisi a cui viene fatto riferimento sono due ricerche che l’Agenzia Europea Spaziale ha commissionato, a inizio 2022, a due società di consulenza specializzate, Frazer-Nashl (Regno Unito) e Roland Berger (Germania). Da questi studi emerge come grazie alla produzione di energia solare nello spazio entro il 2040 si potrebbe fornire elettricità in UE a prezzi competitivi nel settore industriale e residenziale, affiancando questa modalità di produzione di energia al fotovoltaico e all’eolico. Il tutto con una riduzione della dispersione del 55-60% dell’energia rispetto a quanto avverrebbe con l’energia solare prodotta sulla Terra.

Un progetto da realizzare nel lungo temine

Naturalmente siamo solo all’inizio di un percorso di questo tipo e le criticità non mancano. Le ricerche precisano infatti che al momento è ancora necessario attendere un maggiore sviluppo tecnologico per arrivare a raggiungere l’obiettivo di produrre energia solare nello spazio, e riportarla in modo efficiente sul nostro pianeta.

I sistemi wireless attualmente disponibili operano infatti su distanze molto più brevi rispetto a quelle richieste dal progetto Solaris. Per arrivare alla trasmissione di dati ottimale su lunghe distanze, stando ai due studi commissionati dall’Esa, bisognerebbe attendere un’evoluzione di queste tecnologie che richiederebbe almeno 20 anni.

Tuttavia, secondo l’agenzia spaziale europea, l’Ue ha già le basi tecnologiche necessarie per impostare un percorso di innovazione efficace e riuscire a vincere questa sfida. Per questo motivo l’Esa vuole avere un quadro il più esaustivo possibile sui vantaggi di intraprendere questa strada.

L’obiettivo del progetto Solaris è infatti proprio quello di indagare la fattibilità tecnica e i costi di un percorso di questo tipo nell’arco del biennio 2023 – 2025, in modo da consentire all’Europa di prendere, al termine di un periodo di valutazione preliminare, una decisione ponderata sull’opportunità o meno di scommettere su questo nuovo modo di produrre energia.

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Monica Giambersio

Giornalista professionista e videomaker. Da anni si occupa di energia e transizione ecologica
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