Sunlight Group rafforza la capacità produttiva di batterie agli ioni di litio

Sunlight Group Energy Storage Systems, azienda tecnologica specializzata in mobilità industriale innovativa e in sistemi di energy storage, ha annunciato l’espansione della sua capacità di produzione di batterie agli ioni di litio fino a 3.2 GWh all’anno.

L’obiettivo è quello di espandere la capacità produttiva degli stabilimenti in tutto il mondo, soprattutto per quanto riguarda i prodotti agli ioni di litio. Questo grazie all’installazione di quattro linee di assemblaggio automatico negli stabilimenti in Grecia e negli Stati Uniti, fornite da Manz AG, multinazionale attiva nel settore dell’ingegneria tecnologica: tre verranno inserite nell’unità di produzione principale dell’azienda a Xanthi, in Grecia, e una nel nuovo impianto di assemblaggio di Mebane, North Carolina.

La prima linea di Xanthi è attiva dall’agosto 2022 e presto aumenterà la produzione. Le altre tre linee saranno installate entro il terzo trimestre del 2023. Una volta in funzione le quattro nuove linee porteranno la capacità complessiva di assemblaggio delle batterie agli ioni di litio di Sunlight a 3.2 GWh all’anno.

I vantaggi delle linee di assemblaggio delle battere agli ioni di litio

La linea di assemblaggio è fondamentale nel processo di produzione poiché è qui che le varie componenti della batteria vengono montate. Con l’elettrificazione e l’adozione della tecnologia al litio da parte di diversi settori industriali, aumenta anche la domanda di soluzioni di accumulo energetico su misura.

La nuova linea di assemblaggio Sunlight ha una grande flessibilità produttiva unita ad un’elevata automazione, risultato di 15 mesi di sviluppo condiviso tra Sunlight Group e Manz AG. Le batterie sono combinate con diversi frame intercambiabili che possono essere ricalibrati per realizzare differenti design e varie architetture, permettendo di rivolgersi a mercati diversi, riducendo i tempi di inattività e, quindi, i costi.

Inoltre, le nuove linee di produzione implementate da Sunlight sono dotate di sistemi laser automatici all’avanguardia: le celle delle batterie vengono saldate in moduli ad alta resistenza, garantendo la massima qualità, durata e stabilità del processo di saldatura.

In più, le nuove linee automatiche offrono funzioni di monitoraggio in tempo reale, con le prestazioni complessive dei macchinari controllate da tecnologie intelligenti ed innovative che raccolgono, analizzano e condividono i dati provenienti da ogni fase di produzione e dai continui test sul prodotto. In questo modo si migliorano i processi produttivi e si massimizzano la sicurezza, la qualità e la tracciabilità dei propri prodotti.

Mercato dell’auto, continua la crescita dei volumi. E dell’inquinamento…

Nel recente Factbook ZEV realizzato da BloombergNEF (BNEF) abbondano i segnali positivi relativi alla diffusione crescente dei veicoli con propulsione elettrica e al loro probabile sviluppo ancor più accelerato nei prossimi anni. Tuttavia, nello stesso report, presentato durante la COP 27 svoltasi a novembre in Egitto, viene sottolineato come tutto ciò non è sufficiente per garantire di essere sulla buona strada e arrivare ad un settore dei trasporti a zero emissioni nette entro la metà del secolo.

Espansione globale continua

Per comprendere il motivo di questa prudenza nonostante il conforto dei numeri, occorre riflettere soprattutto su un pericolo, facilmente comprensibile ma spesso sottovalutato: la diffusione impetuosa dei veicoli ZEV (acronimo di Zero-Emission Vehicles ) è fondamentale, ma rischia di essere vanificata dall’espansione complessiva del mercato globale dell’automobile che nei prossimi anni potrebbe comunque consentire ai mezzi alimentati con i combustibili fossili di continuare a detenere quote significative di produzione e di vendita.

Per questo una parte di grande importanza del Factbook ZEV è quella che si sofferma sull’andamento generale del mercato dell’auto e sulla traiettoria delle emissioni climalteranti. In entrambi i casi emergono dei riscontri non molto confortanti, tali da giustificare l’allarme relativo alla condotta manifestata dai governi nazionali e dalle case automobilistiche, troppo “pigri” nel fissare delle date oltre le quali non sarà più possibile effettuare la vendita e la produzione di veicoli dotati di motore termico.

Oltre il miliardo e mezzo di veicoli circolanti

Innanzitutto, ci sono i dati riguardanti il parco globale dei veicoli a quattro ruote circolanti sulle strade. Ben oltre il miliardo già nel 2015, la flotta composta dai normali veicoli per passeggeri, camion e autobus, aveva continuato a crescere anche nel 2020 e l’anno scorso nonostante il duro impatto della pandemia. Ebbene, le stime di BNEF confermano che la tendenza è proseguita pure nel 2022 con il parco globale a quattro ruote che ha ormai superato l’astronomica quota del miliardo e mezzo di veicoli circolanti.

E questa, tenuto conto della considerazione di partenza, non rappresenta una buona notizia sul fronte delle emissioni climalteranti. Infatti, l’espandersi continuo dei mezzi circolanti sulle strade vanifica in parte l’incidenza crescente dei veicoli ZEV sul totale di auto vendute, che nel primo semestre di quest’anno è stata pari al 13,2% contro l’8,7% relativo all’intero 2021.

Crescita auto passeggeri, autobus e camion
Il parco veicoli circolante

Quasi 100 milioni di nuovi veicoli

In particolare, le stime riportate nel Factbook ZEV quantificano in 96 milioni i mezzi nuovi, fra normali veicoli per passeggeri, camion e autobus, immessi in circolazione nel 2022. Questo comporta, tenuto conto della contemporanea rottamazione dei mezzi più obsoleti, un cospicuo saldo positivo nel paragone fra l’anno che sta per concludersi ed il 2021, con una crescita di 63 milioni di unità della flotta di veicoli circolanti.

Proprio quest’ultimo dato ci aiuta a spiegare la traiettoria, tutt’altro che confortante, assunta nel 2022 dalle emissioni climalteranti generate dal trasporto a quattro ruote su strada. È infatti abbastanza intuitivo comprendere che, nonostante il “pensionamento” di una massa importante di mezzi vecchi e quindi molto inquinanti, un incremento ben più massiccio dei veicoli circolanti rispetto all’anno scorso, dei quali solo una quota minoritaria viaggia con propulsione elettrica, non può che avere effetti negativi sull’andamento delle emissioni.

Finito l’effetto pandemia

Un ragionamento che è appunto confermato dai numeri presenti nel report di BNEF. Dopo il drastico calo all’inizio del 2020, dovuto soprattutto ai lockdown nei Paesi più industrializzati a causa della pandemia, con l’allentarsi delle restrizioni sanitarie le emissioni di CO2 hanno ricominciato a crescere parallelamente al normalizzarsi della circolazione dei veicoli, una tendenza confermata appieno nel 2022.

andamento delle emissioni di CO2 legate ai trasporti
L’andamento globale delle emissioni di CO2

Nel dettaglio, la stima contenuta nel Factbook ZEV indica per le emissioni climalteranti un aumento del 3% rispetto all’anno scorso, con un totale di 6,3 Gt (giga tonnellate) di anidride carbonica immesse in atmosfera. E c’è anche un altro riscontro, per certi versi ancor più preoccupante: il valore del 2022 rappresenta il record assoluto di CO2 generata dal trasporto su quattro ruote, persino “migliore” del precedente picco risalente al periodo pre-pandemia, con un incremento dell’1% nel paragone con il 2019.

Sonepar Italia lancia la nuova piattaforma di vendita omnicanale proprietaria

É online la nuova piattaforma di vendita omnicanale di Sonepar Italia, azienda specializzata nella distribuzione di materiale elettrico ad aziende, installatori e utilities. L’obiettivo è quello di imprimere una forte accelerazione alle vendite online, ai processi di trasformazione digitale rendendo così più efficienti i servizi e aumentando il fatturato digitale dell’azienda.

“L’innovazione continua e l’esperienza accumulata ci hanno permesso di passare da un fatturato digitale nel 2017 di 100 milioni di euro, equivalente al 5% del fatturato totale di allora, ai 265 milioni che prevediamo di raggiungere nel 2022, circa il 18% del valore totale delle vendite di quest’anno. L’obiettivo, grazie alla nuova piattaforma, è di arrivare a una quota del 30% di fatturato da realizzare online nel 2026”, spiega Sergio Novello, presidente e Ad di Sonepar Italia.

Lo sviluppo della piattaforma di vendita omnicanale di Sonepar

L’azienda è stata coinvolta, insieme ad altre tre realtà facenti parte dell’omonimo gruppo internazionale, nello sviluppo della piattaforma attraverso la creazione di una Digital Factory, con 200 professionisti incaricati di ridefinire il concetto di vendita online stabilendo nuovi standard di qualità nel settore.

La tecnologia e le funzionalità sono state sviluppate sulle esigenze del cliente: l’ambizione di Sonepar è di diventare la prima azienda della distribuzione di materiale elettrico al mondo ad offrire un’esperienza d’acquisto digitale e sincronizzata a tutti i clienti. Si vuole così offrire al cliente un’esperienza di acquisto fluida su tutti i dispositivi, in modo da poter effettuare un’attività su diversi canali di vendita, senza interruzioni.

Le caratteristiche della piattaforma

L’interfaccia è semplice da usare e garantisce un’efficace user experience. Il catalogo conta oltre 650.000 articoli ed è pubblico, quindi indicizzabile dai motori di ricerca. È, inoltre, fruibile anche senza registrazione così da rendere la ricerca ancora più veloce.

Nelle schede di ciascun articolo sono presenti informazioni dettagliate come la disponibilità di prodotto in tempo reale. Il motore di ricerca è in grado di fornire risultati sempre più in linea con le richieste dell’utente sulla base del modo in cui viene utilizzata la piattaforma. Inoltre, la nuova applicazione mobile ha le stesse funzioni della versione desktop e l’accesso può avvenire tramite riconoscimento biometrico, modalità che garantisce elevati standard di sicurezza.

Infine, in futuro i clienti potranno sperimentare nuove funzioni, come l’onboarding veloce, che consentirà l’accesso rapido con il semplice inserimento di informazioni sul settore di provenienza, senza dover effettuare procedure di registrazione.

La piattaforma di vendita omnicanale è disponibile a questo link.

Schneider Electric a Enlit 2022 con reti elettriche smart e green

Aiutare le utility dell’energia a superare l’attuale periodo di incertezza gestendo le fonti rinnovabili e le reti di distribuzione elettrica con soluzioni evolute: è l’obiettivo di Schneider Electric a Enlit 2022. L’azienda ha infatti presentato a Francoforte una serie di tecnologie e servizi dedicati a piccole, medie e grandi aziende di servizi pubblici. Nonché agli operatori impegnati sul fronte della generazione e della domanda di energia.

“Ci troviamo di fronte a due sfide energetiche significative e simultanee – spiega Frederic Godemel, EVP Power Systems & Services di Schneider Electric -. La prima è la crisi energetica, la seconda il cambiamento climatico: entrambe richiedono scelte orientate alla sicurezza e alla decarbonizzazione. Gli investimenti dovrebbero dunque affrontare le due sfide riconoscendo anzitutto il ruolo della digitalizzazione”.

La transizione energetica è digitale

Continuità operativa e obiettivi climatici “chiamano” trasformazione digitale. Per quanto riguarda l’offerta, l’obiettivo rimane quello di integrare un numero maggiore di fonti di generazione rinnovabili e sostenibili. Sul fronte della domanda, poi, serve accompagnare le scelte dei consumatori e la transizione di industria, edilizia e mobilità verso una maggiore elettrificazione.

La soluzione, secondo Schneider Electric, prende il nome di “Grids of the Future”. Un programma dove sicurezza energetica e della decarbonizzazione mettono al centro le reti elettriche. Fulcro di un futuro a zero emissioni fatto di flessibilità, affidabilità, resilienza ed efficienza.

Enlit 2022: tecnologie, servizi e progetti per l’energia pulita

Nella pratica, l’azienda ha portato a Francoforte EcoStruxure for Renewables, soluzione che estende l’uso del digital twin anche alla fase operativa e di manutenzione degli impianti rinnovabili. Una proposta pensata sia per le utility di generazione dell’energia sia per i contesti industriali che utilizzano fonti di energia ibride (es. energia solare autoprodotta e gruppi elettrogeni tradizionali).

Decarbonizzazione della rete

In tema di transizione energetica, ecco due progetti pilota legati ad AirSeT, tecnologia di media tensione di Schneider Electric che utilizza l’aria al posto del gas climalterante SF6. Il primo riguarda Netze BW, che ha integrato l’unità principale ad anello AirSet. L’operatore ED Netze, invece, ha installato a novembre ben 17 cabine di commutazione AirSeT primarie.

Gestione flessibile dell’energia

Un altro esempio in scena a Enlit 2022 viene dall’Inghilterra. Schneider Electric ed ENWL stanno infatti collaborando per aumentare la flessibilità della rete. Al centro, la volontà di collegare più fonti rinnovabili, veicoli elettrici, batterie di accumulo alle crescenti necessità dell’elettrificazione. Questo grazie al software EcoStruxure ADMS con modulo DERMS, che consente di stipulare contratti di connessione flessibili con i clienti e di attivare nuovi servizi di rete senza vincoli.

Ricarica dei veicoli elettrici

Lavorando insieme a produttori di veicoli elettrici e utility tedesche come EWE Netz e Bayernwerk Netz, nell’ambito del progetto unIT-e2, l’azienda supporta anche la mobilità sostenibile. Il sistema integra EcoStruxure DERMS per l’ottimizzazione della rete e ulteriori soluzioni per realizzare infrastrutture di ricarica ed edifici intelligenti, con particolare attenzione alla gestione della rete in bassa tensione.

Affidabilità e resilienza per le utility

EcoStruxure Grid Operation è la soluzione software scalabile con moduli SCADA e funzionalità per gestire eventuali interruzioni di alimentazione elettrica (Outage Management) progettata per le piccole e medie utility. Una tecnologia capace di massimizzare affidabilità, resilienza ed efficienza operativa, facile da implementare e gestire, che guarda al futuro della distribuzione elettrica.

EcoStruxure XR Operator Advisor, infine, è la gamma completa di servizi dedicati al personale in campo. Assistenza e manutenzione avvengono in modo intelligente e integrato, sovrapponendo all’ambiente fisico una rappresentazione digitale in real-time e utilizzando la modellazione digitale degli asset.

Investimenti sul digitale, il trend di crescita non si interrompe

Un periodo come questo, contrassegnato da grandi tensioni geopolitiche e dalla crisi energetica, si caratterizza anche per i molti dubbi su cosa è più opportuno fare per uscire al meglio da una fase così delicata. In questo contesto, per fortuna, un elemento non è in discussione, ovvero la necessità di puntare sull’innovazione, esattamente ciò di cui si sono occupati gli Osservatori “Startup Intelligence” e “Digital Transformation Academy”, espressioni della School of Management del Politecnico di Milano, con una ricerca i cui risultati sono stati presentati nel corso del convegno “Imprese e startup nella transizione: innovazione digitale per un futuro sostenibile”.

Forte aumento nel 2022

Dallo studio emerge la diffusa consapevolezza delle aziende relativa all’imprescindibilità della trasformazione digitale anche in tempi difficili. E così, nonostante la difficile situazione macroeconomica, continua la crescita degli investimenti digitali. Dopo il forte aumento già registrato nel 2022 (+4%), per il 2023 si stima un rialzo del 2,1% dei budget ICT (acronimo di Information and Communications Technology) delle imprese italiane.

Gli investimenti sul digitale: andamento

Elemento importante, a dare il contributo agli investimenti sul digitale ci sono aziende di tutte le dimensioni, comprese le PMI che segnano un aumento del 2,4%. Guardando invece agli investimenti delle grandi imprese, si concentreranno in particolare su:

Innovazione digitale asset imprescindibile

“In un quadro macroeconomico che si caratterizza per la sempre maggiore incertezza e complessità – ha spiegato Alessandra Luksch, direttore dei due Osservatori del Politecnico di Milano -, il digitale si conferma un asset imprescindibile per le imprese italiane, che prevedono di incrementare gli investimenti in ICT per il 2023”.

Ed ancora, “imprese e startup sono al centro di importanti processi di transizione per definire la strada verso un futuro più sostenibile, sfruttando l’innovazione digitale come leva abilitatrice di nuove opportunità. Cresce in modo costante l’adozione di approcci collaborativi e di innovazione da parte di grandi imprese e PMI. Le startup si confermano protagoniste anche nella sfida per uno sviluppo sostenibile”.

Crescita dei progetti di digitalizzazione

Per quanto riguarda i numeri relativi all’anno che sta per concludersi, indicano chiaramente un sentiment molto positivo delle imprese. Infatti, soltanto il 13% delle aziende ha dovuto rallentare o fermare i progetti di digitalizzazione, il 28% ha colto lo stimolo per accelerarli e la maggioranza (57%) ha portato avanti i progetti senza particolari impatti.

Nel corso dell’anno, poi, sono entrate nel vivo anche le prime azioni concrete di attuazione del PNRR (il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che al suo interno prevede importanti investimenti nell’area della digitalizzazione. E dalla ricerca degli Osservatori emerge come il 69% delle grandi imprese e il 60% delle PMI ritengano che il PNRR contenga provvedimenti utili per supportare il Paese.

