Smart Mobility Report: cosa significa e quanto conta la mobilità sostenibile oggi? In un percorso globale ormai tracciato, l’Italia stava faticosamente affermando la propria visione di mercato. Poi è arrivata la pandemia: un’attualità “disruptive” che potrebbe lasciare tracce rilevanti su organizzazione del lavoro e attitudini sociali. Dunque, sulle principali strutture di mobilità.
Un po’ di chiarezza, tra tanti interrogativi, viene dallo studio dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano. I protagonisti dell’edizione 2020, sono i tre pilastri della transizione green dei trasporti: elettrificazione, sharing e guida autonoma.
La mobilità elettrica continua la sua “corsa” internazionale. Sono 2,3 milioni le passenger car e i Light Duty Vehicle (LDV) elettrici immatricolati nel mondo nel 2019, al +9% sull’anno precedente. Inoltre, BEV (Battery Electric Vehicle) e PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicle) coprono il 2,5% delle vendite complessive del settore, contribuendo ad alimentare lo stock di circa 7,5 milioni di veicoli elettrici circolanti a fine 2019.
Interessante anche il progressivo slittamento dall’ibrido al full electric. Nel mix di immatricolazioni, infatti, i cosiddetti BEV guadagnano un ulteriore 5% rispetto al 2018 e confermano una tendenza ormai assodata.
Sul fronte geografico, il mercato mondiale resta polarizzato sulla Cina. Dove i veicoli elettrici immatricolati nel 2019 sono 1,2 milioni (+3% rispetto all’anno precedente). Praticamente il doppio del valore europeo, secondo mercato con quasi 600.000 unità e un incoraggiante +44%.
Terza realtà globale gli Stati Uniti, che registrano una flessione del 12% e 320.000 immatricolazioni. Il Giappone, a notevole distanza, conta 44.000 veicoli elettrici, al -16% sull’anno precedente.
La Germania continua a dominare il mercato delle passenger car in Europa, con oltre 100.000 auto elettriche immatricolate e una crescita del 60% sul 2018.
A seguire:
In termini relativi, la Germania determina il 19,5% delle immatricolazioni auto elettriche a livello europeo. Il trio formato insieme a Norvegia (14,3%) e Regno Unito (13%), occupa sostanzialmente il 47% del mercato Ue nel 2019.
Il 2019 è andato decisamente bene: le immatricolazioni di auto elettriche sono 17.065 e crescono del 78% rispetto all’anno precedente.
Anche qui, il mix propende per l’elettrificazione completa:
La scelta green copre lo 0,9% delle immatricolazioni complessive di automobili. Una percentuale praticamente raddoppiata rispetto al precedente report, mentre il parco circolante italiano che supera le 39mila unità. Di queste, il 60% è full-electric.
“I dati parlano chiaro, ma non possiamo cantare vittoria – commenta Vittorio Chiesa dell’Energy & Strategy Group -. L’Italia si colloca infatti all’ultimo posto nella top 10 continentale e contribuisce solo al 3% delle immatricolazioni registrate in Europa nel 2019. Insomma, la vera svolta della smart mobility richiede un ritmo di crescita nettamente diverso”.
Gli acquisti di BEV e PHEV per zona geografica sono piuttosto eterogenei. Nelle regioni del Nord si contano oltre 12.000 auto elettriche immatricolate, circa il 70% del totale italiano. Al centro abbiamo oltre 4.000 veicoli (24% di share), mentre nel Sud e Isole maggiori sono state immatricolate circa 1.000 unità, corrispondenti al 6% delle immatricolazioni totali di auto elettriche in Italia.
Nella ripartizione geografica dello Smart Mobility Report contano anche gli incentivi all’acquisto dei veicoli elettrici e lo status dell’infrastruttura di ricarica. Un esempio? Delle 7 regioni con più di 1.000 auto elettriche immatricolate nel 2019, 5 sono zone al Nord e hanno promosso ulteriori ecobonus locali. A guidare la classifica regionale il Trentino – Alto Adige: 40 auto elettriche immatricolate e oltre 35 punti di ricarica per 100.000 abitanti disponibili a fine 2019. Il tutto con incentivi all’acquisto compresi tra 5.000 ed 8.000 euro.
