Come di consueto Motus-E realizza report e analisi dedicate al mercato italiano dell’auto elettrica. Il titolo relativo a quello del mese di ottobre 2022 è già tutto un programma: “Quanto possiamo permetterci di stare a guardare?”. Dove la sgradita posizione di osservatore spetta a un intero Paese, il nostro, che assiste praticamente inoperoso alla realtà “capovolta” dell’auto elettrica. Capovolta perché mentre le vendite crescono impetuosamente nelle altre grandi nazioni del continente, al di sotto delle Alpi campeggia invece il segno meno. Un andamento del mercato, appunto, che non possiamo assolutamente permetterci.
Una considerazione, che è anche un allarme, un mese nel quale le auto circolanti con alimentazione esclusivamente elettrica (identificate con l’acronimo BEV) sono risultate circa 160.000 mentre, ed è questo il dato più preoccupante, le immatricolazioni hanno registrato un calo, 3.672 auto vendute con una flessione addirittura del 48% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Una performance che, sottolinea Motus-E, colloca l’Italia nello sgradito ruolo di fanalino di coda rispetto al resto dell’Europa, il tutto mentre, come detto, i principali mercati del nostro continente sono proiettati in modo chiaro nella transizione verso la mobilità elettrica. Basti pensare, scegliendo un esempio fra i tanti, che nel solo mese di settembre in Germania sono stati immatricolati più veicoli elettrici di quanto avvenuto in Italia dall’inizio dell’anno!
Fra l’altro quest’ultimo raffronto spazza via un dubbio consolatorio, ovvero che il pessimo mese di ottobre rappresenti un’eccezione. In realtà l’Italia rimane la sola nazione tra i Paesi europei protagonisti delle rilevazioni (Belgio, Francia, Germania, Olanda, Spagna e Regno Unito) ad avere una quota di mercato dei veicoli BEV in calo nei primi sette mesi dell’anno in corso, per di più con una flessione molto marcata (-19,7%).
Negli altri Paesi monitorati, invece, non soltanto c’è un segno positivo ma i mercati della mobilità elettrica evidenziano una grande effervescenza. Infatti, la quota del venduto BEV sale di un valore che oscilla dal +13% della Germania (che conta ormai circa 200.000 auto elettriche immatricolate da inizio anno) al +81% segnato dal Belgio.
E se la controtendenza negativa dell’Italia è del tutto evidente – con la stima per l’intero 2022 che non va oltre le 50mila auto BEV immatricolate – altrettanto può dirsi della controtendenza di segno opposto che caratterizza il resto del continente. Questo perché il grande incremento delle immatricolazioni di veicoli elettrici avviene mentre il mercato europeo complessivo dell’auto continua nella sua contrazione, un segno meno che di fatto lo caratterizza dall’inizio della pandemia.
A spiegare le vicende nostrane – sottolinea il report – non può esserci, peraltro, una conformazione della rete di ricarica pubblica che non invoglierebbe gli utenti ad acquistare i veicoli elettrici, Infatti, i numeri del confronto con il resto del continente smentiscono questa lettura. L’Italia ha più punti di ricarica per veicoli circolanti elettrici del Regno Unito, della Francia, della Germania e della Norvegia, mentre ha un livello di potenza media degli stessi punti di ricarica che risulta più alto della media Europea e di Germania, Francia, Svezia e Spagna.
Fra i motivi che spiegano il calo delle immatricolazioni BEV nel nostro Paese Motus-E individua innanzitutto la sostanziale inazione delle istituzioni. “Purtroppo – si legge nel report – in Italia si discute ancora sulla inevitabilità della mobilità elettrica e sul suo contributo alla lotta al cambiamento climatico, in un momento in cui invece dare una direzione è fondamentale: gli altri Paesi Europei hanno già intrapreso una strada chiara mentre non fare nessuna scelta, dietro la bandiera della neutralità tecnologica, ha un impatto negativo enorme”.
Fra gli fattori negativi c’è l’andamento a singhiozzo degli incentivi che genera inevitabilmente incertezze fra i possibili acquirenti dei veicoli BEV. Inoltre, in Italia si sconta ancora un tetto al prezzo di listino per l’accesso agli incentivi che è fra i più bassi di Europa e che, soprattutto, è di 10.000 euro inferiore rispetto a quello previsto per i veicoli ibridi plug-in (rispettivamente 35.000 euro e 45.000 euro).