Investimenti sul digitale: stime per il 2023

Una tendenza positiva che in base alle stime contenute nella ricerca è destinata a protrarsi anche nel 2023. Nel dettaglio, l’anno prossimo il 43% delle grandi o grandissime imprese aumenteranno i budget per le tecnologie digitali. Identica la percentuale di accelerazione sugli investimenti relativa alle PMI, anche se in questo caso l’incremento è trainato soprattutto dalle imprese di taglia media.

Un 2023 che fra l’altro ribadirà la propensione delle imprese a dedicare budget per l’innovazione digitale anche in funzioni esterne alla direzione ICT, come fa già il 61% delle grandi imprese. Inoltre, non verrà meno l’attenzione alle startup, sempre più ritenute una fonte di innovazione aperta. Oltre 7 grandi imprese su 10 collaborano con startup o hanno in programma di farlo.

Approccio delle aziende alla digitalizzazione

Il tema della sostenibilità

Un capitolo importante della ricerca è quello relativo all’approccio sostenibile delle aziende italiane. In particolare, buona parte delle imprese di grande dimensione ha già inserito i temi della sostenibilità nei propri piani strategici. Meno attive su questo fronte le piccole e medie imprese che scontano la necessità di concentrare l’attenzione sull’operatività quotidiana.

E proprio il digitale rappresenta lo strumento per supportare i processi di transizione sostenibile: ben il 60% delle grandi imprese (e il 29% tra le PMI) ha definito approcci strutturati o ruoli per rispondere a obiettivi di sostenibilità. Tra le grandi imprese già impegnate nella sostenibilità, il 65% ha deciso di investire nel digitale per raggiungere obiettivi in questo ambito (il 29% tra le PMI), in particolare con sistemi di Big Data e Analytics, soluzioni di Industria 4.0 e tecnologie per lo Smart Working.

Pina Picierno, “Comunità energetiche centrali per il Parlamento Europeo”

Le comunità energetiche rappresentano un punto di svolta nella produzione, nella gestione e nel consumo di energia, nello specifico delle rinnovabili.

Si tratta di un progetto ampiamente sostenuto a livello europeo, in grado di accelerare l’utilizzo delle energie rinnovabili e di apportare importanti benefici in ambito sociale, ambientale e territoriale.

Da quando è stato introdotto il concetto di comunità energetica, l’intero contesto europeo è radicalmente mutato ma il progetto non ha perso di rilevanza. Oggi è anche una soluzione per far fronte al caro bollette, alla povertà energetica e all’emergenza climatica.

Pina Picierno: sostegno del parlamento UE alle comunità energetiche

Le comunità energetiche giocano un ruolo centrale nella politica energetica poiché promuovono tematiche quali lo sviluppo e l’utilizzo di energie rinnovabili, l’economia circolare e la sostenibilità.

Pina Picierno vicepresidente Parlamento Europeo
Pina Picierno, Vicepresidente del Parlamento Europeo

“Il Green Deal ha indicato la strada da percorrere per compiere la transizione energetica, sostenuta dal Parlamento Europeo. – ha confermato Pina Picierno, Vicepresidente del Parlamento Europeo, in occasione di un evento sulle comunità energetiche – Stiamo lavorando su proposte chiave, come la direttiva sull’energia rinnovabile, sull’efficienza energetica, sull’ecodesign, sulla mobilità elettrica e sulle batterie sostenibili. Se da un lato questi obiettivi restano al centro del percorso, dall’altro è necessario investire ancora maggiore impegno e risorse per far fronte all’attuale crisi energetica”.

La “tempesta perfetta” che si è creata impone infatti l’adozione di risposte comuni, ma anche coordinate e assolutamente solidali. Le istituzioni europee e gli Stati membri stanno lavorando dalla scorsa primavera per fornire risposte e strumenti al fine di aiutare imprese e famiglie, realizzando in pochi mesi ciò che normalmente avrebbe richiesto alcuni anni.

“A livello nazionale le opportunità offerte dal PNRR sono davvero inestimabili: i fondi europei offrono la possibilità di fare la differenza e di accelerare la transizione verde anche grazie al rafforzamento delle comunità energetiche. – conferma Pina Picierno – Sono convinta che per fronteggiare il caro bollette e l’emergenza climatica, le comunità energetiche rappresentino un’opzione davvero concreta. La sfida attuale è davvero enorme, ma penso che la nostra forza risieda nella nostra capacità di agire insieme e di riuscire a sostenere progetti chiave come appunto quello delle comunità energetiche, per una Europa più verde, più sostenibile e davvero più forte”.

