L’eolico offshore ha tutte le carte in regola per diventare la terza fonte energetica più importante europea. A confermarlo sono i numeri contenuti nei piani di sviluppo della rete offshore dell’Unione Europea (ONDP), pubblicati a fine gennaio da ENTSO-E, secondo cui il settore potrebbe raggiungere i 384 GW in UE entro il 2050.
Questo trend di crescita nella realizzazione di nuovi impianti richiederà una rete più efficiente, resiliente e con una capacità più elevata. In quest’ottica è necessario un cambio di paradigma che consenta di passare da una progettazione delle future connessioni gestita a livello nazionale a una più estesa e legata al bacino marittimo. Nello specifico, ENTSO-E presenta 5 diversi piani di sviluppo in base a diversi bacini:
Secondo il ceo di WindEurope Giles Dickson, i piani ONDP permetteranno di realizzare reti più efficienti per l’eolico offshore. Il tutto in un modo economicamente vantaggioso e rispettoso dell’ambiente. Questo cambio di passo consentirà inoltre di spianare la strada ai parchi eolici offshore ibridi, alle isole energetiche e ad altri modelli innovativi per l’integrazione dell’eolico offshore nel sistema energetico europeo.
In particolare, dai piani di sviluppo della rete offshore dell’UE (ONDP) emerge un potenziale significativo per i parchi eolici offshore ibridi, con collegamenti con due o più paesi. “Gli ibridi – si legge in una nota di WindEurope – potrebbero diventare una parte importante della rete offshore magliata e interconnessa dell’Europa. Nello specifico, secondo gli ONDP, il 14% di tutte le energie rinnovabili offshore potrebbe essere connesso come ibride”.
Tra i vantaggi legati ai parchi eolici offshore ibridi ci sarebbero flussi energetici più efficienti e approcci più coordinati alla pianificazione della rete, ma anche un rafforzamento della sicurezza energetica dell’Europa e una riduzione dei costi dell’elettricità per famiglie e imprese.
Tuttavia, per dispiegare appieno tutto il potenziale legato a questo settore è necessario che l’attuale quadro normativo fornisca una chiara prospettiva delle entrate possibili per gli sviluppatori degli impianti, cosa che al momento, spiega Windeurope in nota, non avviene. Solo in un contesto di maggiore certezza l’industria eolica europea sarà disposta a investire in parchi eolici offshore ibridi con il modello di business più efficace.
Un dato positivo è legato al fatto che il sostegno politico alla crescita dell’eolico offshore è estremamente forte, sottolinea il presidente dell’associazione. Ciò avviene non solo nel Mare del Nord, ma anche nel Baltico, nell’Atlantico, nel Mediterraneo, nel Mar Nero e persino nel Mar Caspio. Tuttavia, precisa Dickson, “le politiche sull’accesso alla rete e sulle connessioni alla rete, in particolare le connessioni alla rete ibrida, sono ancora complicate. È essenziale risolvere il problema della ripartizione dei costi il prima possibile. Altrimenti l’UE rischia di perdere investimenti”, conclude.
Ma in concreto quali sono gli ambiti in cui intervenire per favorire in modo efficace lo sviluppo dell’eolico offshore? Secondo Windeurope le azioni da mettere in atto sono essenzialmente quattro: