Già adesso sono tanti, ma nei prossimi anni e decenni sono destinati a diventare innumerevoli… Stiamo parlando dei sistemi di accumulo, ed il perché di questa previsione è facilmente intuibile, basti pensare alle stime di crescita che riguardano le auto elettriche piuttosto che a quelle relative agli impianti fotovoltaici integrati con una batteria. Altrettanto intuibile, anche se spesso è un tema che rimane dietro le quinte, il fatto che un mercato le cui prospettive di crescita sono così favorevoli vada adeguatamente regolamentato. A far luce sull’argomento arriva il primo studio italiano sulla “Battery Regulation” all’interno dell’Unione Europea con una particolare attenzione sulle conseguenze per il nostro Paese.
L’analisi, dal titolo “I riflessi sull’Italia del nuovo Regolamento UE sulle batterie”, è stata realizzata da Motus-E. viene definita come “uno strumento indispensabile per comprendere il nuovo quadro regolatorio europeo e conoscere lo stato e le prospettive della filiera nazionale, che nonostante il fermento del settore sconta ancora un notevole ritardo rispetto agli altri grandi Paesi del continente”.
Punto di partenza dello studio, dal titolo “I riflessi sull’Italia del nuovo Regolamento Ue sulle batterie”, è appunto la necessità di disporre degli strumenti utili e degli approfondimenti per comprendere appieno la normativa, ma anche i riflessi sull’industria italiana. Una regolamentazione che rappresenta il primo impianto normativo europeo onnicomprensivo sulle batterie, andando dall’immissione sul mercato fino alla gestione dei rifiuti collegati.
Una serie di norme destinata ad impattare su una filiera nazionale dei sistemi di accumulo che, seppure caratterizzata da un vivace fermento, “sconta ancora un ambiente non del tutto favorevole agli investimenti, specialmente per quanto riguarda i materiali propedeutici e la produzione di celle per il settore automotive”.
Nello studio, a riprova dei problemi nazionali, si sottolinea come attualmente sono in rampa di lancio in Italia progetti di Gigafactory per un totale di 48 GWh di produzione, un valore molto indietro rispetto agli altri grandi Paesi Ue, che viaggiano abbondantemente oltre i 100 GWh di capacità installata o di prossima realizzazione.
“Un ritardo da colmare con la massima urgenza, per non farsi sfuggire le enormi opportunità di sviluppo economico e occupazionale connesse a uno dei comparti industriali destinato a crescere maggiormente”.
Ed ancora, in Italia il comparto dei sistemi di accumulo – caratterizzato ancora dall’assenza di insediamenti di grossi player americani o asiatici – sta attraversando tuttora una fase embrionale. Non si tratta necessariamente di uno svantaggio ed anzi, con un approccio propositivo di politica industriale, la situazione nazionale può rappresentare in realtà un vantaggio competitivo.
“Sulla scorta della nuova normativa dell’Unione Europea – si legge nello studio di Motus-E – il nostro Paese potrà fare rotta da subito sulle tecnologie più avanzate, per dare vita a una filiera all’avanguardia che per essere realizzata non richiederà dei problematici processi di riconversione industriale”.
In questo scenario di particolare valore è il ruolo rivestito dai centri di ricerca italiani attivi nel settore, “in grado di fornire un contributo decisivo per lo sviluppo del comparto, così come la tradizione manifatturiera italiana, che può contare su realtà di rilievo internazionale nello sviluppo di macchinari per la produzione delle batterie e nel testing”.
Per quanto riguarda i contenuti del nuovo regolamento UE, lo studio espone il programma degli obiettivi previsti. Si va dalla dichiarazione dell’impronta di carbonio per le batterie delle auto elettriche (le informazioni sulle emissioni relative a ogni fase del ciclo di vita) ai contenuti minimi di riciclato per cobalto, nichel, litio e piombo, passando per l’efficienza minima nel recupero delle materie prime.
Il report di Motus-E si concentra poi su tre aree specifiche affrontate e regolamentate dalla normativa dell’Unione Europea:
Per andare a fondo su queste tematiche e comprendere pienamente i risvolti della normativa, Motus-E ha condotto una serie di interviste con i player italiani del settore, raccogliendo quindi feedback e riscontri pratici rivolti anche a individuare dei possibili elementi migliorativi all’impianto regolatorio dell’UE.
Proprio da questa attività è stato possibile arrivare ad una serie di proposte che siano in grado “di offrire ulteriori spunti di riflessione per Bruxelles, in vista della stesura degli atti delegati e degli atti di esecuzione previsti dal Regolamento dell’Unione Europea”. Tra queste, spicca l’idea di un sistema di agevolazioni per premiare le batterie con maggiori prestazioni e promuovere così l’adozione delle soluzioni più sostenibili.
Fra le proposte figura anche l’inclusione di obiettivi specifici di recupero e riciclo di materiali come la grafite e il catodo delle batterie LFP (acronimo di litio-ferro-fosfato), funzionali a rafforzare la catena di approvvigionamento europea. Infine, una proposta riguarda una serie di strumenti per facilitare la riparazione e il riutilizzo delle batterie, “contribuendo a pratiche sempre più sostenibili e a una gestione massimamente efficiente di tutti i componenti impiegati”.