L’energy management negli uffici non è un costo ma un’opportunità

Gli edifici sono responsabili del 39% delle emissioni di Co2. Di qui l’esigenza di migliorare la loro efficienza energetica, applicando strategie di energy management negli uffici. Cbre Gws, azienda specializzata nella consulenza immobiliare, durante gli appuntamenti di ReFocus ha posto l’attenzione sulla riduzione delle emissioni ambientali grazie a sistemi di energy saving e sulla ridefinizione e personalizzazione degli spazi lavorativi. Tutto ciò nell’ottica di una maggiore sostenibilità negli spazi di lavoro.

Agli eventi, realizzati in collaborazione con la British Chamber of Commerce for Italy, hanno partecipato i principali attori del settore immobiliare italiano che hanno illustrato come la sostenibilità all’interno degli edifici rappresenti un’opportunità anziché un costo e la ridefinizione degli spazi lavorativi possa essere un vantaggio competitivo a lungo termine.

I vantaggi dell’energy management negli uffici

Per ridurre i consumi energetici si possono installare sistemi Bems (Building Energy Management Systems), avanzate soluzioni di energy management che garantiscono la riduzione dei consumi energetici attraverso monitoraggio, automazione e controllo dei fabbisogni energetici.

Oltre ad avere un impatto positivo dal punto di vista ambientale, una valida strategia di energy management valorizza l’investimento immobiliare, aumentando il valore edilizio e contribuendo ad una buona immagine del brand. Altrettanto importante per un edificio sostenibile e moderno, è il modo di vivere gli spazi di chi ci lavora.

Ripensare gli ambienti lavorativi significa, infatti, adattarli alle esigenze di chi lì trascorre larga parte del suo tempo, tenendo sempre in conto la salute fisica e quella mentale. In questo senso, Cbre Gws ha analizzato i cambiamenti delle performance dei dipendenti quando vengono messi nelle migliori condizioni di svolgere le loro funzioni.

Dalla ricerca è emerso che, intervenendo su alcuni aspetti come una corretta illuminazione, miglioramento del comfort termico, acustico e della qualità dell’aria, le performance lavorative e cognitive vengono sensibilmente incrementate, riducendo al contempo l’assenteismo. É anche importante la presenza di sale wellness e spazi per la meditazione per dare modo ai lavoratori di mantenersi in salute e gestire al meglio i propri compiti.

Transizione energetica, Europa e resto del mondo su rotte divergenti

Mettendo insieme l’obiettivo dichiarato di diventare il primo continente a impatto zero alla metà del secolo, le direttive green per il patrimonio immobiliare sempre più stringenti, il divieto di vendita delle auto con motore termico a partire dal 2035, diventa evidente la volontà dell’Europa di procedere spedita lungo la tortuosa strada della transizione energetica. Persino troppo spedita, basandosi su un recente rapporto di DNV, società di assicurazioni e gestione del rischio che opera in oltre 100 Paesi. Il suo Energy Transition Outlook, infatti, sottolinea come la maggiore attenzione alla sicurezza energetica e l’aumento del costo dell’energia stanno esasperando il divario esistente, in termini di velocità di decarbonizzazione, tra l’Europa e il resto del mondo.

Il Vecchio continente sarà sempre più considerato il leader della transizione energetica, poiché punterà con decisione sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica per aumentare la propria indipendenza energetica.

Gli effetti del conflitto in Ucraina

E se per il nostro continente il ruolo di battistrada della sostenibilità si è gia delineato da qualche anno, adesso a rafforzarlo sembrano esserci i drammatici eventi di questo 2022, se è vero che il consumo di gas in Europa diminuirà drasticamente proprio a causa della guerra in Ucraina. Rispetto alle previsioni più conservative dello scorso anno, DNV ritiene ora che nel 2050 il gas coprirà solo il 10% della domanda energetica europea, rispetto all’attuale 25%.

Ma ad aumentare il divario rispetto al resto del mondo ci sono anche altre dinamiche esterne all’Europa e di valenza esattamente contraria. L’Energy Transition Outlook evidenzia che nei Paesi a basso reddito, dove il costo è ancora il principale motore della politica energetica, i prezzi elevati dell’energia e dei generi alimentari stanno compromettendo il primo passaggio fondamentale nella riduzione delle emissioni climalteranti, quello dal carbone al gas, e frenando gli investimenti nella decarbonizzazione.

