Si tratta del classico dato da prendere “con le molle”, anche perché le anticipazioni/previsioni relative alla fine del corrente anno preannunciano invece un’inversione di tendenza. Fatto sta che gli ultimi numeri contenuti nel report di Italia Solare relativi all’andamento dei prezzi energetici evidenziano una flessione nel secondo trimestre 2023.
In particolare, il report indica che i valori medi del PUN – ovvero il Prezzo Unico Nazionale che costituisce il riferimento per il costo dell’energia elettrica – misurati nei mesi di aprile, maggio e giugno sono stati rispettivamente di 135, 106 e 105 Euro/MWh. Si tratta di valori significativamente inferiori a quelli del primo trimestre del corrente anno, quando il PUN era per lo più oscillato nella fascia di prezzo compresa fra i 200 e i 150 euro per MWh.
“Tale risultato – si legge nel rapporto di Italia Solare – è principalmente imputabile alla riduzione del prezzo del gas, il quale sembrerebbe essersi assestato nel range 30-40 Euro/MWh. Anche la riduzione della domanda di energia, provocata da un abbassamento della domanda industriale e dalle temperature moderate, ha giocato un ruolo importante nella discesa dei prezzi”.
Al riguardo, il report segnala che i volumi acquistati su MGP – il Mercato del Giorno Prima che ospita la maggior parte delle transazioni di compravendita di energia elettrica – nei mesi di maggio e giugno di quest’anno sono scesi rispettivamente del 5,6% e del 9,5% rispetto ai valori registrati negli stessi mesi del 2022.
Inoltre, insieme ad una produzione da rinnovabili non particolarmente alta, il calo della domanda di energia ha finito con il limitare gli spread zonali, che sono stati molto bassi, soprattutto se comparati agli spread zonali registrati nel secondo trimestre dell’anno scorso. Infine, gli ultimi mesi abbastanza piovosi hanno impattato positivamente sulle riserve idroelettriche, mitigando quindi il rischio di rialzi estivi dei prezzi.
“I prezzi dell’energia elettrica nel corso del 2° trimestre 2023 – ha commentato Stefano Cavriani, coordinatore del gruppo di Lavoro Mercato elettrico di Italia Solare – hanno continuato a calare a seguito della scarsità della domanda (consumi dell’industria energivora strutturalmente ridotti) e della buona offerta derivante dal meccanismo di remunerazione delle centrali a carbone come unità ‘essenziali’ e dal notevole recupero dell’idroelettrico, tuttora a buoni livelli”.
Ed ancora, Cavriani mostra ottimismo per il prossimo futuro in considerazione che “gli stoccaggi del gas sono già piuttosto pieni e il nucleare francese sembra almeno per ora aver risolto i problemi dei fermi dovuti alla manutenzione. Quindi, al momento non si prevedono particolari tensioni sui prezzi nemmeno nei prossimi mesi”.
Se la discesa del costo dell’energia rappresenta indubbiamente una buona notizia, ad evitare eccessivi ottimismi c’è però il paragone con l’andamento del prezzo nei principali Paesi dell’Unione Europea. Un paragone che purtroppo si rivela addirittura impietoso…
Infatti, nel corso degli ultimi 12 mesi il prezzo spot dell’energia in Italia è stato quasi sempre il più alto in Europa, fatti salvi dei brevissimi periodi dove il nostro PUN è risultato leggermente inferiore al corrispondente prezzo medio rilevato in Francia (nel periodo a cavallo far novembre e dicembre dell’anno scorso) e in Polonia (alla fine della primavera).
Nel report la ragione principale di questo differenziale di prezzo viene individuata “nell’elevata dipendenza dal gas della nostra nazione”. Dipendenza che è stata inevitabilmente “esaltata” dalle conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina che ha provocato, fra le altre cose, un’autentica corsa all’approvvigionamento del gas con il conseguente pesante rimbalzo verso l’alto del prezzo.