Esistono molti punti di vista dai quali osservare l’evolversi della transizione energetica italiana. Alcuni sono comuni a quelli di tante altre nazioni, altri assumono un valore maggiore proprio perché legati allo specifico del nostro Paese. Rientra sicuramente in quest’ultima categoria il lavoro compiuto dall’Osservatorio VIA di ANIE Rinnovabili, la cui ultima rilevazione è stata diffusa recentemente.
Cominciamo col dire che VIA è l’acronimo di Valutazione di Impatto Ambientale, definizione che ci fa subito capire perché il suo monitoraggio è così importante nel contesto italiano. Stiamo infatti parlando di quelle procedure amministrative e autorizzative dove la nostra burocrazia “vanta” una fama non certo positiva, purtroppo storicamente meritata.
In particolare, le procedure che vengono analizzate dall’Osservatorio di ANIE Rinnovabili fanno riferimento a quelle depositate presso le commissioni VIA/VAS (quest’ultimo acronimo di Valutazione Ambientale Strategica) e VIA PNIEC/PNRR del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE).
L’analisi dell’Osservatorio VIA arriva fino al 30 giugno 2023, data alla quale le procedure depositate per l’autorizzazione di impianti rinnovabili risultavano pari a 1.372, corrispondenti a una potenza di 68.220 MW. Quest’ultimo è un dato considerevole, peccato che sia al momento in gran parte “teorico” e questo ci rimanda alla particolarità del sistema Italia…
Infatti, dei citati 68.220 MW relativi alle procedure analizzate, ben 64.668 MW risultano ancora “in corso”, mentre solo il 5,2 per cento è arrivato a conclusione. Tra le procedure in corso, la maggior parte risulta essere nella fase di “istruttoria tecnica”, per una potenza complessiva di 47.560 MW, mentre risultano in “verifica amministrativa” 6.842 MW.
Quanto all’esito delle richieste per gli impianti rinnovabili, le procedure concluse sono così suddivise: il 21,5% risulta concluso positivamente mentre l’8,2% risulta concluso negativamente. E il restante 70,3 per cento? Per quanto possa sembrare assai strano, risulta “non specificato”, ovvero dalla documentazione non si evince se l’esito sia positivo o negativo.
Un dato sicuramente positivo è invece quello relativo alla potenza crescente degli impianti rinnovabili per i quali viene richiesto il via libera da parte delle autorità competenti. Mentre nel 2022 si era registrata una crescita della potenza del 137% sul 2021, nel 2023 la crescita della potenza rispetto all’anno scorso è stata pari al 142%.
Ed ancora, dalle procedure soggette a VIA analizzate si evince che la potenza degli impianti rinnovabili è così distribuita: 46,5 per cento di agrivoltaico; 32% di eolico onshore; 14,6% di fotovoltaico e, a seguire, 3,8% di eolico offshore e 3% di idroelettrico da pompaggio.
C’è poi un ulteriore elemento messo in risalto dall’Osservatorio VIA di ANIE Rinnovabili, ovvero la notevole crescita nelle procedure analizzate dei sistemi di accumulo (SdA) che sono abbinati a impianti FER, pari al 247% nel 2023 rispetto al 2022. A titolo di confronto, basti pensare che nel 2022 rispetto all’anno precedente la crescita era stata soltanto del 6,4 per cento.
Per quanto riguarda la situazione che determina questa “lista d’attesa” per le procedure di autorizzazione degli impianti di energia rinnovabile, l’Osservatorio VIA evidenzia innanzitutto che “le tempistiche di valutazione del MiC, il Ministero della Cultura che ha sostituito il MIBACT, sono maggiori rispetto a quelle del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica”.
A complicare ulteriormente la situazione c’è poi il fatto che sovente i pareri espressi dai due ministeri competenti sono in contrasto. Un conflitto che quando si verifica trasferisce la responsabilità della decisione finale in capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri, che infatti ha sul “tavolo di lavoro” ben 1.995 MW in attesa di parere conclusivo.
Fra i possibili rimedi da adottare, ANIE Federazione considera “molto utile che il governo continui a potenziare la struttura della commissione tecnica PNIEC/PNRR, oltre a cominciare a rafforzare la struttura interna del Ministero della Cultura”. La stessa Federazione ritiene che “al fine di rendere più trasparente la lettura dei dati disponibili, sarebbe opportuno apportare delle migliorie ulteriori alla sezione dedicata del portale del MASE”.