Si fa un gran parlare del bonus per l’installazione dei punti di ricarica (wallbox) dedicati alle auto elettriche nei garage piuttosto che nelle aree condominiali.
Ci si sofferma molto meno su un altro elemento che è invece altrettanto importante per l’evoluzione della mobilità green, ovvero l’installazione delle colonnine di ricarica lungo la rete stradale, argomento fra l’altro che sta facendo registrare degli importanti sviluppi proprio in questo avvio d’anno.
Innanzitutto ricordiamo che nel nostro Paese la crescita della ricarica stradale urbana e extra urbana si basa soprattutto su quanto scritto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) approvato nel 2021. In particolare, nel documento è indicato “l’obiettivo di costruire le infrastrutture abilitanti al fine di promuovere lo sviluppo di mobilità sostenibile e accelerare la transizione del modello tradizionale di stazioni di rifornimento basate su carburante verso punti di rifornimento per veicoli elettrici”.
E per permettere il raggiungimento dell’obiettivo, l’intervento previsto e finanziato con il PNRR “è finalizzato allo sviluppo di 7.500 punti di ricarica rapida in autostrada e 13.755 in centri urbani, oltre a 100 stazioni di ricarica sperimentali con tecnologie per lo stoccaggio dell’energia”. Un impegno importante, per il quale il Piano stanzia quasi 750 milioni di euro che però, almeno fino a gennaio 2023, erano rimasti allo stato virtuale per la mancanza dei decreti attuativi da parte del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE).
Poche settimane fa, dunque, gli attesi provvedimenti si sono finalmente materializzati anche se, come vedremo, manca ancora un tassello per reputare concluso l’iter normativo. Con due diversi decreti, il MASE “disciplina le modalità di accesso mediante gare ai fondi, 741 milioni di euro, del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per installare entro fine 2025 almeno 7.500 infrastrutture di ricarica super-rapida sulle strade extraurbane, escluse le autostrade, e 13.755 infrastrutture di ricarica veloci nelle città”.
Il ministero precisa che i provvedimenti “definiscono le tipologie di progetti e spese ammissibili, le modalità di selezione, come anche le porzioni di territorio nelle quali potrà essere organizzato il servizio, tenendo conto dei principi di efficacia, efficienza ed economicità, nonché della massima diffusione e capillarità delle infrastrutture: per questo ci si è avvalsi del modello degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), per individuare in ogni Regione e Provincia autonoma, fino ad arrivare alle realtà locali, il numero delle infrastrutture di ricarica da realizzare nelle tre annualità”.
Da notare come a differenza dell’indicazione contenuta nel PNRR, i due decreti escludono completamente dall’attribuzione di fondi le installazioni per le colonnine di ricarica sulle autostrade, per le quali dovranno quindi provvedere le società concessionarie, anche se questo rischia di generare dei pericoli squilibri nello sviluppo della rete nazionale di ricarica.
In particolare, i decreti stabiliscono che nel primo anno è prevista l’aggiudicazione dei contratti per la realizzazione di 2.500 postazioni di ricarica sulle superstrade, e di 4.000 colonnine nelle aree urbane italiane. Alla fine del 2025 dovranno essere complessivamente installati in Italia 21.255 punti di ricarica.
Ed ancora, il MASE precisa che “l’investimento del PNRR è destinato a finanziare fino al 40% dei costi di realizzazione delle stazioni, che dovranno essere distribuite secondo una base uniforme, dunque con un livello minimo di infrastrutture di ricarica per area privilegiando l’utilizzo di stazioni di servizio e aree di sosta esistenti”.
Per quanto attiene la capacità delle strutture, “sulle superstrade sono previste infrastrutture super veloci (da 175kW), per garantire ricariche in tempi brevi per itinerari di lunga percorrenza, privilegiando l’installazione presso stazioni di servizio esistenti e aree di parcheggio esistenti”.
Il provvedimento riguardante le colonnine installate nei centri urbani (da almeno 90kW), “tiene invece conto nella definizione dei criteri dell’attuale parco circolante, della disponibilità di rimesse, parcheggi, box auto privati, della qualità dell’aria, dell’attuale penetrazione di auto elettriche, della vocazione turistica dei comuni”.
Ma quali sono i soggetti che hanno i requisiti per accedere ai fondi stanziati dallo Stato? A fare la richiesta potranno essere imprese o RTI (Raggruppamenti Temporanei di Imprese), con l’obbligo di presentare un’apposita istanza di ammissione e di dimostrare di aver avuto precedenti esperienze di gestione relative a infrastrutture di ricarica operative sul territorio dell’Unione Europea.
I tetti massimi di finanziamento sono di 81.000 euro per l’installazione di infrastrutture di ricarica in superstrada, che scendono a 50.000 euro qualora di proceda lungo una rete stradale cittadina. Una volta ricevuti i finanziamenti, le imprese e le RTI avranno l’obbligo di attivare le colonnine entro 12 mesi, termine che potrà essere prorogato di tre mesi in casi eccezionali.
Come detto, l’iter normativo non può ancora considerarsi concluso. Infatti, proprio il MASE ha precisato che ulteriori dettagli sull’installazione delle colonnine verranno esplicitati con un ulteriore provvedimento attuativo che dovrebbe essere emanato nei prossimi giorni.