Inflazione rallenta le rinnovabili

Un esempio di questa dinamica indicato nel rapporto Energy Transition Outlook è quello relativo alla quota del gas nel mix energetico del subcontinente indiano che si ridurrà dall’11% al 7% nei prossimi cinque anni, mentre la quota del carbone aumenterà. Più in generale, le pressioni inflazionistiche rappresentano una sfida a breve termine per la crescita delle rinnovabili. Tuttavia, l’impatto dell’attuale crisi sulla transizione energetica generale è destinato ad essere compensato dal crollo dei costi delle energie rinnovabili e dall’aumento dei costi del carbone nel lungo periodo.

“Le turbolenze del mercato energetico non alterano in modo drammatico il percorso di decarbonizzazione verso la metà del secolo – ha affermato Remi Eriksen, presidente e amministratore del gruppo DNV -. Il motore più forte della transizione energetica globale è la rapida riduzione dei costi dell’energia solare ed eolica, che compenserà gli shock a breve termine a cui è attualmente sottoposto il sistema energetico”.

Transizione energetica fino al 2050 - Energy Transition Outlook di DNV
Transizione energetica fino al 2050 – Energy Transition Outlook di DNV

Rinnovabili: sorpasso entro il 2050

Resta il fatto che le previsioni globali sull’andamento energetico fino alla metà del secolo contenute nel report DNV sono il frutto di un “compromesso” statistico, con i numeri forti delle rinnovabili relativi al nostro continente che vanno a bilanciare quelli più deboli del resto nel mondo. Quest’ultimi, comunque, non impediscono di stimare che entro il 2050 per la prima volta l’energia non fossile si spingerà al di sopra del 50% del mix energetico globale.

Ed ancora, la produzione di elettricità sarà più che raddoppiata e la quota dell’elettricità passerà dal 19% al 38% del mix energetico globale nei prossimi 30 anni. Per quanto riguarda l’evoluzione del solare fotovoltaico e dell’eolico, che sono già la forma di elettricità più economica nella maggior parte delle circostanze, cresceranno entro il 2050 rispettivamente di 20 e 10 volte, dominando la produzione di elettricità con una quota, rispettivamente, del 38% e del 31%.

La produzione energetica
Andamento della produzione energetica fino al 2050

Energy Transition Outlook: spesa per le rinnovabili al raddoppio

Si prevede che la spesa per le rinnovabili raddoppierà nei prossimi dieci anni, superando i 1400 miliardi di dollari all’anno, mentre la spesa per le reti energetiche supererà probabilmente i 1000 miliardi di dollari all’anno nel 2030. E se l’espansione delle rinnovabili avverrà soprattutto a scapito delle fonti fossili, il nucleare si limiterà a mantenere gli attuali livelli di produzione, mentre la sua quota nel mix elettrico globale si ridurrà dall’attuale 10% al 5% entro il 2050.

Smaltimento RAEE, più servizi per i professionisti

Ecolamp è un consorzio nazionale specializzato nel recupero e smaltimento dei RAEE. Per gli operatori professionali, il consorzio rinnova la propria offerta per il mondo B2B per lo smaltimento di apparecchiature elettriche ed elettroniche in dismissione.

Si tratta di un servizio completo e modulabile, pensato per rispondere alle diverse esigenze degli operatori.

I servizi Ecolamp per gli utenti professionali

Ecolamp ha previsto diverse tipologie di servizi riservati al settore B2B. In particolare:

Per usufruire di questi servizi è sufficiente iscriversi al portale dedicato e selezionare le opzioni richieste: sede di ritiro, tipologia e quantità dei rifiuti da smaltire.

Viene quindi mostrata la proposta di Ecolamp e, dopo la conferma, si verrà contattati da un operatore per concordare il ritiro (entro 20 giorni lavorativi).

Servizi B2B Ecolamp

Per quanto riguarda invece le sorgenti luminose, è attiva la convenzione Waste-in per il ritiro e/o il trattamento dei propri RAEE di illuminazione a condizioni preferenziali all’interno di siti di stoccaggio autorizzati.

Qualora l’utente fosse un produttore di apparecchiature elettriche ed elettroniche, può consorziarsi a Ecolamp e offrire ai propri clienti un pacchetto (servizio EcoService) per l’acquisto di prodotti nuovi e il ritiro e smaltimento a norma delle apparecchiature sostituite.

