Abbiamo già parlato del recente studio curato da Elettricità Futura, Enel Foundation e Althesys con l’intento di indicare una strada tecnologica da percorrere per consentire all’Italia di restare al passo con le altre grandi realtà nazionali dell’Unione europea. Ebbene, una delle parti più interessanti di “La Filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030” è quella che analizza le caratteristiche delle aziende comprese, appunto, nella filiera.
Il contesto è quello del DESIRE, ovvero l’acronimo (Digital, Efficient, Sustainable, Innovative, Renewable Energy) con cui nello studio viene identificata la filiera – con le relative aziende – capace di sviluppare “un’energia sostenibile e utilizzata con efficienza grazie al ricorso a fonti rinnovabili e tecnologie per la digitalizzazione ed elettrificazione dei consumi”.
L’insieme delle aziende mappate nell’analisi hanno tutte attività che rispondono ai criteri della filiera DESIRE, anche se possono non essere quelle prevalenti. Aziende che invece si differenziano fra loro per il grado di maturità e le prospettive di sviluppo, tecnologiche e di mercato. In particolare, per analizzarne le caratteristiche e le prospettive, le singole aziende vengono classificate all’interno di quattro gruppi:
Complessivamente l’82% delle aziende considerate risultano avanzate o mature. Le aziende in evoluzione sono invece il 14% e quelle di frontiera hanno una quota del 4%. Il numero di quest’ultime aziende, peraltro, risulta in linea con quanto emerge dal posizionamento internazionale dell’Italia sui brevetti, ovvero che l’innovazione è ancora limitata rispetto ad altre nazioni ma comunque in crescita nel settore.
Restringendo l’analisi alle aziende produttrici di tecnologie – due terzi del totale mentre la parte rimanente riguarda le aziende che forniscono servizi -, l’11% risultano mature, il 63% avanzate, il 20% in evoluzione e il 6% di frontiera. Ed ancora, la maggiore concentrazione di aziende in evoluzione si registra nel comparto digitalizzazione mentre le imprese di frontiera sono attive soprattutto nei segmenti bioenergie, mobilità e industria, senza concentrarsi in un comparto in particolare.
Nello studio si sottolinea come “la filiera manifatturiera italiana delle componenti per le energie rinnovabili e smart sia nel complesso costituita da aziende che dispongono di specifici know-how (avanzate e in evoluzione). La minor presenza nelle attività più mature a livello tecnologico e competitivo è invece coerente con la modesta posizione dell’Italia nelle tecnologie di base della generazione rinnovabile.
La situazione tipica che viene indicata è quella della produzione dei pannelli fotovoltaici, ormai quasi delle commodities, fabbricati su larga scala e a basso costo in Asia. Non a caso, laddove le imprese italiane sono attive in questo mercato, si contraddistinguono per prodotti specialistici di alta gamma e a maggior valore aggiunto, come i pannelli bifacciali o quelli per l’integrazione architettonica.
Il nostro Paese è peraltro ben posizionato in diversi segmenti della componentistica tecnologica, come dimostra la quota di esportazione delle componenti per l’industria delle rinnovabili rispetto al totale della produzione: tra il 2007 e il 2018 è stata in media di circa l’83%, anche in comparti come l’eolico dove l’Italia è sostanzialmente assente dall’offerta del prodotto completo.
Rimane, invece, piuttosto limitato il presidio delle attività di frontiera, cioè quelle più innovative, con una forte componente di R&S e ancora nelle fasi embrionali del ciclo di sviluppo delle tecnologie. Ciò appare coerente con il quadro complessivo del sistema industriale italiano, nel quale prevale la ricerca applicata e lo sviluppo industriale.
L’indagine non manca di evidenziare come questo rappresenta in generale un punto debole, che pone un’ipoteca molto forte sul futuro del sistema industriale italiano: “È indispensabile agire su questo fronte, spingendo sulla ricerca di base e sul trasferimento tecnologico, favorendo lo sviluppo di una pipeline di progetti imprenditoriali che affondino le radici nella ricerca”.
Nel complesso, sebbene l’Italia dipenda dall’estero per alcune tecnologie di base prodotte su larga scala (come, ad esempio, pannelli fotovoltaici e turbine eoliche), la sua industria ha presenze significative in diversi segmenti delle tecnologie e dei componenti elettrotecnici strategici per l’elettrificazione e la transizione energetica.
Un posizionamento, quello delle nostre imprese della filiera DESIRE, “che offre la possibilità di una crescita significativa in vista degli investimenti previsti al 2030, potendo in particolare far leva su competenze e capacità industriali in alcuni segmenti specifici nei quali è più presente: infrastrutture di rete, componentistica elettrica, inverter, O&M, sistemi per l’efficienza e l’automazione industriale”.