Come va la transizione energetica nel mondo? Non possiamo permetterci errori, mentre affrontiamo a ogni livello le conseguenze dell’emergenza sanitaria (ed economica). Il suo irrompere, mentre si procedeva a passo spedito verso obiettivi di decarbonizzazione globalmente condivisi, ha decisamente cambiato le carte in tavola.
L’Energy Transition Outlook 2020 di DNV GL conferma che la domanda di energia calerà in modo permanente, soprattutto nei trasporti e nei building commerciali. Ma la sfida rinnovabile ed “elettrificata” richiede a istituzioni, mercati e cittadini nuovi sforzi sinergici verso politiche energetiche più green.
Partiamo dalle buone notizie: il covid-19 ha rivoluzionato i comportamenti legati al consumo energetico. Fino al 2050, infatti, la domanda sarà ogni anno inferiore del 6-8% rispetto ai livelli precedenti.
Questo soprattutto per la riduzione dei viaggi a lungo raggio e delle presenze in ufficio, principali responsabili del picco di domanda energetica (e quindi di petrolio) per i trasporti nel 2019. Un trend destinato a perdurare, comportando effetti tangibili per la società e rilevante impatto sul fabbisogno energetico di immobili commerciali e trasporti.
Non potremo svuotare un’altra volta gli aerei di linea, quindi dobbiamo metterci tutti al lavoro per trovare subito soluzioni pratiche alla crisi globale
“Il quadro globale del settore energetico è cambiato, ma la crisi climatica rimane urgente – afferma Remi Eriksen, Group President e Ceo di DNV GL -. L’iniziale ottimismo è stato presto sostituito dall’amara constatazione che la diminuzione dell’inquinamento dell’aria non si deve alla maggiore decarbonizzazione nel mix energetico, ma a cambiamenti a breve termine dovuti esclusivamente alla pandemia”.
In particolare, il rapporto prevede che quest’anno le emissioni di anidride carbonica scenderanno dell’8%. Nonostante questo, nel 2028 verrà superato il budget di carbonio a disposizione per mantenere il riscaldamento a +1,5 °C alla fine del secolo, obiettivo previsto dall’Accordo di Parigi. Traguardo ancora perseguibile solo se le emissioni future continueranno a scendere con lo stesso ritmo del 2020.
Insomma, i cambiamenti climatici non concedono sconti. La transizione energetica nel mondo è agevolata dal calo dei consumi, ma serve ulteriore vento in poppa tramite incentivi nazionali e moderne tecnologie green, già ampiamente disponibili.
Su quali tecnologie puntare? La necessità è fare di più con quanto abbiamo a disposizione. Ovvero gas decarbonizzati, generazione green, più elettrificazione nel mix energetico, mobilità sostenibile. Ripercorriamone l’andamento nelle principali stime dell’Energy Transition Outlook 2020.
Il gas è destinato a diventare la principale fonte energetica nel 2026. Dunque, può giocare un ruolo fondamentale nella transizione energetica, anche se solo il 13% risulterà decarbonizzato entro il 2050. L’idrogeno sembra essere sulla cresta dell’onda, ma contribuirà al 6% alla domanda energetica di metà secolo. In generale, i gas decarbonizzati saranno fondamentali nei settori più “difficili” da efficientare, come il riscaldamento degli edifici o le industrie a elevata domanda di energia termica. Fermo restando la definizione di politiche incentivanti dedicate.
La transizione energetica, nelle fonti di generazione, deve accelerare. Ma partiamo da un ritmo piuttosto sostenuto: entro il 2050 le fonti rinnovabili e i combustibili fossili rappresenteranno sostanzialmente la stessa quota del mix energetico, mentre oggi il rapporto è di circa 20 a 80. La quota elettrica è destinata a raddoppiare grazie a fotovoltaico ed eolico, che contribuiranno per un 31% ciascuno. L’eolico offshore, in particolare, crescerà rapidamente: entro il 2050 si conteranno 250 GW installati.
Gli analisti vedono nell’ascesa dei veicoli elettrici un valido esempio di come i decisori possano incentivare un settore. Entro il 2032, l’elettrico coprirà metà delle vendite di automobili. Questo causerà una netta flessione nella richiesta di petrolio per i trasporti stradali, stimata addirittura al -56% tra 2018 e 2050.
Terminiamo la nostra panoramica con una digressione sull’efficienza energetica. Interessante, in tal senso, misurare l’intensità energetica, espressa in unità di energia per unità di Pil. Negli ultimi due decenni, il dato si è ridotto dell’1,7% all’anno. Nei prossimi 30 anni, si procederà con un tasso medio annuo del 2,3%.
Gli effetti sono significativi: se nel 2018 ci sono voluti 4,5 MJ (megajoule) per produrre un dollaro di Pil globale, nel 2050 ci vorranno solo 2,1 MJ.
I driver del cambiamento sono:
Anche qui, bisogna correre. In assenza di un efficientamento significativo in tutti i settori di riferimento, la domanda finale di energia a livello globale nel 2050 è destinata a crescere del 65%. Percentuale che stride con l’appiattimento della domanda. In definitiva, la transizione rimane percorribile ma gli attori della filiera e i governi di tutto il mondo dovranno intraprendere azioni straordinarie a favore della decarbonizzazione.