Diverse regioni del Sud Italia risultano deficitarie sia negli incentivi sia nei parametri infrastrutturali
Va infine sottolineato che le performance italiane sono frutto della perfetta combinazione tra i bonus e la proposta di nuovi modelli elettrificati da parte delle case automobilistiche.
Finora abbiamo commentato i tempi “felici” del 2019. Come va la transizione green dei trasporti in epoca di covid-19? Al momento bene. In Italia le immatricolazioni di autovetture nei primi 9 mesi del 2020 (circa 972.000 unità) sono scese del 34% rispetto al 2018, ma le quote relative al trasporto elettrico hanno sofferto meno. Anzi, le immatricolazioni di veicoli BEV e PHEV sono aumentate del 150%, con quasi 30 mila auto elettriche nei primi 9 mesi del 2020.
Altro elemento di conforto: il solo mese di settembre 2020 ha visto acquistare oltre 4mila unità, con una tendenza year-on-year de +225,3%. Percentuale sorprendente, se pensiamo che nello stesso periodo le immatricolazioni di auto benzina e diesel sono calate rispettivamente del 19,1% e del 3%.
Il processo di decarbonizzazione dei trasporti non riguarda solo le automobili. Nel complesso dei veicoli elettrici, lo Smart Mobility Report non può parlare di boom. Da un lato, le unità immatricolate nel 2019 segnano un aumento del 19% rispetto al 2018, con buone performance di auto, ebike (+12,7%) e ciclomotori. Questi ultimi, in particolare toccano i 4mila mezzi elettrici venduti: quasi 1 ciclomotore su 5 immatricolato in Italia nel 2019 è elettrico.
Dall’altro, i tassi di penetrazione restano molto contenuti. Per esempio, passenger car e LDV elettriche rappresentano solo lo 0,1% dei mezzi circolanti in Italia a fine 2019, e anche le altre categorie restano sotto l’1%.
Il secondo macro trend analizzato dal report racconta la progressiva associazione della sharing mobility ai mezzi elettrici. Nel 2019 in Italia si registra un parco circolante di oltre 8.200 auto in condivisione, delle quali circa l’85% è “free floating”. In questo contesto, le auto elettriche toccano il 25% del totale, con prevalenza di BEV. Bene anche gli scooter: nelle 5.000 unità italiane il peso dell’elettrico è quasi totalitario. Anche il bike sharing conferma l’andamento positivo degli ultimi anni. Sulle strade italiane si condividono 33.000 biciclette: il 20% risulta essere a trazione elettrica.
Gli esperti del Politecnico non potevano dimenticare infine la micromobilità elettrica. Monopattini elettrici, segway, hoverboard e monowheel: si tratta di mezzi dedicati a spostamenti personali di breve entità. La loro circolazione è consentita solo in ambito urbano, nell’ambito di una sperimentazione avviata in Italia nel 2018, ma il fenomeno è destinato a crescere e a generare nuovi modelli di business legati alla condivisione.
L’argomento è caldo, ma tuttora fermo alle fasi di test. Nel triennio 2017-2019 i progetti pilota relativi alla guida autonoma hanno interessato 136 città in 25 Paesi al mondo. Si tratta di veicoli in prova, all’interno di aree circoscritte e a traffico controllato, dedicati sia al trasporto di persone sia alle merci, in ambito pubblico e privato. Il tutto fa capo a 33 “incumbent”: la metà di queste aziende consolidate è composta da car manufacturer in cerca di partner per lo sviluppo di hardware e software. Queste realtà hanno attivato 82 collaborazioni relative all’Autonomous Driving, ma solo il 13% dei progetti ha superato la sperimentazione, portando in strada il test dei veicoli.
Le startup coinvolte nella guida autonoma sono invece 48 e si occupano principalmente di piattaforme di gestione, con una minore penetrazione nello sviluppo dell’automobile. Gli investimenti, in questo ambito, derivano per il 44% da Corporate Venture Capital. Con questi fondi dedicati, le aziende rilevano quote di capitale delle startup per ottenere un accesso privilegiato all’innovazione tecnologica. Nel 71% dei casi si tratta di player globali del mondo industriale.
Oltre il mercato dei veicoli elettrici, c’è l’infrastruttura di ricarica. L’Italia è pronta? Ne parleremo nel secondo approfondimento dedicato allo Smart Mobility Report 2020.