Un Manifesto delle Bioenergie fatto di proposte efficaci e immediatamente attuabili in ottica di rilancio della biomassa, tassello importante della decarbonizzazione italiana. Lo hanno firmato in occasione di Key Energy le più importanti associazioni del settore, chiedendo al Governo di valutare nello specifico il ruolo delle bioenergie nella “lotta” all’aumento esponenziale dei prezzi dell’energia elettrica.
Si tratta di fonti rinnovabili, programmabili e capaci di provvedere alla copertura del baseload con combustibili stoccabili e reperibili localmente. Insomma, le bioenergie possono fare la differenza negli obiettivi di impatto ambientale previsti al 2030 e al 2050. Questo perché possono contribuire sia settore elettrico sia in quello termico, ma anche nei trasporti. Nel complesso, provvedono a fornire circa il 50% dell’apporto rinnovabile necessario alla copertura dei consumi finali.
I vantaggi non sono solo energetici. Dal punto di vista sociale, infatti, il settore delle bioenergie può assorbire 43.700 occupati, per un fatturato annuo di circa 3,7 miliardi di euro (Fonte: Bioenergy Landscape 2020, Bioenergy Europe). Senza dimenticare il contributo allo sviluppo di nuovi modelli di economia circolare e di generazione distribuita, come le comunità energetiche.
Alla luce di questi e altri benefici, il Manifesto delle Bioenergie intende promuovere una gestione efficiente del parco italiano e stimolare l’applicazione di soluzioni innovative. Chi sono i firmatari? L’iniziativa nasce da Elettricità Futura e vede la collaborazione di AIEL, ANPEB, Assitol, Assoebios, Assograssi, Confagricoltura, CIB, Distretto produttivo La nuova Energia, EBS, Fiper e ITABIA. Insieme, hanno presentato al Governo italiano le seguenti proposte.
Il PNIEC italiano riserva alla biomassa un ruolo marginale, ben al di sotto delle sue potenzialità e di quanto delineato dagli altri Stati Membri. Occorre ridefinire al rialzo il contributo potenziale di questa fonte alla decarbonizzazione dei comparti termico, elettrico e trasporti, in considerazione dei benefici ambientali, economici ed energetici evidenziati.
Dal 2023 rischia di innescarsi una massiccia dismissione degli impianti a biomassa esistenti, che non possono sostenere i costi di approvvigionamento della materia prima senza incentivi. Urge introdurre misure specifiche per il revamping e per l’avvio di nuova generazione. Tra questi, l’attuazione dell’art. 24, co. 8, D.lgs. 3 marzo 2011 n. 28, che prevede prezzi minimi garantiti o integrazioni dei ricavi per impianti oltre il termine della vita incentivata, in modo da preservare il patrimonio impiantistico nazionale e il suo indotto.
Il nostro Paese vedrà il phase out dei feedstock ad alta intensità di ILUC (Indirect Land Use Change), ai sensi del regolamento delegato (UE) 2019/807. Per prevenire lo shock che l’impossibilità di approvvigionarsi di questi prodotti implicherebbe sulle attività che oggi ne fanno uso, occorre supportare l’ampliamento e la stabilizzazione del mercato dei bioliquidi e biocarburanti double counting e avanzati prodotti in Italia da UCO, SOA e prodotti pirolitici.
L’Italia vanta il maggior numero in Ue di impianti a bioliquidi sostenibili connessi tramite reti interne a realtà industriali che impiegano sottoprodotti in assetto cogenerativo. A questi impianti, che rendono il manifatturiero made in Italy più competitivo e sostenibile, deve essere riconosciuto un elevato valore aggiunto. Questo in virtù del contributo all’economia circolare e dell’autoproduzione di energia rinnovabile e programmabile.
Le filiere ex D. Lgs 102/2005 costituiscono un importante strumento per la valorizzazione delle biomasse con ricadute dirette sul territorio. Per questo bisogna mantenere e rafforzare gli accordi di filiera fra produttori e trasformatori, favorendo la creazione di piattaforme logistiche per la raccolta, prima trasformazione e trasporto sostenibile delle biomasse. In tutti i progetti finanziati dal PNRR, occorre inoltre premiare i benefici green legati alla valorizzazione energetica di sottoprodotti, scarti e colture dedicate sostenibili a opera di filiere locali. Infine, il PNRR dovrebbe includere una misura congrua per il teleriscaldamento efficiente.
Un quadro normativo certo e lungimirante crea i presupposti per gli investimenti e sostiene l’innovazione tecnologica. In questo senso, il Manifesto delle Bioenergie chiede di adeguare gli strumenti normativi ai nuovi obiettivi di decarbonizzazione. In primis stabilizzando il Conto Termico 2.0 sull’arco di una decade e garantendo al FER2 un periodo di efficacia di almeno 2 anni. Lo stesso dovrebbe valere per le misure previste dal PNRR circa la produzione di biometano e il suo impiego nei settori secondario, terziario, residenziale, trasporti.