Anche ENEA ha partecipato – in qualità di partner italiano – al progetto europeo Entrances, che ha visto il coinvolgimento di 12 Paesi dell’Unione. A coordinare i lavori l’Università di La Coruña, in Spagna. Al centro dell’iniziativa il futuro della transizione energetica nelle regioni con alte emissioni di CO2 e le sfide tecnologiche e socio-economiche da affrontare.
Per quanto riguarda l’Italia sono stati presi in esame due casi: ENEA ha studiato le prospettive di dismissione di due grandi centrali a carbone nel territorio di Brindisi, mentre l’altro partner italiano, Conoscenza e Innovazione (K&I), ha analizzato le operazioni di trasformazione degli ex siti minerari del Sulcis.
Nel dettaglio, i due studi hanno prima raccolto nuove informazioni sui risvolti sociali della transizione energetica nelle regioni coal and carbon-intensive, poi elaborato raccomandazioni per migliorare la gestione di questo processo.
Per sostenere la crescita economica dei territori del Sud Italia, trent’anni fa sono stati costruiti a Brindisi due centrali a carbone. La centrale di Brindisi Est è stata poi chiusa nel 2012, mentre per la centrale di Brindisi Sud è stato programmato un graduale phase out da completare entro il 2025.
Tali decisioni hanno portato conseguenze negative sia per i lavoratori sia per l’indotto e le attività del porto. Secondo quanto emerso dalle analisi socio-economiche, realizzate sulle base dei dati Istat ed Eurostat e dallo studio sul campo (indagini, focus group, interviste), molti giovani del posto sono dovuti emigrare a causa delle scarse opportunità di impiego.
Di conseguenza, il processo di invecchiamento della popolazione ha subito un’accelerazione, con relativa decrescita del numero degli abitanti: dal 2001 al 2020 i residenti della provincia di Brindisi sono diminuiti di 19mila unità.
Questo ha provocato contraccolpi per il tessuto socio-economico locale: nella città pugliese infatti il prodotto interno lordo pro-capite è aumentato in misura minore rispetto a quello italiano e a quello dei Paesi UE. Inoltre, il territorio ha dovuto affrontare tensioni sociali ed impasse di sviluppo, dal momento che non è stata delineata una chiara alternativa al lavoro negli impianti.