“I servizi che il consorzio rivolge agli operatori professionali ricoprono un ruolo fondamentale nella mission di Ecolamp. – conferma Fabrizio D’Amico, Direttore Generale di Ecolamp – Intercettare le diverse esigenze del mercato ci permette di fornire risposte precise e puntuali per ogni tipologia di rifiuto elettrico ed elettronico e per ogni categoria di utente. La sfida è quella di consolidarci come partner unico di professionisti e imprese per lo smaltimento dei RAEE, evitando che ingenti quantità di questi rifiuti vengano lasciati nei magazzini o, peggio, siano intercettati da operatori non a norma”.

Comunità energetiche, una priorità in Lombardia

Il tema delle comunità energetiche suscita grandi aspettative come forse nessun altro in materia di transizione energetica. Per non deludere le attese, Regione Lombardia è impegnata nello svolgere un ruolo chiave sfruttando le risorse statali e comunitarie.

La conferma arriva dalle parole dell’Assessore all’Ambiente e Clima di Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, che in occasione di un evento dedicato proprio alle comunità energetiche ha illustrato gli sforzi che si stanno mettendo in atto e quelli che, invece, andranno compiuti da qui al 2030.

“Diamo molta importanza in Lombardia alle comunità energetiche per diverse ragioni. Innanzitutto perché sono uno strumento decisivo per la transizione energetica: abbiamo approvato in giunta e approveremo definitivamente nei prossimi giorni, al termine della valutazione ambientale strategica, il Programma Regionale Energia Ambiente e Clima che descrive come dobbiamo svolgere la transizione energetica verso le fonti rinnovabili in Lombardia da qui al 2030”.

Raffaele Cattaneo: “Le comunità energetiche alla base della transizione”

Per raggiungere gli obiettivi al 2030 sarà necessario ridurre i consumi del 35% e almeno raddoppiare la produzione da fonti rinnovabili. Oggi le fonti rinnovabili sui consumi finali in Lombardia valgono circa il 15% e sarà necessario arrivare a una quota del 35,8% nei prossimi 8 anni.

Assessore Regione Lombardia Raffaele Cattaneo
Raffaele Cattaneo, Assessore all’Ambiente e Clima di Regione Lombardia

“Se pensiamo alle fonti rinnovabili di cui disponiamo, ci rendiamo conto che non tutte possono essere raddoppiate. – spiega l’Assessore Cattaneo – Per esempio l’idroelettrico, la principale fonte rinnovabile utilizzata in Lombardia, difficilmente può essere ampliata in modo significativo”.

La fonte rinnovabile su cui puntare resta il fotovoltaico, che oggi vale circa il 5% e che deve crescere in modo significativo: l’obiettivo è infatti installare 8 GW di impianti di produzione di energia da solare fotovoltaico entro il 2030.

Il solare fotovoltaico ha però un problema: occupa molto spazio. Per installare un MW di capacità produttiva occorre una superficie di un ettaro; considerando le aree pertinenziali, questo valore praticamente raddoppia. In altre parole, 8 GW installati richiedono circa 15.000 ettari da suddividere tra i 1.500 comuni della regione Lombardia, una media di 10 ettari (a terra e su coperture) per singolo comune.

Una sfida importante, ma che appare alla portata se si considerano anche le iniziative che partono dal basso, come le comunità locali, le associazioni, le imprese, le parrocchie ecc.

Un altro dato interessante che emerge da uno studio realizzato dal Politecnico di Milano è che almeno un terzo del fabbisogno aggiuntivo di fotovoltaico può derivare proprio dalle comunità energetiche (la stima indica tra 3.000 e 6.000 nuove comunità energetiche in Lombardia entro il 2030).

Il molteplici ruoli delle comunità energetiche

Le comunità energetiche non sono solo strategiche per la produzione di energia: rappresentano anche una forma di contrasto alla povertà energetica.

Già prima della crisi energetica il 9% delle famiglie lombarde viveva in condizioni di povertà energetica. Questa percentuale si è certamente alzata negli ultimi tempi. Ecco alcuni dati:

Attraverso le comunità energetiche è possibile mettere in campo uno strumento che può ridurre fino a un decimo il costo rispetto a quello del servizio a maggior tutela.

Per questo Regione Lombardia, attraverso AREA spa, ha messo in campo uno strumento pensato per supportare i territori nel dare vita alle comunità energetiche.

Nel periodo di programmazione 2021/2027 sono infatti previsti 55 milioni di euro specifici per le comunità energetiche, mentre nel PNRR è stato messo a disposizione a sostegno dell’avvio delle comunità energetiche oltre un miliardo per i comuni sotto i 5.000 abitanti.